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Nassiriya: tregua raggiunta tra miliziani di Sadr e militari italiani
Publie le venerdì 6 agosto 2004 par Open-Publishingdi red.
Tregua a Nassiriya, dopo gli aspri scontri tra milizie fedeli a Sadr e truppe irachene. Il negoziato prevede che le truppe italiane si ridislochino, mentre i miliziani - a centinaia - si ritireranno dalla città. L’accordo è stato raggiunto dopo una serie di colloqui tra il governatore della provincia, i responsabili delle locali forze di polizia e i vertici militari italiani. A Nassiriya gli scontri erano stati violenti; i militari italiani avevano anche intercettato un’autobomba lanciata contro la loro postazione in prossimità del ponte Bravo. Tutto l’Iraq è di nuovo in piena guerra, da Najaf a Nassiriya, da Bassora a Baghdad. Ma è guerra anche nei numeri, per gli americani nella battaglia di Najaf sono morti 300 miliziani, per gli uomini di Sadr soltanto 36. Moqtada al Sadr, nel messaggio del venerdì, giorno di preghiera islamico, ha lanciato il nuovo proclama: «È l’America il nostro nemico». Il messaggio di Sadr ha infiammato la guerriglia.
Tregua a Nassiriya
Il negoziato prevede che le truppe italiane si ridislochino, mentre i miliziani - a centinaia - si ritireranno dalla città. Prima dei negoziati, due colpi di mortaio e ulteriori scontri a fuoco avevano riaperto nella mattinata di venerdì i combattimenti, che vedono impegnati anche - su richiesta del governatore della provincia - i Lagunari italiani, schierati sui ponti della città e ripetutamente impegnati a respingere gli attacchi delle milizie sciite. In prossimità del ponte Bravo i militari italiani hanno intercettato un’autobomba, lanciata contro la loro postazione. Il bollettino, secondo fonti del governo iracheno, registra per ora la morte di sei civili iracheni, oltre a tredici feriti. Nessun italiano ha riportato ferite.
All’alba di venerdì Nassiriya era divisa in due: una sponda del fiume Eufrate che attraversa la città controllata dagli italiani, quella opposta dai guerriglieri. I miliziani sciiti erano passati all’offensiva già intorno alle 20 (le 22 in Italia) di giovedì, aprendo il foco con mortai, lancia-granate e armi leggere. Gli uomini di al-Sadr sostengono di aver distrutto quattro blindati italiani, ma il capitano Ettore Sarli, portavoce del nostro contingente non conferma.
«È stata una notte estremamente tesa», ha spiegato Sarli, «e stiamo mantenendo lo stato di massima allerta. Una nostra task force ha il controllo del centro di Nassiriya e dei suoi ponti, e attualmente stiamo cercando una mediazione con i miliziani attraverso il governatore cittadino».
La guerra dei numeri
La battaglia che infuria a Falluja, ha provocato nelle ultime 48 ore diverse vittime. Ma americani e guerriglieri sciiti contano le perdite tra i miliziani con due metodi radicalmente diversi. «I numero dei morti tra le file nemiche è di 300», ha riferito in un incontro con la stampa il tenente colonnello Gary Johnston, ufficiale delle operazioni per l’XI unità di spedizione dei marines. Lo sceicco Raed al Qathimi, uomo vicino a Sadr, lo ha seccamente smentito, affermando che negli scontri in corso da ieri sui diversi fronti iracheni vi sono state 36 vittime tra le file delle milizie di Sadr. Un decimo in meno a quelle stimate dagli americani.
Sadr infiamma la guerriglia: «L’America è il nostro nemico»
Il messaggio di Moqtada al Sadr è inequivocabile: «L’America è il nostro nemico», ha detto il leader sciita durante la preghiera del venerdì nella moschea di Kufa, in cui si trova attualmente Sadr, dopo che i militari americani avevano nei giorni scorsi assediato la sua residenza di Najaf.
Nel messaggio - poi riferito dallo sceicco Jaber el-Khafadji, portavoce di Moqtada al Sadr, - il leader sciita ha avvertito anche i compatrioti della poliza irachena: «Non devono lanciare alcuna aggressione contro manifestazioni pacifiche» e ha ribadito che non intende partecipare nella Conferenza nazionale convocata dal governo di Baghdad. «Non è una conferenza nazionale - ha detto Sadr, - è una conferenza americana, e non intendiamo parteciparvi», ha detto il leader sciita, che ha anche criticato i gruppi che rapiscono stranieri presenti in Iraq, sostenendo che le loro azioni favoriscono la reazione degli occupanti, «che usano questi casi per attirare nel conflitto altri paesi musulmani.
