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Le Brigate Abu Hafs al-Masri insistono: colpiremo Roma. I Servizi confermano il pericolo
Publie le domenica 1 agosto 2004 par Open-Publishingdi red.
La tregua è scaduta. Al Qaida è pronta a colpire, anche a Roma. Questo il senso del nuovo messaggio, che segue quello di giovedì, che le Brigate di Abu Hafs al-Masri hanno inviato al governo italiano e ai Paesi europei le cui truppe sono impegnate in missione in Iraq.
A confermare che l’Italia è diventata un bersaglio «pagante» per il terrorismo islamico è la relazione semestrale dei Servizi di Sicurezza (Sismi e Sisde). Nella relazione, consegnata giovedì in Parlamento, oltre ad essere divenuti «target primari», quelli italiani sono anche obiettivi «di opportunità, da colpire ove possibile ed in quanto spendibili sul piano propagandistico». Il rischio di un attacco per l’Italia, secondo i Servizi, non arriverebbe solo dall’azione di commando esteri ma anche dalle cellule presenti nel Paese, «articolazioni jihadiste, raccordate in modo puntiforme a sigle dell’estremismo, ma operanti al di fuori di movimenti strutturati e da cui derivano significativi pericoli». Inoltre il Cesis paventa l’uso di armi chimiche, ma specifica pure: il reperimento di queste armi è difficile.
Il comunicato delle Brigate Abu Hafs al-Masri è stato come al solito diffuso su internet. «Non esiteremo a spargere sangue in tutte le parti d’Europa, a Roma e in altri posti, fino a che ci saranno Paesi che si muoveranno nell’orbita del pinnacolo degli infedeli, l’America», hanno detto i terroristi, poi aggiungendo: «Dall’Italia, dalla Gran Bretagna, dalla Bulgaria e da tutti i Paesi europei noi invitiamo tutte le nostre unità a prepararsi ad entrare in battaglia, non sarete sicuri se rimanete all’ombra dello spregevole Bush».
I terroristi, dopo la data del 15 luglio, annunciano la definitiva rottura della tregua di 3 mesi offerta da bin Laden agli europei per ritirare le proprie truppe. All’indomani degli attentati madrileni del 15 marzo, lo sceicco del terrore aveva messo sul «piatto delle trattative» una sospensione per 3 mesi delle attività terroristiche in cambio del ritiro delle truppe, da organizzare e effettuare nel periodo 15 marzo-15 luglio.
Il messaggio è analogo a quello di giovedì. Resta da confermare la sua veridicità, ovvero se le Brigate di Abu Hafs al-Masri - nome di un capo di Al Qaida ucciso in Afghanistan nel 2002 - possono essere ritenute una cellula di Al Qaida e quindi un pericolo. Infatti il flusso dei messaggi sul web non è controllato e a volte questi ultimatum risultano «falsi». Prova ne è il fatto che lo stesso Zarqawi, poco tempo fa, aveva smentito una rivendicazione sul web che attribuiva la paternità di un attentato al gruppo di terroristi da lui guidato. Tra l’altro precedenti rivendicazioni a nome dello stesso gruppo di attentati in Turchia e in Iraq sono state accolte con scetticismo e fonti americane hanno detto che i suoi legami con Al Qaida non sono chiari.
Tuttavia Internet resta un «osservatorio strategico sul terrorismo islamico»: è questa l’altra conclusione alla quale sono pervenuti i Servizi di Sicurezza, che hanno illustrato in Parlamento la relazione semestrale. La rete è diventata lo strumento preferito di Al Qaida «per propagandare la propria progettualità strategica. Uno snodo fondamentale per la comunicazione in codice tra le cellule operative», recita la relazione. I Servizi di Sicurezza auspicano quindi che vangano sviluppate «ulteriori forme di monitoraggio e metodologie più penetranti»: insomma, la lotta contro il terrorismo deve saper adattarsi a più scenari. Infatti, sottolinea il documento «Al Qaida ha dimostrato di saper utilizzare bene il web».