Home > Nicaragua : il dramma infantile
Giorgio Trucchi
La bambina di sei anni é entrata nella clinica attaccata al braccio della mamma.
E’ rimasta con la testa inclinata davanti alla dottoressa dell’Istituto di medicina
legale ed ha cominciato a parlare solo quando é entrato un dottore in camice
bianco, con paura. "Mi visita quest’uomo? No, mamma, non voglio. E’ un uomo,
non voglio!".
Con la dottoressa ha poi raccontato che é stata abusata da uno zio che l’aveva
trovata coperta solo con un asciugamano, pronta per farsi la doccia. L’ha portata
in camera e l’ha violentata con le dita perché la bambina non era sufficientemente
sviluppata. E’ iniziato quindi l’inferno per la bambina e la morte per la mamma.
Hanno dovuto fare un intervento chirurgico per riparare le lesioni e un intervento
psicologico molto lungo.
La Polizia ha ricevuto 2.171 denunce nel 2003 per delitti di tipo sessuale, di cui 678 erano violenze carnali. Nel 60% dei casi si tratta di bambine. Nel primo trimestre del 2004 sono già 231 i casi di violenza denunciati (ma quanti quelli non denunciati per paura, vergogna, timore...), mentre l’Istituto di medicina legale é intervenuto in 1.377 casi di aggressione sessuale fino al mese di maggio 2004. Nel 2003 lo stesso istituto ha contabilizzato 2.886 casi di violenza sessuale, la maggior parte dei quali nei confronti di minorenni tra gli 11 e i 17 anni. La seconda percentuale più alta riguarda i minori di 10 anni.
Colpevoli di questi atti sono per la maggior parte persone conosciute e poi, via via, il fidanzato, un famigliare e solo all’ultimo posto uno sconosciuto. Si é registrato un grosso aumento dei delitti a radice sessuali avvenuti all’interno della famiglia stessa. Molto spesso le violenza escono alla luce solo dopo alcuni anni, quando le persone colpite arrivano alla tappa dell’adolescenza.
Queste mostruosità non riguardano solo bambine, ma anche bambini.
I casi in cui le persone colpevoli di questi atti aberranti vengono catturati e condannati non sono molti e questo é uno dei tanti aspetti di questa tragedia che coinvolge i tribunali, la polizia e le stesse famiglie.
Molto spesso bambine molto piccole, come il caso di Rosa che nel 2003 fece il giro del mondo per essere rimasta incinta a 9 anni a seguito di una violazione subita in Costarica dove viveva con la famiglia immigrata, restano incinta dopo essere state violentate da sconosciuti o spesso da un proprio famigliare ed attualmente in Nicaragua si é aperto un grande dibattito sul mantenere o meno la figura giuridica dell’Aborto Terapeutico che, per ora, non é penalizzato dal Codice Penale. Questa figura giuridica prevede la possibilità di aborto in caso di grave pericolo per la madre o di grave deformazione del feto e solo su richiesta della madre stessa o dei genitori (in caso in cui sia minore d’età) e previa approvazione di un’équipe di tre medici che constatano il reale pericolo. In questi giorni é però in corso la discussione in Parlamento sul Nuovo Codice Penale e le forze legate alla Chiesa Cattolica e a quella evangelica stanno facendo pressione affinché venga punita qualsiasi forma di aborto e permessa solo in caso di estremo pericolo di morte della madre. Quest’anno, il 8% della nascite in Nicaragua provengono da bambine tra i 10 e i 14 anni e molto poco si parla di cercare d’intervenire sul terrificante fenomeno, sulle sue cause ed anche sull’aumento della repressione e della pena per chi commette questo tipo di delitto.
La Red de Mujeres Contra la Violencia, il Movimiento Autonomo de Mujeres ed altre realtà che lavorano da anni sulla tematica della difesa della donna, dei suoi diritti e contro la violenza nei loro confronti, si sono presentate al Parlamento dove era in discussione l’approvazione del nuovo Codice. "L’età delle bambine deve essere presa in considerazione come causale per sostenere l’interruzione della gravidanza. Il numero di bambine abusate sessualmente e che restano incinta é altissimo e porta danni gravissimi. Prima di tutto sono bambine e non le si può obbligare a portare avanti una gravidanza forzosa. Crediamo che la tematica dell’aborto deve restare com’é e contemplare la possibilità di prendere in considerazione l’età della bambina. Dei 191 paesi che fanno parte della ONU, solo 17 non permettono l’aborto e di questi, 5 sono dell’America Latina. Se passasse la posizione dei gruppi antiaborto, il nostro paese resterebbe isolato e metteremmo a rischio la vita delle donne, adolescenti ed ora, anche delle bambine" hanno detto Ana Maria Pizarro e Juana Jiménez, esponenti di questi movimenti.
Elizabeth De Rojas della Alianza Evangelica ha invece sostenuto che la figura dell’aborto terapeutico deve scomparire per sempre. "Con il progresso tecnologico" - ha detto - "é possibile salvare la vita della madre e del figlio/a. Per come é strutturato oggi, l’aborto terapeutico permette di uccidere vite inermi. L’aborto deve essere praticato solo in casi estremi debitamente giustificati e deve avvenire previa autorizzazione di tre medici specialisti del Ministero della Sanità. Se una minorenne é in grado di rimanere incinta vuol dire che il suo corpo é anche in grado di resistere ad una gravidanza. Chiaro, con tutte le cure ed attenzioni mediche".
