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Mina antiuomo in classe: due morti e dodici feriti
Publie le venerdì 28 maggio 2004 par Open-PublishingLa tragedia a Kukes (Albania) durante una lezione di sminamento. L’istruttore ignorava di avere un ordigno vero.
Le mine continuano ad uccidere, anche solo per errore. E’ accaduto ieri in Albania, quando un equivoco durante una lezione su questo tipo di ordigni ha provocato una tragedia nella città di Kukes, nella zona settentrionale del paese. L’istruttore di una organizzazione non governativa internazionale, credendo di maneggiare una mina disinnescata per uso didattico, non si è reso conto che aveva invece sulla cattedra un ordigno in perfette condizioni che è esploso mentre teneva la lezione. Il bilancio sinora riferito è di 2 morti e di 12 feriti. Il ministero della Difesa ha immediatamente organizzato un viaggio di elicotteri con i soccorsi in una zona del paese che è raggiungibile via terra solo dopo oltre cinque ore di viaggio. Purtroppo, la vicenda non è una novità: la scorsa settimana in un villaggio poco distante dalla stessa Kukes, quattro persone sono morte per l’esplosione di una mina anticarro ritrovata in un bosco a ridosso del confine con la Macedonia.
Nel 2000 l’Albania ha aderito al Trattato di Ottawa che, cinque anni fa, promosse il protocollo internazionale per la messa al bando delle mine, che nel paese sull’altra sponda dell’Adriatico non vengono più prodotte dal 1991. La distruzione di quasi due milioni di ordigni nei magazzini è stata completata due anni fa. Oltre sette milioni di metri quadri sono stati dichiarati bonificati nel 2002 e, solo in quell’anno, l’Albania ha investito oltre 2 milioni e mezzo di dollari in azioni contro le mine che, in parte, coprono le spese per l’educazione e la formazione per la bonifica dagli ordigni inesplosi. Nel 2010 l’intero territorio della repubblica dovrebbe essere dichiarato esente da mine antipersona.
Secondo l’ultimo Landmine report, il dossier che ogni anno fa il punto della situazione e che in Italia viene presentato dalla sezione italiana della Campagna internazionale, le zone a rischio restano quelle di confine con la ex Jugoslavia, sia per i campi minati predisposti dall’Armata di liberazione del Kosovo, sia per i bombardamenti eseguiti dalla Nato durante la guerra nel piccolo «protettorato» europeo. Altre zone minate sono sparse per il paese in seguito ai disordini civili del 1997. I Balcani, come ha recentemente sottolineato a Sarajevo la conferenza intermedia della rete di associazioni che fanno parte della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine, restano una regione pesantemente minata come effetto delle guerre nate con la dissoluzione della ex Jugoslavia. La riunione delle associazioni impegnate nella campagna stava preparando l’incontro che si terrà in Kenia a novembre per fare il punto sullo stato dell’arte a cinque anni dal patto di Ottawa. Alla conferenza parteciperanno anche i governi che hanno aderito al trattato.
Attualmente sono 142 i paesi che l’hanno sottoscritto, ma mancano all’appello grandi nazioni, come Russia, Usa, Cina, India, Pakistan e Israele. L’ultima adesione è stata quella dell’Estonia, il 13 maggio scorso. In Europa non hanno invece ancora aderito Finlandia, Lettonia e Polonia.