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Movimento pacifista, lo strappo dei cattolici «Troppi antiamericani»

Publie le lunedì 23 febbraio 2004 par Open-Publishing

Acli, Ong e Cisl protestano in vista del corteo del 20 marzo. Bobba: basta con le scomuniche dei politici

ROMA - Ci saranno anche i cattolici, ma questa volta marceranno con contenuti diversi dagli altri. Del resto il clima è cambiato rispetto ad un anno fa. Allora c’era il grande e in qualche modo indistinto «fronte arcobaleno» a favore della pace. E tutti si ricordano, a piazza San Giovanni, insieme alle sigle più a sinistra anche un buon numero di suore e preti contrari all’intervento in Iraq. Ora, per la manifestazione del prossimo 20 marzo, primo anniversario della guerra, un vasto cartello che fa capo alla Tavola della Pace di Assisi e che comprende fra gli altri le Acli, la Cisl e le Ong, ha deciso di non aderire alla piattaforma del Social Forum preparando un documento autonomo. Perché, spiegano i leader dei pacifisti cattolici, «ci sono troppi punti che non condividiamo».

Sergio Marelli della Focsiv, presidente di un’associazione che raccoglie oltre 160 Ong italiane, ne indica almeno quattro: «Prima di tutto l’antiamericanismo. In secondo luogo non ce la sentiamo di condividere l’invito a sostenere la resistenza irachena, scelta davvero poco comprensibile. Non ci sembra inoltre che gli organizzatori abbiano messo l’accento sulla centralità che deve avere l’Onu. E infine, pur comprendendo le ragioni di questa manifestazione ad un anno esatto dall’inizio della guerra in Iraq, non ci sembra giusto ignorare tutte le altre guerre che si combattono nel mondo. E di cui nessuno parla. Chi parla mai del Congo o dell’Uganda?».

Sono i contenuti base del documento che condivide anche il sindacato più vicino ai cattolici, cioè la Cisl. E non si tratta di «distinguo» di poco conto. Resta la vicinanza al pensiero di Giovanni Paolo II, «che ha sempre detto un "no" inequivocabile alla guerra», ma si vive in modo sofferto «il tentativo di strumentalizzazione politica», letto in diverse prese di posizione del Social Forum come anche dei partiti più schierati al loro fianco come Rifondazione Comunista, i Verdi e il Pdci: «Noi siamo decisamente contro la violenza - precisa Marelli - ma di tutti i tipi. Proprio per questo, anche se si può essere politicamente d’accordo, non pensiamo che sia giusto trasformare le manifestazioni per la pace in cortei contro Berlusconi o contro gli Stati Uniti».

Il presidente delle Acli Luigi Bobba rincara la dose: «Non ci sono affatto piaciute certe scomuniche come quella del verde Paolo Cento che ha intimato ai parlamentari che si sono astenuti al Senato sull’Iraq di non farsi vedere in piazza». E aggiunge: «Come guida di un’associazione cattolica ribadisco il mio invito a un ingresso dell’Onu nella vicenda irachena, ma se fossi un parlamentare farei qualche dovuta riflessione prima di votare "no" alla missione italiana: ormai in Iraq, di fronte a uno scenario che preveda l’immediato ritiro dei militari, è facile ipotizzare il rischio che si crei una situazione ancora più ingovernabile». E così Bobba che, di fronte ai morti di Nassiriya disse che «la bandiera tricolore e quella della pace» potevano «stare bene insieme», ora prende le distanze dal Social Forum che ha promosso la manifestazione.

Insomma, il clima è cambiato. Anche perché, si fa notare, «c’è stato nel frattempo un anno di guerra». Che ha portato secondo le Acli a due cose ormai chiare: «che la strategia americana ha tragicamente fallito» ma anche «che trovare una soluzione non sarà facile, dato il rischio concreto di una guerra civile». In altre parole, «dobbiamo evitare una nuova Somalia».

Roberto Zuccolini