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Nell’inferno di Lampedusa si temono 300 morti

par Massimo Lauria

Publie le venerdì 4 ottobre 2013 par Massimo Lauria - Open-Publishing

Recuperati 127 corpi, ma il bilancio potrebbe salire ancora. Molti sono incastrati nella barca, altri dispersi nel mare. Kyenge: su quel barcone potevo esserci anch’io.

Le ricerche dei corpi sono proseguite per tutta la notte. Degli oltre 500 immigrati somali ed eritrei sono stati recuperati 127 corpi. Ma il mare potrebbe restituirne ancora molti. Secondo i sopravvissuti, infatti, parecchi di loro ha cercato la salvezza gettandosi in mare. Altri, stando alle testimonianze, sono invece rimasti incastrati nell’inferno delle fiamme a bordo. La circostanza è testimoniata anche dalle fotografie scattate dall’alto dalla Guardia di Finanza. La causa dell’incendio, stando ad alcuni testimoni, potrebbe essere stata una coperta data alle fiamme. L’avrebbero fatto per segnalare la loro posizione, rendendosi visibili ai soccorritori.

Una leggerezza - se così si può definire la disperata richiesta d’aiuto di quelle persone - che si è trasformata in quella che qualcuno definisce la più grande tragedia dell’immigrazione. Negli ultimi «trent’anni ci sono state ventimila vittime. Ventimila uomini, donne, bambini. Esseri umani in fuga: dalle guerre, dalla fame, dallo sfruttamento, dalla ferocia di un sistema che non possiamo fingere di non vedere», scrive Antonio Cipriani su Globalist. L’altra notte, a largo di Lampedusa, sono state sprecate altre vite, altre storie e molte speranze. Non si erano accorti subito di quello che stava accadendo. All’improvviso le fiamme si sono propagate per tutto il peschereccio - il terzo di una batteria giunta fino alle coste italiane -. A quel punto il panico e i tentativi di salvare la vita.

Alcuni si sono lanciati in mare, morendo annegati quasi subito. Altri sono riusciti a rimanere a galle fino all’arrivo dei soccorsi. Ma gli uomini di Guardia di Finanza e Capitaneria temono di trovarne a decine carbonizzati ancora sul ponte dell’imbarcazione. Intanto il consiglio dei ministri ha indetto per il 4 ottobre un giorno di lutto nazionale. E oggi il ministro dell’interno Angelino Alfano riferirà in Parlamento sulle cause della strage. Ma ad essere sotto accusa è soprattutto la legge sull’immigrazione Bossi-Fini - voluta dal partito del vice premier -, responsabile secondo qualcuno anche di rendere difficili i soccorsi.

Infatti, il comandante di un’imbarcazione civile che volesse prestare il proprio aiuto ad una carretta del mare piena di immigrati in difficoltà - secondo quella legge - potrebbe essere passibile di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. «Su quella barca potevo esserci anche io», ha dichiarato il ministro dell’integrazione Cecile Kyenge, che sulla vicenda ha promesso immediato intervento: «Il dolore deve trasformarsi in azione. Basta vittime. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso: bisogna rivedere tutte le nostre norme sull’immigrazione», «a partire dalla Bossi-Fini, coinvolgendo tutti i ministeri interessati».

http://popoff.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=87722&typeb=0