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Legittima difesa per violenza sociopolitica e sconvolgimento del dolore e della malattia
Publie le venerdì 6 agosto 2004 par Open-Publishing1 commento
Lettera Aperta a tutti i sotto indicati destinatari
Milano, 20 febbraio 2004
(di Giovanna Nigris)
Al Ministro della Salute
prof. Girolamo Sirchia
Piazzale dell’Industria, 20
00153 - ROMA
All’On. Roberto Formigoni
Presidente della Regione Lombardia
Via Pola, 14
20124 - MILANO
Al Dott. Carlo Borsani
Assessore alla Sanità della Regione Lombardia
Via Pola n, 11
20124 - Milano
Al Dott. Samuel Dal Gesso
Dirigente dell’ U.O. Gestione
e Programmazione Risorse Umane
del Servizio Sanitario Regionale
REGIONE LOMBARDIA
Via Pola, 9 e 11
20124 - MILANO
Al Dott. Aldo Gurnari
U.O. Gestione e Programmazione Risorse
Umane del Servizio Sanitario Regionale
REGIONE LOMBARDIA
Via Pola, 9 e 11
20124 - MILANO
Al Dott. Claudio Mastrocola
Direttore Generale Risorse Umane
e Professioni Sanitarie - Ufficio II -
Ministero della Salute Via Sierra Nevada, 60
00144 - ROMA
Al Dott. Fabrizio Oleari
Direttore dell’UFFICIO VII
Dipartimento della Prevenzione e
della Comunicazione Ministero della Salute
Via Sierra Nevada n, 6
OO144 - ROMA
Oggetto e sintesi:
Legittima difesa, perché vengono protette cordate di responsabilità individuali e collettive, anche di fronte a lesioni colpose gravissime continuate sul posto di lavoro, omissione di atti d’Ufficio; calunnia; violenza con falso ideologico per costringere la parte lesa a non sottoporsi agli accertamenti presso la Commissione Medica Ospedaliera Militare per il riconoscimento della causa di servizio; artificio consumato ancora oggi ai danni della stessa parte lesa: io Giovanna Nigris persona fatta divenire disabile grave, con danni all’integrità fisica collegabili a fatti colposi ed illeciti, causate apertamente da dirigenti dell’Ente datore di lavoro con trattamenti contrari al senso di umanità, senza tutela della vita e della incolumità della persona, sino a ridurmi cardiopatica, affetta da B.P.C.O e con gravi problemi alla deambulazione, con difficoltà di equilibrio ed altro ancora. Tutto accaduto apertamente nel comparto "Sanità", proprio da quei luoghi tanto decantati di scienza e coscienza e lungi dall’essere sospettati che vi lavorano potenziali assassini, tanto che oggi, dopo tutto quello che di illecito mi è stato fatto accadere, verosimilmente utilizzando violenti stress emotivi si cerca di causarmi una apparante morte naturale, tutto è accaduto nonostante che proprio all’insegna "di scienza e coscienza" si è sempre saputo che, in tanti casi la risposta è perentoria: la salute non ha tempo da perdere, specialmente quando è stata tanto defraudata.
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Quando la rinomanza di Stato democratico fa occultare con estrema facilità tutto ciò di cui all’oggetto, con derisione e scherno, tutto consumato ai danni di una donna fatta divenire disabile grave e cardiopatica sul posto di lavoro, dipendente della Pubblica Amministrazione, sino al tentato omicidio a causa di procurati continui violenti stress emotivi, attraverso l’artifizio di falsità sui fatti di servizio, reiterati ancora ai danni della stessa donna, sino ad indurla a rimanere indigente e portandola alla disperazione ed all’esasperazione, sino all’istigazione di gesti estremi, per quella vittima lo Stato democratico non esiste!!! E’ terribile avere constatato che insospettabili dipendenti dirigenti della Pubblica Amministrazione siano pagati profumatamente, anche quando fanno finta di non capire un dramma umano, che non sfuggirebbe neppure a chi è dotato di uno scarso spirito di osservazione. Oggi ho costatato che ai danni della mia persona si gioca con lo spirito della Costituzione, con le leggi, con le Istituzioni dello Stato, con la mia salute ed infine attualmente con la mia stessa vita. E’ terribile vedere i propri carnefici rimanere impuniti negli anni e, oltretutto, che venga permesso ad una parte di essi, o tollerato, di deridere e schernire la parte lesa, con falsità sui fatti di servizio e con falsità consistenti persino nel dolo, dato dalla macroscopica coscienza e volontà di incolpare ingiustamente la vittima che si sa innocente, sul fatto che avrebbe deciso lei stessa di non sottoporsi a visita medica presso la Commissione Medica Ospedaliera per i necessari accertamenti, quando, proprio in quella stessa