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Migranti: il diritto di voto non piace al governo
Publie le venerdì 6 agosto 2004 par Open-PublishingMartedì scorso la riunione del Consiglio dei Ministri ha ritenuto "illegittima costituzionalmente la revisione statutaria" del Consiglio del Comune di Genova che "estende" il diritto di voto in occasione di elezioni locali agli stranieri extracomunitari, maggiori di 16 anni, residenti in Italia da cinque anni e da due nel territorio comunale. Dopo il piccolo Comune di Delia (Caltanissetta) con i suoi 4.700 abitanti, Genova è la prima grande città in Italia che ha modificato il proprio Statuto per consentire il voto amministrativo, attivo e passivo anche ai cittadini non comunitari. Anche Venezia si prepara a modificare a settembre il proprio Statuto comunale. La notizia ha irritato il centro destra e sui quotidiani veneti sono apparse le dichiarazioni di Zanon, assessore regionale alla Sicurezza e all’Immigrazione di An, con cui attacca direttamente la giunta veneziana, in particolare l’assessore Caccia che ha dichiarato: "oggi viviamo in una sorta di democrazia dell’apartheid in cui ci sono cittadini di serie A che votano e ci sono cittadini di serie B che lavorano e consumano, ma poi non votano e quindi non possono partecipare alla presa delle decisioni che a livello locale direttamente li riguardano".
Attualmente alla Camera sono in esame in tutto otto proposte di legge costituzionale sul riconoscimento del diritto di voto ai cittadini stranieri non comunitari. La proposta di An richiederebbe sei anni per ottenere il diritto di voto, mentre la proposta del Verde Bulgarelli propone di abbassare l’età del voto a sedici anni. Mentre le proposte del centrosinistra comprendono tra i loro destinatari anche i cittadini degli altri Stati membri dell’Unione europea, la proposta di An fa riferimento soltanto agli stranieri non comunitari. Di politiche sull’immigrazione si è parlato lo scorso 25 luglio a Firenze in una riunione nazionale di alcune realtà del movimento antirazzista e dell’associazionismo migrante che vede il pericolo che "un eventuale cambio di governo esprima solo una revisione di facciata delle leggi vigenti mantenendo una identica politica di controllo alle frontiere, di repressione interna, di impostazione di politiche di accoglienza totalmente subordinate alle esigenze del mercato e della produzione". Tra gli appuntamenti messi in agenda il prossimo 25 settembre è già prevista una manifestazione a Bologna in preparazione a un appuntamento centrale in autunno a Roma.
Intanto negli ultimi dieci giorni sono sbarcate a Lampedusa e sulle coste della Sicilia oltre mille migranti, molti provenienti da paesi africani colpiti da guerre e violenze spesso dimenticate. Per questo Caritas Italiana rilancia il proprio impegno anche nelle aree di frontiera, per tutelare e accompagnare i richiedenti asilo, i rifugiati e le proprie famiglie. "Oggi è necessaria una risposta europea ad ampio raggio, che contempli un’equa ripartizione delle responsabilità tra tutti gli Stati relativamente all’accoglienza dei profughi" - ha affermato mons.Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana che riguardo ai richiedenti asilo ha affermato che "è essenziale garantire loro in ogni tempo un accesso effettivo alla procedura di asilo". Ma accanto ai viaggi della speranza c’è in Italia anche un’immigrazione basata sulla relativa stabilità. Questo mondo di oltre due milioni e mezzo di persone in questi mesi è stato messo in grave difficoltà nel rinnovo dei propri permessi di soggiorno e nel portare a termine le pratiche per il ricongiungimento familiare. Caritas Italiana chiede di portare a compimento il testo del regolamento di attuazione della legge Bossi Fini in materia di immigrazione, e sollecita l’urgente rafforzamento del personale impiegato oggi nelle Questure e, domani, nelle Prefetture.[AT]