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Meglio fuori Bersani che avere ministri a 5 stelle?

par Francisco

Publie le lunedì 1 aprile 2013 par Francisco - Open-Publishing

Nel 2011 la troika non permise il referendum in Grecia e impose le elezioni politiche, che come sappiamo sono facilmente gestibili da parte del potere, in Italia avvenne lo stesso, per quanto possiamo (e dobbiamo) imputare al PD l’enorme responsabilità dell’appoggio a Monti, è questo un fatto sicuramente non trascurabile. Alle dimissioni di Berlusconi non si poteva lasciare in mano a una probabile rianimazione della sinistra la guida del paese, e dopo il divieto Bce di andare al voto entrò in ballo il grillismo, una realtà di nicchia relegata nel Web con un 3,5% di probabile forza elettorale e assente dal parlamento.

I media ne hanno fatto quel che ne hanno fatto proprio in virtù di una "necessaria confusione" a sinistra.

Scrivo confusione perché il nodo da sciogliere, per chi non lo avesse ancora capito, è proprio la natura reazionaria con evidenti innesti destri del m5s, dal quale dovremmo stare alla larga e soprattutto combatterlo, e anche con determinazione.

Per quanto noi possiamo "non usare" il voto in chiave anticapitalista borghese dobbiamo tenerne conto, poiché con esso si governa e si legifera, quindi costretti a riconoscere che le forze che anche dall’esterno ce lo vietano o impongono a seconda delle necessità del capitale non ci lasciano un granché ti spazio in cui muoverci, o autogovernarci.

Con la vicenda Napolitano il ruolo di Grillo e il m5s s’è chiarito ulteriormente: il problema per tutti oramai, affossato il tentativo di Rivoluzione Civile soprattutto con le defezioni immediate dei "migliori", era diventato Bersani, o comunque l’ala sinistra del PD. Tenendo fermi i punti con Berlusconi e Grillo, le presidenze camerali e della repubblica lo testimoniano, è diventato l protagonista più scomodo per la destra, Grillo compreso. E s’era pure defilato in buona parte dall’agenda Monti.
Questo ha messo sul piatto un probabile afflosciamento del m5s, riducendolo a una bolla di sapone, disarmava il PDL, lasciava qualche spiraglio di un "qualcosa" di sinistra da respirare e automaticamente spogliava il m5s delle sue mascherine pseudo proletarie (se mai ce n’era ancora bisogno).

Bersani con l’accettazione dell’incontro in streaming ha demolito la faccia "simpatica" del grillismo, l’ha messo con le spalle al muro e un giornalista free lance, di quelli che galoppano e sudano, ha origliato l’unica cosa che potevamo immaginare: signor presidente, siamo disposti a tutto purché ci tolga di torno Bersani, il nostro obiettivo è prendere il posto di Berlusconi, è per questo che siamo nati e cresciuti.
E Napolitano, che comunque tiene in mano il cerino mezzo acceso e mezzo spento dal governo Monti li ha (e dovuti) accontentati.
Se poi pensiamo che si vocifera che Violante sia stato inserito negli esploratori senza preavvisarne Bersani o i suoi più vicini, è chiara l’intenzione di creare ammuina, e sicuramente pochi prolemi alla destra, anzi.

Il risultato è che il m5s ha "rinunciato" ai suoi ministri barattandoli con 10 saggi, un governo Monti e chissà cos’altro ancora.

Se i poteri forti hanno "tollerato" la marcia della rivoluzione grillina hanno in serbo altro di sicuro per farne quel che più gli giova.

Chissà, forse a breve parecchi compagni dovranno ricredersi sugli sguardi benevoli lanciati al duo Grillo-Casaleggio e questa colorata compagine di "cittadini laureati e soprattutto onesti".

Le poltrone della vituperata casta hanno sempre un fondo schiena pronto a scaldarle.