sede i dirigenti accusatori hanno fatto pervenire attestazioni false sui fatti di servizio, proprio per farmi sconsigliare, anche dal mio avvocato penalista di fiducia, di sottopormi a tale visita medica, resa appositamente viziata sulla comunicazione dei fatti di servizio dall’Amministrazione ove lavoro. Ciò perché, per quanto mi riguarda come parte lesa, viene impedita la valutazione del nesso di derivazione causale del contagio della tubercolosi in servizio e pertanto, come vittima di reato, proprio fortemente ostacolata, laddove se non vi fossero false attestazioni sui fatti di servizio, verrebbe fatta luce sulla relazione di interdipendenza, sino a fornire chiarezza e trasparenza nel ciclo deterministico, sia degli antecedenti più remoti, sia dei susseguenti postremi, potendo in questo modo giustamente coinvolgere gli uni e gli altri, sino a fare emergere l’illimitata seriezione o catena di anelli causali, anche per quanto riguarda il peggioramento del mio stato di salute, dopo le prime lesioni colpose, scatenate dalla violazione, persino delle norme più elementari di sicurezza e pertanto, dopo il contagio del morbo, di cui sono espressione e parte integrante del principio causa causae est causa causati. E’ atroce, dopo le prime lesioni colpose gravissime, subire anche calunnie del tipo: "la dipendente non si è voluta presentare alla visita medica", quando si sa bene ed è provato che questo è stato controllato, provocato e causato proprio da dirigenti dell’Amministrazione accusatrice, che vogliono apparire agli occhi di tutti ,ad ogni costo, "con le mani pulite", irreprensibili e candidi. Per fare recepire con maggiore attenzione il risentimento che io vivo da persona offesa da reato, credo sia utile fare ricorso ad un parallelismo tra due fatti: è come vedere improvvisamente scippare la propria borsetta, rimanere sbigottiti, senza parole per lo schock e sentire in quello stesso istante lo stesso ladro che attira l’attenzione in altre direzioni gridando: "Al ladro!!!, al ladro!!! E’ altrettanto scioccante constatare tutta una farsa, ove ognuno fa finta di non aver capito, facendo simulare per anni indagini interne nel comparto della Sanità e pertanto, facendo attendere me che sono la parte lesa per lunghi anni, per delle indagini di comparto completamente fittizie e di fatto inesistenti. Verosimilmente tutti gli addetti ai lavori sanno che quelle stesse indagini devono servire; non per fare luce sulla verità reale, ma per stravolgere la verità sostanziale dei fatti, sino a fare constatare con riscontri oggettivi, non solo testimoniali, ma anche documentali, che il dolo nella fattispecie è dato proprio dalla coscienza e volontà di volermi continuare ad incolpare ingiustamente di non avere fatto qualcosa di utile per l’approfondimento delle indagini e del cui fatto si sa bene che sono innocente, perché ciò mi viene impedito con il comportamento più meschino e abietto. Io oggi riconosco a viso aperto che, con tutti gli incomparabili vizi di nuocere con misfatti,artifizi e giochetti criminali, non solo sono da oltre un decennio privata di molteplici diritti di legge e di contratto, per ultimo per quanto attiene i fatti di servizio sulla richiesta di causa di servizio, ma da cardiopatica sono anche uccisa lentamente, proprio dal costante scatenamento di violenti stress emotivi, a causa di vessazioni, di falsità, di arroganze, nonché dal cinismo, di cui sono fatta ancora oggi sistematicamente oggetto. Sottolineerò sempre a testa alta che in ospedale sono stata adibita a lavorare per tre anni in ambiente contaminato e senza neppure essere protetta dai più elementari mezzi di protezione dagli infortuni sul lavoro e dalle malattie professionali. In quel posto di lavoro, mi è stata contagiata la tubercolosi, che ho dovuto curare per 14 mesi con la complicanza di una diagnosi di pericardite e di reumatismo tubercolare. Dopo tutto ciò, ho chiesto il riconoscimento della causa di servizio e al posto di essere visitata, con un briciolo di umanità, nei modi stabiliti dalla legge, per tutta risposta, dall’Amministrazione ove lavoro, è stato congeniato ed attuato di inviare false attestazioni, che illecitamente mi hanno sempre impedito il riconoscimento della causa di servizio: in un primo tempo è stato attestato falsamente dall’Amministrazione ove lavoro che io, da impiegata amministrativa, sarei stata adibita solo saltuariamente alla ricezione di sostanze