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Le due Simone sono arrivate a Roma. "È andata bene, ci hanno trattato con molto rispetto"
Publie le mercoledì 29 settembre 2004 par Open-Publishing1 commento

di Toni Fontana
Sono sbarcate alle undici e un quarto di sera a Ciampino, spiate dalle telecamera
di Bruno Vespa in diretta tv. Vestite di bianco, sorridenti, senza più il velo,
tenendosi per mano. A salutarle nel piccolo aereo che le ha portate a casa, un
corteo di autorità, da Letta a Berlusconi, dal prefetto di Roma Serra, al sindaco
Veltroni. Vespa annuncia le prime parole di Simona Torretta: «È andata bene,
ci hanno trattato con molto rispetto». Appena arrivate sono state portate, a
bordo di un elicottero dei carabinieri, a Piazzale Clodio per essere interrogate
dal pm romano Ionta sui loro 21 giorni nelle mani dei rapitori.
«Shukran». Simona Torretta aveva detto nel video trasmesso da Al Jazira appena sbucata da un pesante velo nero con due buchi all’altezza degli occhi. Nel video regge una scatola di cartone aperta, e dice «grazie», la parola forse più bella della lingua araba, Simona Pari le sta accanto, abbozza un sorriso. A quell’ora l’Italia ed il mondo sanno già che le due volontarie sono state liberate, ma sono quelle immagini sbiadite trasmesse da Al Jazira, catturate da un operatore nel tramonto iracheno, che scrivono la parola «fine» e segnano la resa dell’angoscia di fonte all’irrompere di una gioia immensa e incontrollabile che attraversa il paese e tanta parte del mondo.
Il video, atteso e temuto, è finalmente arrivato, ma ci mostra due ragazze sorridenti che escono da una sorta di «burqa» e tornano tra noi. Il sequestro è finito martedì pomeriggio. Ali Al Roz, direttore del quotidiano del Kuwait Al Rai al Aam, aveva ragione, i segnali lanciati nei giorni scorsi erano fondati, veri. E solo qualche irriducibile pessimista aveva creduto all’ultima e infame e-mail dei «partigiani di Al Zawahri» che avevano tentato lunedì sera di raccontarci che le Simone non sarebbero tornate.
L’ottimismo, che ha preso piede da 25 settembre, data delle prime notizie pubblicate da Al Rai al Aam, è diventato certezza. Il primo flash di agenzia è arrivato nelle redazioni alle 17,36 e nei giornali è subito successo un terremoto. Pochi istanti prima l’emittente del Qatar, Al Jazira, aveva diffuso nel mondo la notizia della liberazione delle due ragazze italiane. Di Mahnaz Bassam e Ra’ad Ali Abdulaziz, la collaboratrice di InterSos e l’ingegnere collaboratore del «Ponte per», tutti si sono colpevolmente dimenticati per una buona mezz’ora.
Solo più tardi si saprà che anche loro hanno riguadagnato la libertà. Mahnaz ha preso un taxi nel traffico di Baghdad ed è tornata a casa come in un qualsiasi giorno di lavoro. Di Ra’ad si sono perse le tracce; è tornato anche lui dalla sua famiglia sicuramente in cerca di un po’di tranquillità in una Baghdad in guerra.
Il flash, che le agenzie hanno via via aggiornato, hanno diffuso tanta gioia, che, nei primi momenti, si è mischiata con la sorpresa e l’attesa di conferme più sicure. Gli ultimi timori, l’incedulità che accompagna ogni notizia non attesa, non prevista, sono finiti quando l’annuncio è stato dato alla Camera dei deputati e a casa Torretta, nel quartiere Tuscolano di Roma, è arrivata la chiamata tanto attesa del prefetto della capitale. Così è iniziata la festa nella capitale e a Rimini. Il presidente Ciampi ha chiamato le famiglie.
I telefoni delle Ong, dove le due Simone contano tanti amici, sono diventati «bollenti», al «Ponte per...» hanno stappato qualche bottiglia e annaffiato le «margherite» che hanno scandito i giorni dell’angoscia ed ora sono sbocciate.
Berlusconi è sceso in sala stampa, ha parlato di «sedici tentativi» di liberare le due ragazze ed ha elogiato il sottosegretario Letta ed il commissario della Croce Rossa, Scelli ai quali ha dato i meriti per il successo conseguito.
Dappertutto, dai palazzi della politica nel centro di Roma, ai luoghi più sperduti del paese, vi sono stati applausi e lacrime di gioia. E intanto milioni di persone in tutto il mondo apprendevano della liberazione dei quattro rapiti. La Cnn interrompeva i notiziari, per la Bbc l’evento diventava la prima notizia e, al tempo stesso, un auspicio per salvezza dell’ostaggio Bigley che ancora rischia la vita nella prigione degli aguzzini di Al Zarqawi.
