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Najaf, resa dei conti finale con i radicali sciiti

Publie le venerdì 13 agosto 2004 par Open-Publishing

di Toni Fontana

Najaf brucia ed il resto dell’Iraq è in fiamme. Come era stato annunciato con 24 ore di anticipo gli americani, schierando una vera e propria armata, hanno sferrato l’attacco frontale e finale contro i miliziani di Al Sadr asserragliati nella città santa di Najaf. Violentissimi bombardamenti e combattimenti sono avvenuti nelle altre città sciite e in particolare ad Al Kut, a sud-est di Baghdad: 84 iracheni sono rimasti uccisi sotto le bombe, 176 i feriti.

L’attacco a Najaf è stato preceduto dalla fuga di migliaia di civili. Come nelle più cruente giornate di mesi di marzo e aprile del 2003, i marines, spalleggiati da carri armati ed elicotteri da combattimento, preceduti da un fitto cannoneggiamento dell’artiglieria, coperti dai caccia, sono penetrati nella città santa, la quarta in ordine di importanza per gli sciiti del mondo intero. Il grande ayatollah al Sistani, da alcuni giorni ricoverato in un clinica londinese, si è detto ieri «molto triste» ed ha chiesto il rispetto dei luoghi santi per l’Islam sciita. Il comando Usa non gli ha dato ascolto e ha ordinato l’attacco più massiccio da oltre un anno a questa parte. Alle prime ore del mattino i poderosi tank M1A1 statunitensi sono penetrati in città sparando ad altezza d’uomo, dietro i carri sono avanzati i marines, mentre le postazioni dei ribelli erano sotto il fuoco dei caccia. Usando megafoni i soldati americani avevano precedentemente ordinato alla popolazione civile di abbandonare la città; migliaia di persone terrorizzate hanno cercato una via di fuga incamminandosi lungo le poche strade lasciate libere dai carri armati.

I miliziani hanno risposto all’attacco americano con razzi, raffiche di kalashnikov, mortai e lanciagranate Rpg. La forza d’urto degli americani, che schierano forze enormemente meglio equipaggiate, ha spinto i ribelli sciiti, che operano suddivisi in piccoli gruppi, a rifugiarsi tra le tombe del cimitero monumentale e nei pressi del mausoleo di Alì. In breve gli americani hanno occupato gran parte del centro storico, ma la resistenza dei miliziani non si è affievolita e le sparatorie sono proseguite per tutta la giornata attorno al mausoleo e al cimitero e, fino a ieri sera, i marines non avevano conquistato la città. Il premier Allawi è intervenuto più volte da Baghdad, invitando inutilmente i miliziani ad arrendersi.

Come nel corso della guerra del 2003 i comandi militari Usa hanno nascosto e censurato il numero delle vittime irachene e dei caduti Usa. L’unica fonte che ha reso noto un bilancio, che si riferisce però agli scontri avvenuti in tutto l’Iraq, è il ministero della Sanità iracheno che, ieri a metà giornata, parlava di 165 morti e 600 feriti. Secondo fonti irachene solamente a Najaf sono morti 25 miliziani e vi sono state numerose vittime civili. L’assalto dei marines ha lo scopo di porre fine alla ribellione di Al Sadr che però, per l’ennesima volta, è riuscito a sfuggire alla cattura. Ieri pomeriggio caccia americani hanno colpito alcuni edifici nel quartiere orientale di Najaf, al Ishtiraki, dove vive il mullah ribelle. Più tardi è stata circondata l’abitazione del leader ribelle ed alcuni soldati sono penetrati nell’edifico armi alla mano. Ma al Sadr non si è fatto trovare e, almeno fino a tarda sera, gli americani non erano riusciti a catturarlo. Ciò ha eccitato i miliziani che dai loro nascondigli hanno fatto uscire proclami che promettono battaglia fino all’ultimo sangue. In tutte le altre città e nei quartieri sciiti vi sono stati combattimenti con centinaia di morti. I fatti più gravi sono accaduti ad Al Kut, grande città del sud-est. Mercoledì i miliziani avevano assaltato le sedi della polizia. Nel tentativo di stanarli i caccia americani hanno martellato per oltre due, nel corso della notte scorsa, i quartieri dove si erano nascosti i guerriglieri. L’ultimo bilancio (la fonte è ancora una volta il ministero della Sanità) parla di 84 morti e 176 feriti.

La pioggia di bombe non ha tuttavia ridotto al silenzio l’esercito ribelle che, qualche ora dopo l’attacco aereo, ha assaltato nuovamente il principale commissariato della città uccidendo un agente e ferendone nove. Violentissima la battaglia anche nel grande sobborgo sciita di Baghdad, Sadr City, teatro di innumerevoli scontri armati nei mesi scorsi. Alla fine della giornata le fonti irachene parlano di 44 vittime. Anche nella capitale sono entrati in azione i caccia americani che hanno attaccato non solo le postazioni guerrigliere nel quartiere sciita, ma anche in altri punti della città, come nella centrale via Haifa. Baghdad è così ripiombata nel clima delle tragiche giornate del marzo 2003 quando i bombardamenti erano incessanti.

Anche il sud dell’Iraq è stato teatro di scontri che non hanno tuttavia eguagliato per intensità quelli accaduti nei grandi centri sciiti situati più a nord. A Bassora è stato teso un agguato ad una pattuglia britannica ed un soldato è rimasto ucciso. A Nassiriya i carabinieri sono stati attaccati per ben due volte nel corso della notte scorsa, ma nessun militare italiano è rimasto ferito. Gli assalitori hanno utilizzato armi leggere nel primo caso e mortai nel secondo. Gli attacchi sono avvenuti nella zona meridionale di Nassiriya.

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