organiche da esaminare, quando invece, come risulta dagli ordini di servizio, quello stesso lavoro veniva svolto in orario continuato dalle ore 7,45 alle ore 16,15. Successivamente è stato fatto un ulteriore passo indietro ed è stato ancora più falsamente attestato che io non sarei mai stata adibita alla ricezione di sostanze organiche da esaminare; infine sempre più falsamente è stato attestato e fatto comunicare che il mio posto di lavoro non era a diretto contatto col pubblico. Avvocati di mia fiducia hanno scritto lettere e memorie di chiarimento, per farmi ottenere i miei diritti, anche per quanto attiene l’aspetto di carattere penale, tutt’ora pendente presso il Tribunale Ordinario di Milano, ma, mio malgrado, continuo a constatare ulteriori attestazioni false ai miei danni che quanto meno tutti tollerano, ancora con paternità proveniente dalla stessa Amministrazione ove lavoro e poi le stesse attestazioni false vengono "clonate" anche in altre Sedi. Oggi purtroppo, a causa dei fatti sopra denunciati, dettagliatamente approfonditi con i riscontri documentali allegati (), sono indotta a sospettare che chi è ai vertici della dirigenza sul posto di lavoro, stia verosimilmente procedendo in silenzio con gli ultimi preparativi per causare la mia morte, per potere occultare poi con più facilità i fatti criminali che ho subito nel posto di lavoro. Ho sempre più vivo il sospetto che si vuole causare la mia morte, sfruttando il fatto che sono cardiopatica e con problemi respiratori (B.P.C.O.), improvvisando violenti stress emotivi, facendomi vedere scritte improvvise ulteriori falsità e beffe ai miei danni. Sospetto che in questo modo si intende successivamente fare apparire il trapasso quale morte naturale ed occultare anche una morte violenta. Se ciò accadrà, chi mi leggerà non potrà non capire che la mia vita si è fatta spegnere a forza di torture, fattemi subire per ulteriori nove anni dopo le prime violazioni di normative che tutelano i lavoratori dipendenti sul posto di lavoro, sanzionate persino dal codice penale e scaturite anche da quanto segue:
1) le attestazioni false dell’Amministrazione mi hanno da interminabili anni impedito illegalmente la valutazione del chiaro significato patogeno dei fatti di servizio. Inviando false attestazioni ai miei danni, sono sempre stata impedita che sui fatti di servizio che ho subito, vi sia il necessario rigorismo obiettivo da parte della Commissione Medica Ospedaliera Militare. Danni gravissimi e beffe sono fatti passare da anni inosservati: è una vera ignominia, comportamenti criminali, anche dopo le prime lesioni colpose gravissime sono fatti passare come di normale amministrazione col massimo grado di cinismo. Ancora su questo punto, viene apertamente manifestato, non solo di non capire l’impedimento antigiuridico, contrapposto al diritto positivo e di legge, ma viene altresì dimostrato di volere assolutamente anche continuare ad ignorare di avere ricevuto le dovute spiegazioni giuridiche, fatte puntualmente anche pervenire dallo stesso mio avvocato di fiducia agli indirizzi di competenza. Così, ho visto che si è sempre più causata alla mia persona una totale assenza assolutamente irreversibile di quelle particolari funzioni vitali che alimentano il mantenimento della salute e della dignità umana, mettendo così più volte in pericolo la mia stessa vita. Sul posto di lavoro, dall’anno 1992 a tutt’oggi, atti e fatti penalmente rilevanti, hanno leso la mia persona e gravemente posto in pericolo diritti individuali, che norme penali proteggono nell’esclusivo interesse del titolare. Tutto ciò, sinteticamente si è svolto come segue:
2) Dall’anno 1992 all’anno 1995 in violazione dell’art. 2087 c.c. intitolato "Tutela delle condizioni di lavoro" sono stata impiegata a lavorare in un locale contaminato e senza neppure i più elementari mezzi di protezione presso il servizio di accettazione dei materiali organici (urine, escreati etc.) del Reparto di Anatomia e Istologia Patologica dell’Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano, sino a farmi contagiare la tubercolosi; L’Amministrazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano, all’anno 1995 a tutt’oggi, alla Commissione Medica Seconda dell’Ospedale Militare di Milano che ha valutato la causa di servizio, ha sempre occultati e mascherati con falsità gli ordini di servizio scritti dai miei diretti superiori e che io a suo tempo ho ricevuto per lavorare a diretto contatto con gli ammalati utenti;
