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di Viviana Vivarelli
E’ apparso su Il manifesto un articolo di A. castagnola su Movimenti e Partiti e volevo dire la mia, anche rispondendo ad accuse circolanti sui media e sui siti.
Accade sempre piu’ spesso che chi critica gli attuali partiti di centrosinistra e in particolare la conduzione D’Alema sia tacciato di ’qualunquismo’, senza che peraltro alle stesse accuse o critiche vengano contrapposti mai argomenti di discarica.
Cito dal Garzanti: "Qualunquismo= movimento politico italiano del secondo dopoguerra che ispiro’ la sua azione agli interesse e sentimenti dell’uomo comune (in pratica il ’Movimento dell’uomo qualunque’ del ’44 del commediogrado G.Giannini) e non alle ideologie politiche; per esteso: atteggiamento di scialba e mediocre indifferenza verso i problemi politici e sociali.
Ora se c’e’ una cosa che ai Movimenti non si puo’ in alcun modo imputare e’ questo tipo di indifferenza, a meno di passare per matti o di essere completamente all’oscuro di quello che i Movimenti fanno o di essere tendenziosi senza verita’.
Appartenendo ai Movimenti, mi trovo spesso di fronte qualcuno che accusa i Movimenti stessi di non fare politica partitica, di non presentare abbastanza candidati alle elezioni, di non appoggiare i politici dei partiti attuali, di fischiare addirittura personaggi come Fassino ecc. Oltre a cio’ vedo che si da’ spesso spazio ad articolisti che confondono addirittura Movimenti, Girotondi o Manifestazioni di piazza. Non voglio nemmeno sapere se questa confusione e’ prodotta da ignoranza, ingenuita’ o malafede intenzionale. Posso anche sopportarla da una persona ignara e non avvertita dei fatti del mondo, ma mi da’ abbastanza ai nervi quando a parlare e’ uno che si denomina giornalista o politico.
Chiunque si proponga la contrapposizione tra Movimenti e partiti in modo appena serio e civile non puo’ far finta di non sapere quanto ’oggi ’ le posizioni dei cosiddetti rappresentanti ufficiali dei partiti italiani e le posizioni dei Movimenti siano per disgrazia spesso lontane e incompatibili.
Basterebbe un elenco minimale degli scopi che i Movimenti si propongono a mostrare le differenze abissali, a partire dalla posizione netta contro la guerra, dalla richiesta intransigente del ritiro delle truppe in Irak, per arrivare alla difesa dei valori dell’uomo in tutto il mondo e alla solidarieta’ verso i deboli, ovunque essi siano e chiunque essi siano, alla responsabilita’ sociale d’impresa, alla difesa dei diritti del lavoro, alle liberta’ e ai diritti costituzionali in un quadro di giustizia, e infine alla tutela, chiesta in modo assoluto e inderogabile, dei beni fondamentali come l’aria o l’acqua o l’ambiente.
Non solo la posizione dei partiti, indifferentemente di centro e di sinistra, si rivela ambigua, oscillante, contraddittoria, poco propositiva se non addirittura assenteista o controproducente, pronta al compromesso quando non addirittura all’ipocrisia e all’imbroglio (ai partiti di centro destra non accenno nemmeno per quanto essi sono in posizione decisamente distruttiva su cio’ che intendiamo per giusto governo) ma addirittura larghi esponenti del mondo della Chiesa mostrano non gradire affatto quelli che per milioni di persone sono un programma minimo di vita e di scopi etici e sociali.
L’altra sciocchezza che spesso mi sento sbattere in faccia con disprezzo e’ che i Movimenti non intendono fare politica e che, criticando la condotta dei partiti attuali, sono dei ’qualunquisti’.
Se per politica intendiamo la cura disinteressata del bene pubblico e non la protezione di consorterie private, o il mantenimento di poteri e privilegi, o l’intreccio di accordi, compromessi e scambi reciproci, di cui sono costellate le segreterie dei partiti, potremmo dire che i volontari dei Movimenti risultano i veri e puri politici di uno stato etico.
In quanto alla nascita dei Movimenti, e’ vero che molti si sono avvicinati a questo modo nuovo di fare cura del bene pubblico solo a seguito dell’indignazione prodotta dalle scandalose repressioni poliziesche di Piazza del Plebiscito a Napoli (governo D’Alema) e di Genova (governo Fini-Berlusconi), ma le grandi reti di operatori civili e sociali nascono molto prima, attorno ai missionari Comboniani per il riscatto dell’Africa sofferente, o nella lotta dei senza terra in Centro e Sud America, o per la difesa dei bambini e dei lavoratori schiavizzati dal lavoro delocalizzato, o per la tassazione delle transazioni finanziarie, o per la difesa del clima dall’inquinamento, o contro le 3000 catastrofiche dighe indiane volute dalla BM, o per il mantenimento della foresta amazzonica, o per la diffusione del microcredito, o per lo sviluppo delle aree piu’ depresse del mondo, per l’aiuto a migranti.
Per la tutela dell’acqua da ogni forma di privatizzazione e sfruttamento arbitrario, per la lotta all’inquinamento da campi elettromagnetici, contro la mafia e dei grossi gruppi criminali, per le energie alternative, contro lo strapotere dei grandi organismi mondiali, contro la prevaricazione delle multinazionali, per una diversificazione degli acquisti... L’elenco degli scopi perseguiti dai Movimenti e’ infinito e abbraccia ogni settore e campo della vita dell’uomo e del mondo, protendendosi molto al di la’ del vecchio solidarismo caritativo di cui si facevano promotori le Chiese di un tempo. Questa interezza e questa ampiezza di orizzonti, suddivisa nei lavori specifici di migliaia di gruppi costituenti la RETE del Nuovo Progresso Mondiale, costituisce la Politica (con la P maiuscola) e spesso ha veramente poco da spartire con i ciechi fideismi ossequienti degli iscritti a partiti e con i giochi autoreferenti e viziosi di molte segreterie e di molti parlamentari, riesce invece a trovare credito e sostegno, piu’ frequentemente, nelle sedi locali delle amministrazioni municipali, presso i nuovi sindaci, nei Nuovi Municipi, presso i sindacati o nel lavoro dimenticato di frati e preti e suore che sono ben lontani dai vertici della gerarchia ecclesiale.
Non solo la RETE dei Movimenti sta costituendo uno sviluppo internazionale trasversale a tutto il mondo, con stessi obiettivi, codici linguistici e intenti, ma la RETE sta formando la NUOVA POLITICA e la NUOVA ECONOMIA del Mondo, attraverso la partecipazione attiva di una nuova leva di soggetti, creatori di una nuova visione in etica, economia, sociologia, politica. Da questo mondo, trasversale ai partiti, agli interessi nazionali, ai gruppi dei potentati produttivi, commerciali e finanziari... i partiti ufficiali e spesso anche le chiese ufficiali stanno prendendo sempre piu’ le distanze, ma di cio’ ne avranno le responsabilita’ e il demerito in proprio, perche’ la RETE costituisce non la ’richiesta teorica’ di una diversa politica ma la proposizione attiva e operativa di un modo diverso di ’fare’ politica.