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«Lo scandalo di Abu Ghraib arriverà molto, molto in alto»

Publie le venerdì 23 luglio 2004 par Open-Publishing

Dazibao


di Comedonchisciotte

«Ci sono filmati che non sono mai stati diffusi, in uno di questi un bambino
subisce violenza sessuale da parte dei soldati Usa». Breve intervsta a Seymour
Hersh, il celebre giornalista che lesse per primo il "Rapporto Tabuga"

NON E’ ANCORA FINITA. Ci sono parecchie informazioni sullo scandalo delle torture
nel carcere di Abu Ghraib che il governo ha nascosto, e salgono in cima alla
catena di comando». Seymour Hersh non ha mai perso il vizio, o la passione, di
perseguitare il potere. Appartiene a quella razza rara di giornalisti scomodi
e un pò eccentrici, secondo cui il governo va sempre considerato colpevole, finché non
dimostra di essere innocente. Se può.

Era così già trentacinque anni fa, quando il 12 novembre 1969 denunciò il massacro di My Lai, in Vietnam. Allora Hersh era uno sconosciuto free lance, cioè un giornalista senza posto fisso, ma in qualche maniera si era costruito ottime fonti al Pentagono. I suoi informatori lo avevano avvertito che un ufficiale, il tenente William Calley, stava per finire davanti alla corte marziale. Secondo l’accusa, il 16 marzo del 1968 Calley aveva guidato la compagnia Charlie in una missione a My Lai, uno dei tanti villaggi vietnamiti sospettati di collaborare con i vietcong. L’operazione si era trasformata in un massacro. A seconda delle testimonianze, erano morti fra 347 e 504 civili, soprattutto vecchi, donne e bambini, e almeno una ragazza era stata stuprata e poi uccisa. Prima di essere condannato, Calley aveva accettato di parlare con Hersh, accusando il capitano Ernest Medina di aver ordinato le violenze sistematiche contro gli abitanti del villaggio.

Quella storia era diventata forse lo scandalo più doloroso per gli americani nella guerra del Vietnam, e vedere un ragazzo della Florida che ordinava simili atrocità aveva contribuito a rovesciare i sentimenti della maggioranza del paese verso il conflitto. Hersh, trentacinque anni dopo, non è cambiato. Adesso è una firma prestigiosa del settimanale New Yorker, uno dei giornali più autorevoli degli Stati Uniti, ma il suo stile non è mutato. Il governo resta colpevole finché non prova il contrario, e lui continua ad imbattersi in documenti, storie e rivelazioni che lo allontanano sempre di più dall’innocenza del sospettato. Per esempio il rapporto del generale Taguba, finito per primo nelle mani di Hersh, con cui è scoppiato lo scandalo delle torture nella prigione di Abu Ghraib. Ma dopo qualche settimana sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, pure quella vicenda si è un po’ sgonfiata. Il generale Sanchez, comandante delle truppe americane in Iraq, ha perso il posto, però il capo del Pentagono Rumsfeld si è salvato, anche se da allora in poi ha scelto il basso profilo con i media. Allora qualche giorno fa Hersh ha deciso di riaprire lo scandalo, e durante un discorso davanti all’American Civil Liberties Union ha detto che tra le immagini mai viste ci sono anche quelle di un bambino iracheno sodimizzato dai soldati americani: «Le madri avevano chiesto aiuto ai loro uomini, domandando di essere uccise per la vergogna e il dolore».

Davvero ha visto quelle cose?

«La frase sulla sodomia è stata estrapolata, presa fuori contesto dal discorso, e gonfiata su internet. L’ho visto. Però la verità è che ci sono molte cose gravi, riguardo Abu Ghraib, di cui ancora non si è detto o visto nulla».

Da uno così, che a Washington dovrebbe avere un paio di nemici, ti aspetteresti qualche prudenza in più. Invece Hersh risponde direttamente al telefono, senza filtri e senza segretarie, perché evidentemente secondo lui la missione di un giornalista è farsi sempre trovare, anche se questo apre la porta agli scocciatori. «Sono in scadenza con un pezzo - avverte subito - e quindi non ho parecchio tempo».

Ma è vero quello che ha detto?

«E’ vero che ci sono altre cose molto gravi, di cui nessuno ha parlato».

E perché lei le ha denunciate in un discorso, invece di scriverle sul New Yorker?

«Perché lo farò in seguito. Raccontare tutta queste vicenda richiederà alcuni mesi».

Ci può dire che cosa ha visto, quali immagini clamorose e quali notizie devono ancora essere svelate?

«Non ora. Preferisco parlare attraverso gli articoli. Quando saranno usciti, potremo tornarci sopra».

Però può confermare che possiede notizie che minacciano i vertici della catena di comando?

«Sì, questo sì».

Compreso il segretario alla Difesa Rumsfeld?

«Non sta a me decidere il futuro politico del capo del Pentagono, ma quello che non è ancora stato detto su Abu Ghraib va molto in alto. E ci arriveremo».

Fonte: www.lastampa.it 21.07.04

http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=1940

22.07.2004
Collettivo Bellaciao