3) Attingendo da informazioni di indagati e poi imputati di reato, rese agli inquirenti per meglio difendersi, è stato falsamente attestato che il posto di lavoro ove io prestavo il mio servizio non era a diretto contatto col pubblico (gli ordini di servizio, negli anni sono stati sempre ugualmente occultati alla Commissione Medica Ospedaliera Militare, anche dopo che, inequivocabilmente ne era stata avvalorata la determinazione, durante le due udienze del T.A.R. per la Lombardia che ha accolto le mie Istanze (Sentenza del 14 ottobre 1999 n.3418/99 e Sentenza del 27 novembre 2001 n. 7630/01);
4) E’ stato fuorviato e occultato il fatto che ho lavorato dall’anno 1992 al 1995 nel suddetto posto di lavoro, in qualità di impiegata amministrativa a contatto diretto con materiali organici degli ammalati utenti, in assenza di vetro di protezione e senza essere stata dotata né di guanti in lattice, né di mascherina, né di ricambi d’aria condizionata nel locale;
5) Con tutte le suddette azioni ed omissioni, anche dopo le lesioni colpose gravissime, procuratemi col contagio della tubercolosi per gli anni successivi sino a tutt’oggi, mi è stata fatta subire violenza privata sul lavoro da mobbing (refertata e riconosciuta dalla Clinica del Lavoro di Milano, dopo tre giorni di day-hospital), generando ulteriori gravi danni irreparabili alla mia persona, tanto che a forza di violenti stress emotivi , mi sono state fatte abbassare le difese immunitarie ed ho dovuto curarmi per la seconda volta con una cura antitubercolare poiché sono stata ancora affetta da febbre, linfoadenopatia ed una seconda pericardite, con dolori atroci e sofferenze disumane;
6) Sulla sentenza del Consiglio di Stato n.4394 del 21 maggio 2002 che al punto 1.5 dell’ultima comunicazione dell’Assessorato della Regione Lombardia, datata 16/02/2004 Prot. H1.2004. 000 94 90, si vuole verosimilmente camuffare per vergogna con il n. 4344/2002, vi è stata elusione del giudicato, perché non vi è stato alcun rinnovamento del procedimento dell’accertamento della causa di servizio (vedi allegati , che aveva statuito lo stesso C.d.S., ma semplicemente una copiatura da una relazione di tutte le identiche parole delle false attestazioni e di tutto il resto, già comunicato due anni prima. Evidentemente in Italia si stipendiano molto volentieri dirigenti che falsificano i fatti di servizio.
7) La Sentenza del Consiglio di Stato del 29 settembre 2003 n. 5510/03 è stata condizionata dall’attestazione falsa dell’Amministrazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano, che ha voluto trarre in inganno persino il Consiglio di Stato, facendo apparire tutto legittimo e regolare, facendo finta di non avere ricevuto neppure la giustificazione con lettera raccomandata r.r. del mio avvocato penalista di fiducia, relativa alla mia mancata presenza alla visita medica presso la Commissione Medica Ospedaliera Militare competente.
Sino ad oggi ,grazie alla democrazia italiana, mi viene permesso di scrivere la verità sostanziale dei fatti di servizio e pertanto mi viene permessa in questo modo legittima difesa contro l’arma criminale e forse anche letale dell’ostruzionismo, persino sulla mia sopravvivenza. Io resisto da undici anni. Spero che un giorno potrò ascoltare il nostro Inno Nazionale, dopo avere visto finalmente comparire la "Signora Giustizia".
Ho trovato la forza di sopravvivenza, nonostante la violenza sofferta e le mie condizioni di vita estreme, malgrado che, a causa di atteggiamenti da "conigli", negli ultimi undici anni non ho mai potuto contare su un adeguato supporto familiare e sociale: per troppe persone, anche consanguinee, chi è malato e bisognoso di aiuto è soltanto un peso da evitare ed abbandonare. Nonostante l’immagine di estrema vulnerabilità che si ha della persona gravemente ammalata, in diverse ed estreme situazioni di tensione capita, come ho fatto io, di prendere posizione attiva e affrontare il crimine.
A chi mi legge e capisce le torture psicofisiche che ancora subisco invio cordiali e fraterni saluti e grazie.
Giovanna Nigris
Milano, 20 febbraio 2004
Messaggi
1. > Legittima difesa per violenza sociopolitica e sconvolgimento del dolore e della malattia, 13 ottobre 2005, 20:33
cara giovanna tanto corragio per te contro la tua malattia e continua il tuo combatto contra l injustia da la tua amica di francia lina