Il luogo in cui Sadr ha fatto il suo sermone è significativo: il centro e il cimitero monumentale di Kufa erano stati infatti bombardati da aerei Usa nel corso della mattinata. Così come aveva subito danni il mausoleo di Alì a Najaf, luogo di pellegrinaggio degli sciiti. È probabile che Sadr, per farsi seguire dalla popolazione, giochi proprio sul fatto che i bombardamenti ai luoghi santi dell’Islam sciita rappresenti un oltraggio, una sfida di civiltà.
Nel caldeggiare l’insurrezione contro gli occupanti americani, Sadr gode attualmente di un grosso vantaggio: l’assenza da Najaf dell’ayatollah al-Sistani, massima guida religiosa degli sciiti iracheni, conosciuto per la sua moderazione. L’anziano leader religioso, con cui Sadr non è in buoni rapporti - «Mentre lui era in Iran, la mia famiglia subiva la repressione di Saddam», aveva detto polemicamente Sadr, - è attualmente in Gran Bretagna, dove sta facendosi curare per alcune ostruzioni alle arterie.
Bombardamenti e carri armati a Najaf
Alle prime luci di venerdì, carri armati statunitensi sono entrati nella città santa di Najaf, bombardata per tutta la notte dagli aerei della Coalizione. Contro i mezzi cingolati, che si dirigono al centro della città, sparano i miliziani di al-Sadr, mentre gli aerei Usa continuano a bersagliare la zona del cimitero. Al proclama di Sadr - «L’America è il nostro nemico» - i gurriglieri hanno sferrato ripetuti attacchi nei confronti delle forze Usa, che hanno registrato due morti.
Testimoni oculari hanno raccontato che, in seguito al raid aereo, da vari punti della località santa sciita colonne di denso fumo nero hanno preso a levarsi verso il cielo. La corrente elettrica e le linee telefoniche sono saltate. In mattinata Najaf appariva come una città fantasma, con i soli miliziani armati fino ai denti ad aggirarsi per le vie
Aerei americani hanno bombardato anche il cimitero di Najaf, nel quale i ribelli si sarebbero asserragliati; il cimitero è uno dei luoghi più sacri ai fedeli sciiti, che vengono a farvisi seppellire da tutto il mondo musulmano.
Esplode la rivolta anche a Bassora
Saad al-Basri, referente numero uno di Sadr a Bassora, ha dichiarato a nome dell’esercito del Mahdi: «Scateneremo una guerra santa contro le truppe straniere, non contro la polizia e le forze irachene». Tuttavia, ha ammonito, se gli iracheni «combatteranno al fianco degli occupanti, li colpiremo con forza». A innescare la rivolta contro gli inglesi, responsabili per la zona di Bassora, è stato l’arresto di quattro miliziani. Anche a Bassora, così, si riaprono gli scontri. Tre i miliziani uccisi, nessun inglese ferito.
Altri quattro camionisti rapiti
Arriva la conferma di Beirut: quattro camionisti libanesi sono stati rapiti poco fuori Baghdad. Non si conosce l’identità del gruppo che ha rapito i quattro uomini; non ci sono rivendicazioni, né il ministero degli Esteri libanese ha informazioni a riguardo. E nemmeno si sa per quale ditta di trasporti operante in Iraq, i quattro lavorassero. Un altro cittadino libanese si trova nelle mani dei sequestratori, sarebbe stato rapito nei giorni scorsi insieme a un siriano.
Sadr City, morte 26 persone
Nel quartiere sciita a nord-ovest di Baghdad, ribattezzato Sadr City dopo la caduta del regime di Saddam, infuriano i combattimenti tra gurriglia sciita da una parte e americani e polizia irachena dall’altra. Secondo fonti mediche sono state uccise ben 26 persone, tra cui donne e bambini. Una novantina i feriti. Almeno una quindicina di soldati statunitensi sono rimasti feriti in occasione dei combattimenti contro gli estremisti sciiti, durati circa sei ore.
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