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«Le torture a Abu Ghraib erano prassi», al via processo in California
Publie le giovedì 26 agosto 2004 par Open-Publishingdi red
Picchiare i detenuti iracheni, picchiarli per non farli dormire, anche fino ad ucciderli, era una prassi normale ad Abu Ghraib. E quindi il sergente della riserva Gary Pittman non è condannabile. Questa è la tesi della sua difesa di fronte alla corte marziale allestita in una base militare californiana, per il procedimento a carico del sergente dei marines accusato di avere provocato la morte di un prigioniero iracheno con un colpo di karatè al torace.
La corte militare ha oggi appreso che a Camp WhiteHorse, Campo Cavallo Bianco, era normale colpire e prendere a calci i detenuti per impedire loro di dormire e per ammorbidirli in vista degli interrogatori. Il sergente Fredy Tellocastillo, che ha deposto in cambio dell’immunità, ha però negato che venissero utilizzati «livelli di violenza non necessari».
L’omicido di cui si discute risale al maggio scorso e l’imputato è il sergente della riserva Gary Pittman, esperto di arti marziali e, da civile, guardia carceraria nel penitenziario federale di Brooklyn, a New York. All’epoca il militare prestava servizio nel campo di concentramento situato a Nassiriya. La vittima si chiamava Nadem Sadun Hatab: un ex funzionario del partito Baath di 52 anni. Secondo la testimonianza resa da alcuni commilitoni di Pittman nelle udienze preliminari, l’uomo lo colpì con un calcio al torace così violento che lo sollevò da terra e gli provocò la frattura di varie costole.
Il detenuto morì nel giro di due giorni e la difesa ha sempre cercato di dimostrare che l’uomo morì in seguito a una grave crisi respiratoria provocata da un attacco di asma. Il processo si celebra nella base di Campo Pendleton, nei pressi di San Diego. Se riconosciuto colpevole, il sergente Pittman rischia una condanna di almeno tre anni da scontarsi in un carcere militare.
Ieri è stato il giorno del rapporto sugli orrori di Abu Ghraib preparato a cura di George Fay, un generale cui il dicastero alla Difesa. Il rapporto presentato al termine di un’ inchiesta indipendente condotta dall’ex ministro della Difesa, James Schlesinger per la prima volta chiama in causa 27 appartenenti ai servizi segreti militari. Non chiama in causa direttamente il segretario di Stato alla Difesa Donald Rumsfeld ma per la prima volta ammette che gli abusi si sono verificati anche nel corso degli interrogatori. E non ad opera di piccoli Rambo, ma per una pratica prescritta dai vertici militari del Pentagono. Secondo il rapporto Fay le torture sono state pur sempre un fenomeno circoscritto, dovuto anche alle direttive poco chiare venute da organismi come Cia e Pentagono, in certi casi disposti ad avallare metodi non proprio leggeri per far parlare i detenuti.
Gli alti “papaveri” nominati sono il colonnello Thomas Pappas, all’epoca comandante del reparto dell’Intelligence militare a Abu Ghraib,e il suo vice Steven Jordan, che nel carcere degli orrori era il reponsabile degli interrogatori.A Rumsfeld vengono invece imputati una serie di negligenze e omessi controlli.
E ieri il candidato democratico alla Casa Bianca John Kerry ha sollecitato nuovamente le dimissioni del segretario alla difesa in un discorso elettorale a Filadelfia,chiedendo inoltre al presidente George W. Bush di istituire una commissione di inchiesta «per fare in modo che cose simili non si ripetano piu».
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