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Le Acli: «Bertinotti ha ragione»

Publie le martedì 14 settembre 2004 par Open-Publishing

Parla il presidente Luigi Bobba: «Irrealistico parlare di ritiro»

di MATTEO BARTOCCI

«Invocare in questo momento il ritiro delle truppe italiane mi sembra un modo per nascondere il vero problema della situazione irachena. Una sorta di litania rassicurante che indica che non sappiamo cosa altro fare. L’esempio della Somalia deve farci riflettere: in Iraq è necessario un coinvolgimento della comunità internazionale». Interviene così Luigi Bobba, presidente delle Acli, sul dibattito che scuote il movimento pacifista italiano.

Si fa strada l’idea di convocare una manifestazione a Roma il prossimo 30 ottobre, a ridosso della firma della Costituzione europea. Le Acli potrebbero partecipare?

Noi non mettiamo certo sugli altari questa Costituzione europea, in cui manca persino il ripudio della guerra. Ma se il corteo sarà qualcosa di puramente «critico» non credo che troverà il nostro consenso. Del resto fummo contrari anche alle manifestazioni contro il vertice Ue del 4 ottobre scorso. Saremmo interessati invece se si dirà, per esempio, che l’Europa e soprattutto i paesi non belligeranti, debbono diventare l’attore principale nella questione irachena e israelo-palestinese.

Che fare, dunque?

Prima di tutto ora bisogna salvare la vita delle persone sequestrate in Iraq, che è anche una risposta contro il terrorismo. Ho apprezzato per esempio le recenti dichiarazioni di Bertinotti, che pure tanti dubbi hanno sollevato a sinistra. Mi sembra una scelta coerente con il suo assunto che la nonviolenza è un valore non trattabile.

Ma quali sono le priorità politiche, dopo quelle per dir così umanitarie?

Il pontificio consiglio per la pace ha lanciato la proposta di un’assemblea straordinaria dell’Onu in cui tutti gli stati prendano degli impegni concreti almeno su tre questioni: Tagliare le fonti di finanziamento e di riciclaggio del terrorismo internazionale, colpire le basi di addestramento dei terroristi e rimuovere le cause del terrorismo. Anche il ministro Frattini finalmente si è «convertito» invocando un ruolo dell’Europa, dell’Onu e degli altri paesi europei. E’ una novità positiva, ma se lo avesse detto durante il turno italiano di presidenza europea non avremmo perso un anno di tempo.

Domani (oggi per chi legge) le Acli partecipano - insieme a Legambiente, il movimento dei focolari, la comunità di S. Egidio - alla seconda giornata mondiale dell’interdipendenza. Come si inserisce in questo contesto?

Intanto segnala una dura necessità. Una volta l’indipendenza nazionale era la premessa per garantire uno sviluppo democratico e i diritti della persona. Oggi questo principio è messo radicalmente in discussione. Contro il terrorismo, la povertà, i problemi dell’ambiente o l’Aids i confini nazionali non significano più nulla. Le persone e i loro diritti sono legati a un principio di inter-dipendenza. Solo così potremo evitare il vicolo cieco della guerra preventiva, che a partire dall’Iraq si è rivelata una strategia sbagliata e perdente.

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