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Arrivano in lista contributi interessanti sul rapporto tra il Movimento e la politica locale: così è stato per la vicenda di Chieti e l’appoggio a Coletti, così è stato per Gessopalena e forse così sarà nel prossimo futuro per Pescara, Montesilvano, L’Aquila, Teramo etc etc.
Intervengo per raccontare una vicenda più che per rispondere.
Abito a Montesilvano (sì, proprio così... quel "ridente" paesino sulla costa Adriatica governato da una giunta di affaristi palazzisti cementisti centrosinistri ulivisti democristi e senza rifondisti o meglio... insomma qui la storia è lunga e complicata!) e la settimana scorsa sono stato convocato dal Comune (sì... proprio dai palazzisti, gente onesta con il cemento in testa) che mi chiedevano di partecipare ad una riunione partecipata per cittadini partecipanti decisi a partecipare al governo di una città partecipata perchè la cittadinanza quando è attiva è molto benpartecipata e l’importante alla fine... è partecipare.
"Ma come? Dopo otto anni di cemento ora che per fortuna, voi della Giuntacemento dovete alzate il culo, ora volete chiamarmi a partecipare? Partecipare cosa? Io sogno i vostri cubi di cemento tutte le notti, io voglio andarmene da questo postaccio di..."
Conclusione.
Io non partecipo all’assemblea per aspiranti cittadini partecipanti!
Ed allora: partecipare, cittadinanza attiva non credo sia COMPLICITA’ nelle politiche neoliberiste che tradotte localmente sono aggressione del territorio, furto di tutti i luoghi sociali e socializzabili, messa in vendita della città nei suoi quartieri, nei suoi parchi, nelle sue piste ciclabili, nei suoi individui abitanti, nel loro tempo libero, nella loro capacità di desiderare un posto vivibile e relazioni, comunanze.
In uno splendido testo di Mario Luzi (poeta cattolico ancora in vita e incazzato bene bene) un gruppo di Dei pestilenziali invita ad un lauto pasto una schiera di uomini che (e qui sta il punto) no sa se deve mangiare o se sta per essere mangiato: erano quelli i tempi del neorealismo e del arte comunista, tempi di Vittorini e Togliatti, di Fortini e Quasimodo, di Sanguineti e Balestrini ma "il poeta cattolico" Luzi, preferiva la metafora e il simbolo al VERO, ad ogni presunzione di REALTA’.
L’indifferenza al Potere, la frequentazione intermittente dei suoi "nessi amministrativi", il passeggiare mascherati per le strade dell’Impero è pratica verso il tuttigiuperterra e non già verso un girotondo intorno al Palazzo che abbia come partitura il solo e semplice girare intorno.
Voglio dire: essere "a fianco" non è essere "dentro" e far credere di parlare lo stesso linguaggio non è condividere di quella stessa lingua i Significanti che dominano (questa per me è un po’ complicata ma la butto lo stesso!).
Si va in ordine sparso come una comunità di appestati casinari, eppure, ci si sposta, si prendono le distanze da queste città globali sempre più province dell’Impero e sempre meno luoghi fuori-nazione e degni d’abitazione (la rima baciata è casuale ma ci sta bene e non la tolgo), sempre più contenitori di cittadini clienti, sempre meno spazi per abitanti attraversanti (ora stiamo esagerando...), città per donne e uomini sequestrati alla logica della compra-vendita, città per cittadini-formiche che lavorano l’estate per spendere d’inverno, città per celebrare le guerre ed i morti caduti in guerra.
Io credo che non sia possibile PARTECIPARE a questo governo dei corpi, credo invece che il CITTADINO ATTIVO partecipi al bilancio nello stesso tempo in cui mette in CRISI l’organizzazione deputata istituzionalmente al bilancio, nello stesso tempo in cui mette il dito nella piaga del controllo e della disciplina che le città ci praticano addosso ormai in maniera sfacciata, nello stesso tempo in cui si defila, si smarca da tutti i tentativi di addomesticamento, di appiattimento su una linea di sistema.
Siamo o no "errori di sistema"?
Siamo o no "macchine desideranti"?
Siamo o no intermittenti, precari, clandestini nelle città che loro ci hanno disegnato
intorno?
Ebbene se siamo tutto questo mi/vi invito a non mettere da parte la forza
d’inventare l’inverosimile.
Il poeta Luzi, cattolico ma incazzato bene bene, ne sarebbe contento.
Ciao.