Home > Michael Moore scrive a Bush: È ora di andartene
di Roberto Arduini
Il regista Michael Moore dà un altro spintone alla poltrona su cui il presidente Usa Bush si è comodamente seduto indebitamente da ormai quattro anni. Dopo il film documentario Fahrenheit 9/11, vincitore a Cannes della Palma d’Oro, campione assoluto di incassi negli States e appena uscito in Italia, ha indirizzato, sul proprio sito internet, una lettera aperta al presidente George W. Bush, accusandolo di avere «disertato», all’epoca della guerra del Vietnam, e di fomentare una campagna di calunnie con il suo rivale John Kerry, candidato democratico alla Casa Bianca ed eroe di guerra in Vietnam.
«Ci vuole un bel coraggio per disertare e poi prendersela con un reduce ferito» è l’eloquente titolo della lettera. Moore interviene, così, nella polemica suscitata dalle accuse mosse a Kerry da reduci pro-Bush, denominato Swift Boat Veterans for Truth, che mettono in dubbio i meriti di guerra del senatore democratico, decorato con cinque onorificenze. Gli attacchi indiscriminati a Kerry hanno dominato il dibattito pubblico per oltre due settimane, e Bush ha negato rapporti con i reduci anti-Kerry, senza condannarne però il messaggio. Uno scandalo nello scandalo è costituito dal fatto che uno dei reduci che accusano Kerry, era membro dello staff elettorale del presidente americano. Bush ha fortemente ridimensionato la principale accusa avanzata dai veterani, ma la polemica gli si è rivolta contro.
L’avvocato Benjamin Ginsberg, un legale che lavorava alla campagna elettorale del presidente, s’è dimesso dopo aver ammesso di svolgere attività di consulenza per il gruppo Swift Boat Veterans for Truth. Nei giorni scorsi un altro consulente elettorale di Bush, l’ex colonnello dell’aviazione Ken Cordier, si era dimesso dallo staff dei repubblicani per avere preso parte agli spot tv contro il candidato democratico, proclamando di non avere prima informato la campagna del presidente dei suoi legami con i reduci.
Ora Moore prende le difese del candidato democratico e passa al contrattacco. Durante la guerra del Vietnam, Bush si imboscò nella Guardia Nazionale, dove non rischiava di essere spedito al fronte e dove prestò - indicano documenti resi pubblici - un servizio militare saltuario ed episodico.
La lettera di Moore, estremamente ironica e caustica, rammenta degli episodi poco gloriosi del servizio di Bush in Vietnam. «Il 2 luglio 1969, voi avete sofferto di un terribile mal di testa allorché i "nemici" di un’altra unità della Guardia Nazionale vi tirarono in testa una cassa di birra, durante una missione di recognizione nei pressi di un college per sole ragazze. Per fortuna, il rinfrescante liquido che c’era all’interno era prorpio quello che serviva a rimmettervi in sesto», scrive il regista. «Che non abbiate ricevuto un’orificenza per questa missione è proprio un’onta!», pungola Moore. «Che Kerry, uomo di una classe privilegiata, sia andato volontario in Vietnam quando poteva passare il tempo sullo yacht di famiglia, mostra soltanto quanto lui sia stupido!», continua il regista americano.
Michael Moore aveva annunciato che avrebbe moltiplicato i suoi sforzi contro Bush. Il regista, che ha dichiarato di voler lottare con tutti i mezzi a sua disposizione per impedire la rielezione di George Bush alle presidenziali americane di novembre, farà uscire, nei prossimi mesi, ma prima dell’Election Day, due libri contro il presidente Usa: il primo si intitola The official "Fahrenheit 9/11" Reader, pensato per accompagnare l’uscita in dvd del film che ha vinto la Palma d’oro Cannes, il secondo Will they ever trust us again?, raccolta di lettere scritte a Moore da soldati americani in Iraq.
Alla fine della lettera aperta, nel Post scriptum Moore ricorda al presidente che «anche se lei non legge mai i giornali» che terrà su Usa Today una rubrica quotidiana sulla convention repubblicana che si teràà a New York da lunedì a giovedì.
«Se non mi vuole leggere, saremo, Lei ed io nello stesso edificio, posso venire a leggergliela io. Vuole? Mi faccia sapere...»
Leggi in inglese la lettera aperta di Moore:
«Ci vuole un bel coraggio per disertare e poi prendersela con un reduce ferito»
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=37264