Home > Nicaragua : scontro aperto
Giorgio Trucchi
"Se ne riparlerà dopo le vacanze". Questa é stata la decisione dei deputati che
stavano iniziando la discussione sul nuovo Codice di Procedura Penale. Troppe
le divergenze anche all’interno degli stessi gruppi parlamentari, troppe le pressioni
esterne.
Fuori dalla Asamblea Nacional si é quasi arrivati alle mani tra i differenti
gruppi anti e pro aborto.
Da una parte i settori religiosi che hanno mostrato scene apocalittiche con immagini
di feti atrocemente sanguinolenti e dall’altra i settori a favore dell’aborto
terapeutico che accusavano i primi di doppia morale e di voler attaccare la laicità dello
Stato come recita la Costituzione nicaraguense.
All’interno dell’Asamblea, poco prima della sospensione della seduta, gli stessi
gruppi si sono poi affrontati anche a colpi e ad una gara a chi esponeva più cartelli
sulle vetrate dell’emiciclo parlamentare.
Dal punto di vista dei partiti la confusione é totale.
Da sempre, anche durante il periodo sandinista negli anni ’80, il tema dell’aborto viene sempre toccato con estrema cautela data l’enorme religiosità della popolazione nicaraguense e la grande influenza che la chiesa ha all’interno della società.
Il Partido Liberal Constitucionalista (PLC) traballa tra posizioni "permissive", come quelle di alcune donne del partito che propongono di mantenere la figura dell’aborto terapeutico come é attualmente e di ritoccare alcune disposizioni. Queste ultime riguarderebbero la triade di dottori che dovranno accertare lo stato di grave pericolo per la madre e che dovrebbero essere specialisti ginecologi-ostetrici del Ministero della Sanità e non, come ora, anche di cliniche private. Altre sono invece le posizioni maggioritarie all’interno del partito di Alemàn dove é già emersa la posizione di restringere il più possibile le possibilità di aborto e di aumentare a 20 anni di carcere la pena per le donne che abortiscono e per i medici che effettuano l’intervento.
Sulle stesse posizioni i deputati di Camino Cristiano e di alcuni del gruppo parlamentare degli Azul y Blanco.
Equivoca, infine, la posizione del Frente Sandinista. Secondo Walmaro Gutierrez, deputato sandinista, il loro gruppo non vuole la depenalizzazione dell’aborto ed accetta il fatto che l’aborto terapeutico debba continuare ad esistere per i casi in cui la vita della madre sia a rischio. Non viene però chiarito che cosa il FSLN propone nei casi in cui la persona incinta sia una bambina molto piccola che ha subito una violenza e che, oltre al trauma, dovrà affrontarne un altro con la gravidanza (stiamo parlando di bambine dai 9 ai 12-13 anni). Alla fine sembra che il vero intoppo tra i deputati sia la determinazione della pena da applicare a chi abortisce e a chi effettua l’aborto.
Su un punto sono tutti d’accordo: le donne che abortiscono non all’interno dei parametri che verranno decisi devono avere condanne più dure. Il FSLN propone di aumentare da 1 a 3 anni (com’é attualmente) a 3 e 5 anni.
Come detto, molti liberali puntano addirittura a 20 anni per equiparare l’aborto con l’omicidio.
Questa posizione del Frente Sadinista lascia perplessa più di una persona e non é difficile pensare che dietro a tutto ciò esista il tentativo di mantenere vivo il nuovo processo di riavvicinamento e di pacificazione con la Chiesa Cattolica anche in vista delle future elezioni (novembre 2004 e novembre 2006).
Ultimo passo di questo processo é stata la richiesta di perdono (non scusa, ma perdono) che Daniel Ortega ha fatto a Mons. Carballo durante la messa per ricordare i caduti durante la liberazione di Jinotepe nel 1979.
Scendono in campo anche i medici. Alcuni rinomati ginecologi-ostetrici si sono già pronunciati in difesa dell’aborto terapeutico dicendo che eliminando questa figura si impedirà di salvare molte donne dalla morte.
In Nicaragua gli indici di mortalità materno-infantile sono altissimi, soprattutto nella zona rurale del paese.
In tutto questo dibattito si sta invece parlando molto poco di prevenzione e di strategie per evitare che aumenti in modo sconsiderato, come é successo negli ultimi anni, il fenomeno della violenza contro le donne e soprattutto contro le bambine. Prevenzione anche attraverso strumenti come l’educazione scolastica, cosa che ad esempio l’anno scorso é stata impedita da parte dei settori religiosi legati al Ministero dell’Educazione che hanno vietato l’utilizzo del manuale di
Educazioine Sessuale per maestri.
09.07.2004
Collettivo Bellaciao