Home > Ma il "Che" vive ancora
DI SALVATORE CANNAVO
http://www.liberazione.it/giornale/040810/LB12D6B2.aspDovrebbero avere paura di sé, dei propri dirigenti, dei propri riti commerciali. Paura degli attentati terroristici, che incombono sulle gare sportive; paura del doping, che imbriglia e toglie valore alle prestazioni.
E invece, le Olimpiadi di Atene saranno probabilmente ricordate per la paura dell’immagine del Che appesa alla palazzina che ospita la delegazione cubana, invitata dai burocrati del Cio a togliere l’indesiderato striscione. «E’ propaganda politica», spiega la motivazione. E non fa niente se la stupida decisione fosse già stata smentita da decine di foto, scattate da atleti, giornalisti, curiosi vari, accorsi alla palazzina cubana per rubare in uno scatto l’immagine del mito. Dimostrazione di un legame, di una passione, di una sintonia con uno dei volti più limpidi e coerenti del novecento.
Un’algida decisione burocratica, e politica - farebbero lo stesso anche con Ghandi per l’India? - si è frapposta fra loro e il mito, a protezione di uno "spirito olimpico" così ignobilmente calpestato dagli affari e dagli spoinsor, dai profitti delle Tv e da quelli delle multinazionali dello sport. E’ vero, quell’immagine li denunciava con lo sguardo, meglio liberarsene. Solo che così facendo i dirigenti del Cio hanno avallato i loro stessi timori.
Decidendo in forma solenne di togliere quella foto, hanno dovuto prendere atto che la barba del Che incute ancora timore e rispetto ai potenti, che il suo sigaro emette ancora sbuffi di rivolta, che il suo volto mette ancora in subbuglio i sacerdoti dell’esistente. E, cancellandolo, lo hanno fatto rinascere, anche solo per un giorno.
Provano a strapparne il ricordo, a seppellirne il respiro, a sradicarne il messaggio. E ne vengono sommersi. Lo uccidono ancora. E lui rivive, icona sfuggente di un sogno di rivoluzione.