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Libertà a rischio "preventivo": censura di un articolo del settimanale Gente
Publie le giovedì 19 agosto 2004 par Open-Publishingdi Roberta Ronconi
La Procura di Genova "censura" un articolo sui fatti del G8 mai pubblicato dal settimanale Gente. Accusati di ricettazione direttore e giornalista
Preventivo. Termine che in questo inizio di Terzo millennio sta subendo una decisa trasformazione di senso. Dall’accezione positiva del "mettere mano in tempo a un evento dai sicuri sviluppi negativi" si sta riplasamando in "azione per impedire il diffondersi di fatti non desiderati". Guerra preventiva, carcere preventivo, censura preventiva.
Di ques’ultima (e della tendenza di cui sopra) è infausto quanto lampante esempio ciò che è avvenuto lunedì mattina nella redazione del settimanale "Gente", perquisita dalla Procura di Genova alla ricerca di documenti riguardanti le indagini sugli scontri dei giorni del G8 e che sarebbero potuti servire a un eventuale articolo. Condizionale d’obbligo, visto che la perquisizione e l’iscrizione nel registro degli indagati del direttore del settimanale, Umberto Brindani e del giornalista Gennaro De Stefano, è avvenuta prima della pubblicazione di un qualsiasi articolo su quell’evento.
Una censura alle intenzioni, dunque, preventiva, appunto. Di quelle che fanno pensare malissimo. Compito della stampa e del giornalismo è infatti primariamente quello di investigare i fatti e diffonderli alla collettività, perché sia garantita non solo la libertà di informazione ma anche quella di opinione, di espressione, di sapere, di scelta, di giudizio di un intero popolo di lettori e non. L’azione della procura di Genova, proprio per il suo carattere preventivo, dà l’impressione di una magistratura che non voglia far sapere, che preferisca nascondere. Che, infine, voglia anche mettere in allarme chi cerca di fare il proprio mestiere.
I fatti sono stati resi noti lunedì sera da un comunicato dello stesso direttore Brindani, che sul numero del settimanale da oggi in edicola pubblica un editoriale dal titolo "L’articolo che non c’è". E che in una nota stampa ha dichiarato: «Io rispetto il lavoro della magistratura ma vorrei che fosse reciproco perché una mossa preventiva come questa può lasciar pensare che si cerchi di limitare la libertà di stampa, fortunatamente ancora garantita dalla nostra Costituzione». Direttore e giornalista sono quindi stati iscritti sul registro degli indagati e accusati - preventivamente - del reato di ricettazione. Dure le reazioni delle associazioni di giornalisti. Articolo 21 ritiene «incomprensibili le ragioni di questa ennesima perquisizione ai danni dei giornalisti, le modalità di svolgimento della medesima che assumono, forse al di là delle intenzioni, un fastidioso sapore intimidatorio e censorio, in una vicenda che avrebbe bisogno del massimo di illuminazione».
«Un fatto molto grave che offende e imbriglia la libertà di stampa», ha dichiarato il verde Cento, pronto a portare il prima possibile l’episodio in Parlamento. Mentre il segretario dell’Fnsi, Serventi Longhi, ricorda come questa azione nei confronti della stampa non sia la prima da parte della procura di Genova, che «continua così, in un complesso delicato di inchieste e processi che sui fatti del G8 lasciano molti più dubbi che certezze, a perseguire l’informazione, come è accaduto nei mesi scorsi per molti altri giornalisti e testate, con perquisizioni, sequestri ed iniziative dal sapore intimidatorio».