Home > La vergogna della Diaz
"Una sola volta mi sono sentito in imbarazzo durante i giorni del G8 nel
confronto con gli altri, ed è quando ci siamo confrontati sulla
percentuale di aiuto ai paesi poveri" disse il Boss del Paese. Non si
vergognò, dunque, Berlusconi, quando osservò bello comodo, seduto
davanti alla tv, il tragico esito della sua personale strategia della
tensione: il cadavere di Carlo Giuliani sul selciato di quella piazza
genovese. Avrei non soltanto la possibilità, ma addirittura l’obbligo di
satireggiare contro quest’uomo che dispone di pietà e amore per il bene
comune in quantità inversamente proporzionale a quella di altri beni che
possiede. Però, non è il caso. Ora si presenta davvero un’ulteriore
ammenda alla sua storia personale ambigua e sulfurea: gli è data la
possibilità di imbarazzarsi per ciò di cui non si imbarazzò. In parole
povere: i 93 no global arrestati il 21 luglio 2001 dopo l’irruzione
della polizia nella scuola Diaz sono stati prosciolti dall’accusa di
associazione a delinquere perchè "non sono emersi a loro carico elementi
che facciano presumere la sussistenza di rapporti associativi con chi
devastò e saccheggiò la città".
Non è dunque per Carlo Giuliani che domando al premier che
momentaneamente mi governa di compiere un atto umano: quello di
vergognarsi. Glielo chiedo in nome di altri nomi, di altre persone che,
a differenza di Carlo Giuliani, sono vive e vegete: adesso stanno bene,
tre anni fa non stavano benissimo. Quelle persone, in numero di
novantatré, attraversarono un’esperienza di allucinante incubo reale:
furono violentate, recluse, sottoposte a maltrattamenti che nessuno
Stato civile, se intende mantenere qualifica e aggettivo, può
permettersi di commettere. Ora, trascorsi quasi tre anni, è un intero
movimento spontaneo, che si è cercato di criminalizzare, a pretendere un
risarcimento morale per quelle violenze subite da una sua componente,
quanto mai emblematica. Questo risarcimento non ha prezzo, poiché certi
atti non hanno prezzo: si tratta di vergogna, quella che il cittadino
pubblico e privato Silvio Berlusconi deve provare a fronte delle chiare
lettere con cui è stata scritta la sentenza sui fatti occorsi alla Diaz:
"Non sono stati acquisiti elementi ulteriori dai quali possa emergere la
partecipazione degli indagati o di alcuni di essi ad una associazione
finalizzata al compimento di atti di devastazione e saccheggio nei
giorni immediatamente precedenti il loro arresto".
Sottolineo che il transitorio premier non è l’unico a doversi
vergognare. Si deve vergognare l’uomo che fu dietro quella scandalosa
operazione, che la avvallò politicamente e mediaticamente, che fu
costretto alle dimissioni soltanto dopo, quando insultò il cadavere del
signor Marco Biagi, morto per merito di una ’disattenzione’
dell’istituto amministrato dall’insultante, cioè il Ministero degli
Interni. Si vergogni questo signore, che ora siede nuovamente, con un
ruolo defilato e tutto sommato ridicolo, tra gli scranni ministeriali: è
Claudio Scajola. Si vergogni pure lui, è un prezzo ragionevole da
pagare, che peraltro non fa svanire nell’immediato la piacevole
sensazione del velluto rosso Basile su cui attualmente posa la parte
meno nobile dell’ignobiltà.
Insieme ai due esponenti di questa aleatoria fase di liberismo messicano
e meticciato di interessi privati con atti pubblici, devono vergognarsi
le cosiddette forze dell’ordine - non tutte, certo, ma in particolare
quelle componenti che pensarono e misero in atto i crimini perpetrati
agli ospiti della Scuola Diaz: e intendo i responsabili, dimissionati o
dimissionatisi, e gli agenti che fecero intrusione e quelli che si
occuparono di fare trascorrere ore di malebolgie a persone civili e del
tutto estranee a eventi in qualsiasi modo illegali. Si vergognino,
questi signori, si vergognino con comodità e agio, si vergognino in
tutta pace e discrezione, nel privato delle loro abitazioni borghesi -
poiché così è, si è nuovamente invertito il paradosso pasoliniano di
Valle Giulia, e i tutori del disordine travestito da giustizia finta e
maligna sono proprio loro, sono loro i custodi e gli amministratori di
un condominio che valse - e continua a valere - come un girone infernale
per novantatré persone.
Riporto, quindi, le parole del Comitato Verità e Giustizia per Genova,
che così ha commentato la sentenza: "Oggi - afferma il Comitato - è
tutto chiaro: quel blitz illegittimo, brutale e condotto compiendo
falsificazioni di ogni tipo, è una delle pagine più nere nella storia
delle nostre forze dell’ ordine in epoca repubblicana. Non c’è nulla di
cui vantarsi. Chiunque abbia un minimo di senso dello Stato e della
legalità non può che vergognarsi. La credibilità della Polizia di Stato,
con questa archiviazione e con le motivazioni esposte nell’ordinanza del
gip, è fortemente compromessa".