Home > Madrid: «La guerra è vostra, i morti sono nostri»

Madrid: «La guerra è vostra, i morti sono nostri»

Publie le domenica 21 marzo 2004 par Open-Publishing

http://www.unita.it/index.asp?topic_tipo=&topic_id=33907

Dalla Piazza del Nettuno alla Puerta del Sol, cuore di Madrid, migliaia di spagnoli si sono riversati nelle strade di Madrid per gridare il loro no all’occupazione dell’Iraq. «La guerra è vostra, i morti sono nostri», è stato lo slogan più volte gridato da una folla di oltre 100mila persone. L’anno scorso, prima che le bombe anglo-americane iniziassero a cadere su Baghdad, furono quasi un milione le persone che manifestarono a Madrid. Poi, dopo un anno di guerra e di «dopo-guerra», dopo la strage dello scorso 11 marzo, dopo la vittoria elettorale del Psoe e di Zapatero, i madrileni sono tornati là, nella stessa piazza che ha visto passare la storia della Spagna contemporanea. In due milioni, subito dopo l’11 settembre europeo, si riversarono in queste stesse piazze. Anche intorno alla fontana de Cibeles, storico ritrovo per i festeggiamenti delle vittorie del Real Madrid, ieri in migliaia hanno imbracciato cartelli, striscioni e bandiere. Su molti cartelli, i ricordi per le oltre 200 vittime morte sui treni metropolitani a El Pozo e alla stazione di Atocha.

«Vogliamo dire la nostra», «Siamo noi ad avere le chiavi», «Riprendiamoci la parola», i cori di un corteo che era stato convocato da un ampio ventaglio di partiti politici di centro e di sinistra, dai sindacati e dalla galassia dei movimenti auto-organizzati. «Dobbiamo essere contro la guerra come lo siamo contro il terrorismo», ha detto ieri pomeriggio Javier Doz del sindacato Cc.Oo. (Comisiones Obreras), aprendo la fiumana umana di Madrid. Alla testa del corteo, alcuni esponenti politici spagnoli mostravano lo striscione con sopra scritto «Fine dell’occupazione. Ritiro delle truppe». Poco più indietro, un altro striscione ricordava il tributo di sangue della capitale: «Basta violenza. Madrid per la pace».
A concludere il lungo e coloratissimo serpentone della capitale spagnola è stato letto un appello scritto per l’occasione dal premio Nobel José Saramago, mentre María Rosa Peñaroya, una volontaria spagnola che rimase a Baghdad sotto i bombardamenti dei B-52 americani, ha raccontato la sua esperienza, «faccia a faccia con le “bombe intelligenti”». Come nell’occasione della manifestazione del 15 febbraio dell’anno scorso, Saramago è salito sul palco per leggere il «no alla guerra e al terrorismo». «Oggi come oggi - ha detto il Nobel portoghese - Madrid è la capitale morale dell’Europa, non certo quella politica o militare». Alcuni giovani, all’interno del corteo, distribuivano il messaggio che lo scrittore cileno Luis Sepulveda aveva scritto ai terroristi dopo l’11 marzo: «Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid, bagnateci le vostre mani e scrivete “pace” su tutti i muri della terra».

Le dichiarazioni di Zapatero subito dopo lo scrutinio di domenica scorsa («Via i soldati spagnoli dall’Iraq entro il 30 giugno se non interviene l’Onu») si sono trasformate, durante la manifestazione, in una richiesta univoca: «Via dall’Iraq». Ascoltando alcune delle tante voci del corte, il ritiro del contingente di Madrid dal pantano iracheno dovrebbe scattare immediatamente. «Le bombe dell’11 marzo - dice un’anziana signora, coperta da un enorme cartello con la faccia di Aznar trasformato in novello Pinocchio - ci sono arrivate addosso per colpa di questa occupazione dell’Iraq. In cui il nostro paese c’è dentro fino al collo».

Il popolo degli sms e di Internet, che aveva manifestato sotto la sede del Pp sabato notte, protestando contro le «menzogne» di Aznar sulla pista islamica dell’11 marzo, si è ritrovato a Madrid, sfidando il lungo ponte vacanziero iniziato venerdì per la festa del papà. E mentre i pacifisti spagnoli sfilavano per le strade di Madrid, tra la folla è girata una voce proveniente da Washington: Bush, nel suo discorso radio, ringraziando i paesi alleati presenti con propri militari in Iraq, si è «dimenticato» di citare la Spagna che, a Baghdad, ha oltre 1.300 soldati. «Evidentemente - dichiara un giovane madrileno - si è già dimenticato di noi».

Fuori da Madrid, in oltre cinquanta città spagnole ieri pomeriggio ci sono state manifestazioni contro la guerra all’Iraq, contro un dopo-guerra che assomiglia tremendamente a un conflitto vero e proprio e contro il terrore che, dopo New York, Casablanca, Baghdad e Riyad, è arrivato a bussare anche sui tre treni metropolitani distrutti l’11 marzo. Siviglia, Oviedo e Barcellona, dove almeno 150mila persone hanno sfilato per le Ramblas fin sotto la sede del Comune.