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Mussolini a Sulmona

Publie le sabato 6 marzo 2004 par Open-Publishing

Ho costruito anch’io il mio piccolo gulag e la cosa non mi piace perchè
dentro ci ho messo un essere umano. Chiedo scusa anche alle scrofe che si
sono prestate al calembour e, principalmente, mi scuso per aver motivato la
condanna creando, da vecchio comunista, differenze da XX° Congresso del PCI.

Mi dispiace di essere caduto nella trappola dell’antico odio e proverò ad
esternare qualche dubbio tra il personale, il politico ed il movimentista.

1) I gulag esistono e qualcuno ci ha mandato a morire qualche altro. Idem i
campi di lavoro con "Arbeit macht frei". Idem la dialettica rozza di
Berlusc, (di tanto servile egoismo, da essere schifato dai suoi e da
confindustria, scusate il fuori tema, ma che parla ancora al popolo dei più
ignoranti che forse lo rivoteranno). Idem la mia nota di ieri.
La domanda è: il nostro senso della democrazia può non avere limiti?
E’ facile dire aboliamoli i gulag, aboliamo ogni forma di sopercheria
dell’uomo sull’uomo. Proviamoci, ma poi come faremo a non soffrire se i
liberisti al potere renderanno tutto il mondo un enorme campo di sterminio
dove le grida dei moribondi d’Africa e d’Asia non potranno raggiungere le
orecchie dei carcerieri del ricco Occidente EU-USA?
La mia ignoranza è tanta ma penso che l’orrore pure debba aver testimoni e
mentori. Faccio ammenda per il mio gulag, ma non posso non inorridire e non
ricordare.

2) La politica non è essa stessa costruttrice di mura? Mura intorno al
nuraghe, mura megalitiche, mura intorno alle città-stato, mura-palizzate
intorno ai villaggi, muraglie intorno agli imperi, mura intorno a Roma caput
mundi, nelle città del Sacro Romano Impero, castelli, mura sul deserto dei
tarbari. Difese contro i nemici o non, piuttosto, recinti entro i quali
privilegiare per offendere?
La mente forse è ancora confusa, ma penso che è un bene opporre alla
dialettica violenta dei servi del Berlusservo lo stile pacato della sinistra
italiana, e le parole dell’Irenista (lo dico da laico). D’accordo, ma chi mi
dice che non ci saranno altre cadute del nostro stile? Chi mi assicura,
oggi, che il nostro fronte, ancora non completamente unito nella lotta
contro l’oscurantismo totale del centro-destra, non tornerà a sfrangiarsi?

3) Il movimento internazionale del quale pensiamo di fare parte ha, per me
un grandissimo compito morale e civile, prima che politico.
[Scherzo: dovrà costruire un suo piccolo muro e mettere faccia al muro,
(perduto metodo educativo, fortunatamente!) quei politici che hanno
contribuito ad un declino non più facilmente arrestabile, Bush,
multinazionali e Halliburton esistenti o meno.]
Chi mi dice che quanto avviene da 60 anni nel mondo e dal dopo Berlusca 1 da
noi, rientrerà completamente?

Ho finito ma ...

Parliamoci chiaro chiaro:

Se il regime sovietico è naufragato ciò è imputabile agli errori della sua
classe dirigente. Dai capi, ai militaretti, ai burocrati affamatori del
popolo.

Se la nostra sinistrella italianetta è andata a gambe per aria ciò è dovuto
al fatto che anche i nostri capi hanno commesso errori, e tra questi due ci
pesano oggi, come macigni, sul groppone.

PRIMO: Di averci tenuto allo scuro di quanto avveniva nel resto del mondo
dal secondo dopoguerra in poi, quando la potenza USA cominciava a preparare
piani di globalizzazione.
Quel lungo sonno, miracolo economico compreso, è stato, per noi italiani,
peggiore di un secondo medioevo. (Mi scuso con gli storici che dissentono da
questa visione del millennio medievale e son d’accordo con loro ma ora mi
serve un luogo comune, un’immagine forte, prestampata nell’immaginario
collettivo.).
Di ciò hanno colpa i vecchi DC che andavano a prendere ordini a Washington
D. C., è vero, ma gli altri dov’erano? Dormivano? Oppure facevano come le
tre scimmiette del non vedo, non sento e non parlo? Non sono queste
responsabilità politiche precise?

SECONDO: Di aver amministrato questo paese senza senso dello stato. Le mafie
non sono solo quelle organizzazioni che stanno in un posto altro, diverso da
questa penisoletta, difficili da colpire e da estirpare. Le mafie sono anche
quelle della nostra burocrazia che non ha nulla da invidiare a quella
sovietica, e che ha potuto imbrogliare per quanto ha voluto quasi
indisturbata e protetta da un potere politico imbelle. Imbelle se non
connivente, imbelle se non complice, imbelle se non manutengolo. Le mafie
sono quelle bianche, quelle delle logge massoniche (attenti a loro che
scaldano i motori). Le mafie sono tutte quelle consortorie cui si è permesso
di crescere senza applicare nè una sansione nè leggi penali e morali. (Leggi
che c’erano e ci sono e che tutti abbiamo calpestato e continuiamo a
ignorare).

Senza dignità loro, senza dignità il paese.

Berlusconi non è figlio del caso ma di un certo Craxi.

Vermi dalle mani sporche di sangue, ce ne sono assai, troppi e dappertutto.

Lui può essere uno dei simboli, che ha ben altri epigoni in politici
disonesti mai indagati, faccendieri di rango mai indagati o condannati,
piccoli delinquentelli mai redarguiti. Ora ci schiaffeggia con la sua
politica dai metodi mafiosi e ci tratta, come fanno i mafiosi, quali
strumenti per il suo proprio privatissimo arricchimento. E se vogliamo
proprio dirla tutta, del capobastone ha anche il tratto megalomane (sine qua
non) e la corte dei miracoli (chi lo lecca per TV, chi lo dichiara eterno,
chi lo rifà più bello ... tranne a sfregiarlo con evidenti cicatrici, chi lo
inseguiva e lo corteggiava per farlo votare democraticamente, chi ancora gli
vota privilegi). Ricordate quando i socialisti di ritorno da casa sua -
allora non era che un semplice palazzinaro ricco - lo elogiavano come se
parlassero di un uomo di grande personalità e valore e non di un barzellista
imbroglione? Perchè ci meravigliamo oggi di un Fede?

In questa vergognosa pozzanghera ci siamo caduti noi tutti, tre generazioni
del popolo italiano, quasi al completo. Sinistra allegramente e
consumisticamente in testa.

Non è pessimismo il mio dubitare del un movimento oggi così
allegramente impegnato in questa triplice carovana della PAX. E’ che la
fretta fa i gattini ciechi e che il movimento, rinunciando troppo presto a
svolgere un ruolo moralizzante e acculturante, tralascia la cura dei suoi
sostenitori, molti dei quali troppo giovani, e li ributta, nuova carne da
macello, in una lotta alla quale non sono pronti. E, ancora presto per
seguire la politica, una politica che mi fa paura.

Che siano loro a venire ai nostri cortei che ci diano una mano a cercare di
tirar su una generazione finalmente più matura. Cosa che, lo sappiamo,
avviene ma troppo di rado per tentare ora un braccio di ferro contro
avversari troppo forti e poco pentiti del loro recentissimo passato, tanto
che, mi pare, siano tutti al loro posto e senza alcun autodafè. Come prima e
come se niente fosse.

Allora mi riscuso con suini ed uomini, ma non disperdevi troppo, inseguendo
una chimera che dovà passare per altre prove prima di tentare.