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New York: al corteo organizzato da United for Peace and Justice si prevedono circa 250 mila persone

Publie le domenica 29 agosto 2004 par Open-Publishing

Dazibao


Un bagno di folla inonda New York. Tutti insieme contro Bush

di red.

Ciclisti, gay, donne, parenti delle vittime dell’11 settembre. Quella parte della società civile americana che si schiera decisamente contro George W. Bush è poliedrica, composta da molte sfumature. Ma unita nell’intento di sfilare per le strade di New York per contestare il presidente di guerra, che verrà formalmente ricandidato alla Casa Bianca nel corso della convention repubblicana del Madison Square Garden.

Venerdì 27 agosto, in notturna, oltre 5.000 ciclisti hanno pedalato per le strade della Grande Mela. I ciclisti, come nota Piero Sansonetti sull’Unità sono notoriamente ambientalisti. Quelli newyorkesi sono soliti riunirsi ogni venerdì a Union Square, per rivendicare il rispetto dell’ambiente. Stavolta erano più del solito. D’altronde a New York va in scena la convention repubblicana e l’occasione è buona per sostenere le proprie ragioni, anche alla luce della politica ambientale dell’amministrazione conservatrice, troppo spesso responsabile di chiudere un occhio, se non tutti e due, sui problemi legati all’inquinamento. La polizia di New York, allertata dal sindaco Bloomberg, non ha gradito la sbiciclettata. Morale della favola: 246 arresti.

Sabato 28 l’iniziativa più consistente è stata la marcia delle donne sul ponte di Brooklyn, per la difesa del diritto di autodeterminazione sull’aborto e altri temi di interesse femminile. Contemporaneamente c’è stata anche una marcia dei gay e una veglia a Central Park, organizzata da un gruppo di parenti delle vittime dell’11 settembre che sono contrari alla guerra in Iraq.

Ma la marcia più corposa è attesa per domenica. Al corteo organizzato da “United for Peace and Justice”, un cartello di associazioni pacifiste e di gruppi attivi a sinistra, si prevedono circa 250 mila persone. Un vero bagno di folla sotto i grattacieli di New York. La folla confluirà sulla VIIth Evenue, all’angolo con la XIV strada (là dove svetta il Madison Square Garden), punto di partenza del corteo, che sarà aperto dallo striscione «Diciamo no ai programmi di Bush». I manifestanti hanno già iniziato a spiegare i loro drappi e a innalzare i loro cartelli. Tra i più frequenti spiccano quelli che recano scritto su sfondo rosso «Portiamo a casa le nostre truppe ora» e «Fine dell’occupazione in Iraq». Molto popolari tra i manifestanti anche i cartelli con su scritto «Bush mente, chi muore?» e «Diciamo no ai programmi di Bush».

Tra la folla si mimetizzano anche i “legal observer”, avvocati vestiti di verde pronti a fornire tutela legale ai manifestanti in caso di problemi con le forze dell’ordine durante la marcia. La tensione si taglia a fette, anche perché gli organizzatori della manifestazione non hanno avuto il permesso di concludere la marcia a Central Park. A nulla è valso, per ora, l’appello alla Corte Suprema dello Stato di New York per tentare di revocare il divieto imposto dal sindaco Bloomberg. Alcuni dei gruppi hanno detto che si recheranno comunque a Central Park.

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