Molti commentatori fanno notare che quella giunta alle 17.36 di martedì è la prima buona notizia dall’Iraq da molto tempo a questa parte. Tutti, non solo in Italia, vogliono vedere le due ragazze libere. Al Jazira temporeggia, fa sapere che esiste un video, e stavolta, non ci sono nè orrori nè ragioni per non mostrarlo. Così, più di un’ora dopo l’emittente diffonde le immagini della liberazione.
Non viene specificato il luogo dove vengono effetuate le riprese. Approssimativamente il video viene girato pochi minuti dopo le 19 (le 17 in Italia) e dunque all’ora del tramonto. Sullo sfondo si vedono le luci dei minareti, le mura e la cupola di una moschea. Con le due ragazze vi è forse l’ingegner Ra’ad Ali Abdulaziz, e, di certo, il commissario straordinario della Croce Rossa Mauzizio Scelli giunto in nottata a Baghdad dall’Italia. Le due Simone appaiono inizialmente interamente avvolte da una pesante veste nera nella quale sono stati ricavati due buchi per permettere la vista. La Torretta regge una scatola di cartone aperta ed è lei a prendere l’iniziativa invitando la Pari a togliersi finalmente il velo che avvolge il capo.
Lentamente, con un po’ di impaccio le ragazze si liberano del panno nero che le copre.
Appaiono provate, ma non piegate dalla terribile esperienza. Simona Torretta sorride, l’altra volontaria anche, poi l’espressione di gioia lascia il posto ad altre più serie e tese, nessuna però angosciata. La due Simone appaiono nel complesso tranquille e «in buone condizioni», come titola la Bbc. Maurizio Scelli appare soddisfatto accanto alle due ragazze uscite dall’incubo. Con la diffusione di queste immagini la vicenda appare veramente finita.
Trapelano i primi particolari sulla trattiva: oggi arriveranno in Italia 15 iracheni «incurabili» a Baghdad, forse il primo gesto previsto dai patti stretti con i rapitori.
I familiari di Simona Pari si mettono in viaggio per Roma dove incontrano quelli di Simona Torretta, tutti corrono a Ciampino dove è atteso l’aereo con le ragazze liberate.
Ora le due ragazze dovranno dimenticare una terribile esperienza, ma prima saranno ascoltate dal sostituto procuratore Ionta che coordina il pool antiterrorismo. L’Iraq in fiamme ha restituito all’Italia le volontarie rapite, gli avvolti che ne hanno annunciato la morte via Internet sono stati sconfitti, ma il corpo del reporter Enzo Baldoni non è stato ancora trovato. La gioia di oggi non cancella il dolore per i lutti di ieri e ci ricorda che quella irachena resta una grande tragedia per tutti.
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=38099
Messaggi
1. > Le due Simone sono arrivate a Roma. "È andata bene, ci hanno trattato con molto rispetto", 30 settembre 2004, 21:54
Appello delle due Simone.
"Vogliamo ringraziare le popolazioni arabe e gli uomini che ci hanno custodito
rispettandoci in tutti questi giorni avendo per noi mille attenzioni, dalla
benda per evitare di mostrarci la brutta realtà irachena che tutti noi dovremmo
desiderare di cambiare, alla pistola donata a Scelli con la quale desideravano
più di ogni altra cosa mandarci a conoscere Allah il Clemente e Misericordioso.
Vogliamo ringraziare la città di Roma e il sindaco Veltroni per la bellissima
manifestazione, grazie. Vogliamo ricordare quanto ci è stato detto prima
di essere amorevomente consegnate sul retro della moschea degli Ulèma e
cioè che Baldoni non è stato ucciso da questi meravigliosi uomini dell’Islam
ma che a loro dire "Insciallah" lo ha ucciso. Vogliamo ringraziare il movimento
pacifista e Un Ponte Per... per tutto quello che hanno fatto per noi, vogliamo
ringraziare Cossiga, gli ex appartenenti al Mukhabarat, Ansar Al Sunna,
Ansar Al Islam, Ansar Aqbar. Vogliamo ricordare che Insciallah lo usiamo
anche noi nella nostra bella Napoli per dire "vai a quel paese". Vogliamo
ricordare Bianco e il Copaco, il Kgb e Conforto, tutti quanti ci han dato
conforto. Vogliamo ringraziarci tra di noi per il bello spettacolo, peccato
che qui in Italia le donne non portino il velo, i bambini non muoiano per
le bombe di Al Qaeda come quella che ci siamo persi stamane a Bagdad (ci
rifaremo con la prossima). E’ veramente brutto che qui da noi non si coltivi
la solidarietà, la sindrome di Stoccolma e quella di Rousseau. Grazie a
tutti e a rivederci prossimamente su questi schermi..."
Le due Simone.