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Nell’impero del seno

Publie le martedì 10 febbraio 2004 par Open-Publishing

Questione di tette e di spirito santo. E furori religiosi e unti dal signore. Come sapete tutti,
un clamoroso attentato all’integrità delle coscienze negli Stati uniti è stato compiuto settimana
scorsa, al probabile scopo di annichilire la nazione. Alla signorina Janet Jackson è scappato un
seno dal vestito, mentre 100 milioni di americani osservavano imbesuiti la scena, probabilmente
ebbri di snaks e burro d’arachidi. Il paese più potente del mondo è uscito sconvolto dall’esperienza,
c’è chi ha fatto causa per danni morali e per riparare (in Us dollars) al turbamento emotivo.

Nessuno ha ricordato che questa idiosincrasia per il seno femminile è un vecchio punto debole
dell’impero. Il ministro della giustizia Ashcroft, poco dopo la nomina, fece rivestire con un telo la
statua della giustizia davanti al ministero, a Washington. La poverina, in bronzo, se ne stava da
circa un secolo a seno nudo, con una bilancia in mano. Ora è rivestita come si deve e non turba più
nessuno, semplicemente dimenticata, un po’ (a proposito di giustizia americana) come i pollai di
Guantanamo.

L’impressione netta - se ci mettete anche le preghiere alla Casa Bianca, il
fondamentalismo cristiano, i ferventi cattolici che stendono a fucilate i medici abortisti - è che una delle
vecchie anime americane, la più puritana, sia arrivata ai vertici del potere. Anche qui da noi, da
qualche tempo, si registra una certa qual tendenza all’integralismo. Un prete cattolico,
addirittura, attribuisce allo spirito santo la comparsa di Silvio; un quotidiano della destra allega, con
sovrapprezzo di pochi centesimi, un crocifisso. La svolta mistica è nell’aria, annunciata da alcuni
inequivocabili segnali: nei discorsi di Silvio ricompaiono a sorpresa le zie suore, per esempio.

Per non dire dei comunisti (strong, light, doppio malto, con comunismo, senza comunismo, con
l’air-bag) che non sono ancora stati sconfitti e che quindi giustificano la crociata.

Forse c’è qualche analogia con i piani alti del potere Usa. Ma c’è anche una gigantesca
differenza: mentre là lo spirito puritano e bacchettone fa parte dei caratteri nazionali, qui è
un’invenzione recente, l’ultimo trucchetto per gonzi. Se il seno di Janet Jackson fosse balzato fuori qui, a
contundere l’audience, nessuno avrebbe fatto tanto casino e le telefonate di protesta alla stazione
televisiva avrebbero avuto un altro tenore («Ehi! Un seno solo? Indietro i soldi!»). Il fatto è
che da queste parti (per fortuna) si prendono abbastanza cinicamente i precetti integralisti. La
gente è portata a sorridere se lo spirito santo scende su quello che ha inventato le minigonne di
Drive-in.

Come minimo pensa a uno scambio di persona. In più, ante-Silvio, i testimonial
dell’estremismo religioso non hanno avuto gran fortuna, da queste parti. Il pensiero va alla severa presidente
della Camera dei deputati, vandeana dichiarata, contraria alle coppie di fatto, al divorzio,
all’aborto, ai rapporti prematrimoniali. Fece scalpore quando, nel discorso di insediamento, ringraziò
dio anziché il parlamento, e fece togliere alcuni nudi dalla pinacoteca della presidenza della
Camera.

Ora me la ritrovo in tivù che affetta chiappe alla gente, lima nasi, trasforma normali seni
in meloni prosperosi, realizza insomma con la chirurgia ciò che il signore ha così imperfettamente
creato. Qui è tutta la Vandea che dovrebbe citarla per danni e - come per il seno di Janet - per
turbamento emotivo. Insomma: il paese è abbastanza sgamato per resistere ai fans dei roghi e delle
crociate, eppure la tendenza non si placa, e anzi conquista ampio spazio in tutti i media
l’intervista di un medico che ci descrive Silvio come «potenzialmente immortale».

Se non dovesse bastare
il misticismo, è il messaggio, c’è sempre l’esoterico.

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