A livello di Asamblea Nacional, i vari partiti non si sono ancora espressi chiaramente, se non attraverso dichiarazioni di singoli deputati e quindi, l’esito della votazione é quanto mai incerto. Non é da escludere che le pressioni della Chiesa cattolica, ancor di più in un periodo elettorale come questo, possano far pendere la bilancia dalla parte dei movimenti antiabortisti.
Intanto da più parti vengono rese pubbliche prese di posizioni di varie personalità. Di seguito un’interessante esposizione di Monica Zalaquett, giornalista ed attivista del Centro para la Prevencion de la Violencia - CEPREV.
"Basta con il cinismo"
Di nuovo gli occhi inquisitori sono diretti al ventre ingrossato della bambina di 11 anni, mentre la pudica mano della censura patriarcale nasconde l’organo del padre che l’ha violentata. Nuovamente il peccato si trova nel ventre femminile, nello scandalo impronunciabile, nel ventre che cresce. E i saloni si riempiono di accese polemiche contro l’aborto, mentre la salute della bambina, il suo dolore e il suo futuro restano confinati in un angolo.
Perché lo scandalo si concentra sulla bambina incinta e non su chi l’ha violentata? Se così fosse saremmo occupati a discutere sul perché accadono tante violenze e nelle risposte troveremmo le forme per prevenire questi atti.
Invece, la casta cittadina si appresta a vigilare da vicino la gravidanza, a lanciare grida e organizzare marce nel caso in cui i medici o i famigliari si pronuncino a favore dell’aborto terapeutico. Gli occhi dell’inquisizione vigilano da vicino la bambina, mentre chi l’ha violentata resta lontano dalla condanna dell’opinione pubblica, dell’accusa e della condanna. Nemmeno una parola su di loro, solo quella di monsignor Hombach, che si é opposto al silenzio della chiesa con una valorosa domanda: "TOLLERANZA ZERO PER CHI HA ABUSATO".
Il discorso é questo. Le persone che reclamano che a ogni bambina violentata e messa incinta si aggiunga il trauma della gravidanza imposta, con un’alta possibilità di perdere la vita, ignorano la causa della sua tragedia. Di questo preferirebbero non parlare, non é l’oggetto del loro interesse. Queste persone seguono con una lente d’ingrandimento l’esito della gravidanza, ma non pensano minimamente di condannare i colpevoli, chiedere leggi dure o aprire le porte dell’impunità dietro le quali si nascondono i violentatori.
Per questi nuovi crociati vale la libera decisione degli uomini di schiacciare il corpo e l’anima di queste innocenti, ma non il diritto alla protezione della dignità umana di questa bambina che, una volta incinta, dovrà subire la tortura di essere il centro del morbo collettivo e l’ostaggio degli interessi politici e religiosi che approfittano della sua disgrazia.
Ricordiamo alcune verità. L’abuso non é un’eccezione, é la regola. Cioè é generalizzato e ogni giorno appaiono casi tremendi alla televisione e si producono tante gravidanze infantili o di adolescenti.
L’abuso sessuale é l’espressione massima della violenza patriarcale e il prodotto naturale della cultura autoritaria, che promuove la credenza che i corpi e le vite delle donne sono proprietà del maschio e sono destinati a servire, accogliere, soddisfare in tutti i modi il soggetto uomo.
Qualche lettore crede ancora alla storia che questi aberranti esseri sono persone strane, che appaiono ogni tanto per attaccare una vittima che ha avuto la sfortuna di cadere nelle sue mani?
Se vediamo le statistiche della Polizia vediamo che una di ogni cinque femmine e uno di ogni nove maschi é vittima di questi abusi, ma le statistiche non contemplano tutte le persone che restano zitte e questi tipi di delitti solitamente non si denunciano. Secondo le nostre indagini almeno una di ogni tre femmine e uno di ogni cinque maschi sono vittime di qualche forma di abuso, la maggior parte dei quali avvenuti in famiglia da parte di qualche famigliare..
Vediamola in un altro modo. L’abuso non é penalizzato socialmente, ma convalidato dal silenzio. Viviamo sotto la cultura dell’abuso di potere e ne facciamo parte anche noi donne che molte volte partecipiamo come complici, non solo per soldi o per non perdere la sicurezza o il sentimento di forza che dà il fatto di vivere accanto a un uomo, ma perché siamo condizionate famigliarmente e socialmente a gratificarlo in qualsiasi modo, anche giustificando l’abuso nei confronti della propria figlia. Nelle loro menti annebbiate prevale a livello di famiglia il sacro diritto maschile all’abuso di potere (originalmente "pernada" e cioè il diritto dei Signori in epoca feudale a passare la prima notte con la sposa vergine di un uomo del popolo).
Gli uomini sono arrabbiati e frustrati. Le donne stanno cambiando velocemente. Escono di casa, lavorano quando loro sono disoccupati, a volte guadagnano di più, vogliono decidere, chiedono di più e fanno sentire le proprie voci. Loro però continuano a pensare come prima, sentono che viene messo in discussione un ordine sacro e non possono tollerare l’insubordinazione a questo paradigma e alla loro vecchia mentalità. Per questo, sempre di più, le aggrediscono, le uccidono e le violentano. Per questo si lanciano su esseri ancora più indifesi come bambini, bambine ed adolescenti.
In Spagna ed Argentina i governi sono allarmati e preoccupati ed hanno deciso di considerare il problema della violenza interfamigliare come un caso di Stato e stanno concertando strategie di politica pubblica.
Hanno visto il tema come un problema di diritti umani, salute pubblica e sicurezza cittadina e secondo me, é ormai anche un fatto di pace sociale. C’é una guerra contro i deboli che ha come scenario la famiglia e in Nicaragua non possiamo continuare ad ignorarlo
07.07.2004
Collettivo Bellaciao