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Le nuove verità di Al Jazeera sull’assassinio di Baldoni

Publie le lunedì 30 agosto 2004 par Open-Publishing
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di red

Il video con Baldoni vivo è vero, quello dell’ultimatum, ma le foto di lui cadavere potrebbero essere state scattate prima delle 48 ore del termine fissato. Questa è la nuova verità che viene dagli esperti di Al Jazeera, l’emittente qatariota che è finora l’unica ad esere in grado di una valutazione tecnica sugli originali, in attesa che le immagini vengano consegnate alla Procura di Roma che indaga sul rapimento e la morte del giornalista italiano. O che il corpo - per il quale la Croce Rossa dice che non è previsto alcun riscatto - venga recuperato.

Lunedì gli esperti di Al Jazeera fanno due distinte valutazioni, una sul video dell’ultimatum e l’altra sul fermo-immagine di Baldoni morto e semisepolto nella sabbia, la foto che finora è l’unica prova della sua uccisione e che né Al Jazira né la Farnesina che ne è in possesso hanno mai divulgato.

Sull’immagine di Baldoni cadavere parla oggi ai microfoni del Gr1 il portavoce della emittente araba Al Jazira - lo stesso che due giorni fa aveva detto a l’Unità di aver visto due foto - parlando dalla redazione di Doha. A suo parere l’immagine di Baldoni morto è diurna, «quasi certamente in pieno sole». Pertanto, è stato sottolineato, viene esclusa ogni possibilità che sia stata ripresa all’ora del tramonto, quindi dopo la scadenza dell’ultimatum dei terroristi. Nell’immagine, non ci
sono ombre.

La fonte, fa inoltre sapere il Gr1, che dichiara di non essere un tecnico, non esclude la possibilità che siano state usate luci artificiali ma ribadisce: «per quanto vedo, si tratta di luce naturale, quindi di sole». Il file del fotogramma ricevuto da Al Jazira direttamente dai terroristi non ha indicazioni di data e ora della ripresa.

L’altra osservazione tecnica di Al Jazira riguarda il viedeo dell’ultimatum dell’Esercito Islamico, trasmesso dalla tv di Doha, 48 ore prima aver ricevuto la foto dell’ucciso. Enzo Baldoni era vivo quando i mujaheddin dell’Esercito Islamico hanno lanciato l’ultimatum per la sua liberazione. Poteva dunque essere salvato. I dubbi sul video in cui Baldoni dice le sue generalità e spiega di essere “un giornalista e un volontario della Croce Rossa” sono fugati oggi da un esperto della tv araba Al Jazira che ha potuto fare delle verifiche sul filmato originale. Nei giorni scorsi molti esperti, dall’Italia, avevano sollevato perplessità anche tecniche sulla veridicità delle immagini del giornalista. La sua calma, il tremolio delle immagini, la luce non frontale che lo illumina e soprattutto il fondo nero, compatto, che sembrava una ricostruzione digitale a coprire un fondale diverso, di una ripresa magari fatta inprecedenza all’aperto da Baldoni. Questi erano i dubbi. Invece sarebbero drappeggi di una tenda nera quelli che si vedono sullo sfondo del video di rivendicazione del rapimento in cui appare Enzo Baldoni. Gli stessi che compaiono dietro le spalle dei due reporter francesi rapiti. Questa sarebbe la prova che il video di rivendicazione è autentico e che Baldoni non è morto durante un agguato. Ne è convinto un esperto di montaggio di Al Jazira, intervistato dal Giornale Radio Rai, che ha lavoratosull’originale del video recapitato alla tv araba.

È bastato aumentare il «livello del black» dell’immagine, ha spiegato il tecnico, per scoprire che il fondo nero dietro al giornalista è una tenda. Si vedono le pieghe e il drappo si muove «in sincrono» contemporaneamente a Baldoni. Le immagini non sono ferme, sono state girate con una telecamera a spalla, forse in Vhs. I loghi e la scritta in arabo sono stati sovrapposti in post-produzione. Compaiono infatti a tratti sopra la spalla di Baldoni e sono immagini fisse. Dunque, secondo il tecnico di Al Jazira, Baldoni è stato effettivamente ripreso, vivo e incolume, dai rapitori.

Non solo. Ieri è stato chiarito che la Farnesina e il governo italiano sapevano da subito della gravità dell’agguato che aveva colpito, sulla strada per Baghdad, l’auto con a bordo Enzo Baldoni. L’ambasciatore italiano in Iraq, precisando le sue dichiarazioni, non ha tolto peso alla ricostruzione de l’Unità, mentre dalla Farnesina è arrivata la conferma: «Fa testo quel che ha detto il nostro ambasciatore». Rimangono da chiarire altri misteri, come il ruolo della Croce Rossa - gestita dal commissario straordinario Maurizio Scelli - nell’organizzazione del convoglio e nella gestione di quanto avvenuto successivamente

http://www.unita.it/index.asp?topic_tipo=&topic_id=37340

Messaggi

  • Salve, a volte capita di sentire la necessità di esprimere un pensiero, e di mettersi a parlare col primo che
    offre l’opportunità di scrivere qualcosa. Certo, è terribile quanto è accaduto al povero Baldoni. Se ne sono sentite
    molte di versioni, supposizioni, illazioni, assurdità, sul caso.
    Ma una cosa non fa onore, non rende giustizia alla vicenda: l’atteggiamento pressapochista dei media, di tutti
    i media. Trovo pazzesco che i documenti in mano alla redazione di Al Jazeera possano rimanere là, a disposizione
    delle supposizioni di chi non ha alcun legame col povero Baldoni. Chi, a mio avviso, potrebbe pretendere tale
    documentazione potrebbe essere la nostra magistratura. Si tratta di un delitto, e nessuno può trattenere il materiale che lo documenta, nessuno può sottrarlo o sottrarcelo. E’ materiale realizzato per noi, per l’Italia,
    il "postino Al Jazeera" non può trattenerlo. E’ assurdo che l’Italia, o meglio chi la rappresenta, non pretenda
    la consegna di tutto ciò che potrebbe condurre agli assassini. Si accontenta invece di una foto... o di un fotogramma. E dell’analisi degli "esperti" di Al Jazeera che con l’intuizione di uno smanettone alle prime armi
    provano a variare i livelli del nero per scoprire che dietro c’era una tenda. Poi manderanno tutto alla Procura
    di Roma che indaga. Poi, ma quando? Ho letto addirittura che questi signori rivendicano la proprietà di questo
    materiale. A quanto venderanno la cosa? Che pena... che confusione, quanto tergiversare, quanta carta stampata,
    quanti soldi si fanno, e quanto poco rispetto per una vittima.

    Luciano