Home > Non violenza e pacifismo non sono la stessa cosa
Non violenza e pacifismo non sono la stessa cosa
Publie le venerdì 27 febbraio 2004 par Open-PublishingIn questi giorni di pacifisti pronti a "schiaffoni umanitari" e non violenti remissivi disposti a qualsiasi umiliazione del principio della pace per un malinteso senso della lealtà, che li porta addrittura a rinunciare in anticipo, "perché pacifisti", a qualsiasi lotta in difesa dei principi che sostengono, credo che qualche precisazione sia opportuna. Credo anche che altre vie siano possibili tra questi due estremi: un’altra pace è infatti possibile, lottando in prima persona, senza astenersi né in
Parlamento, né
nelle piazze.
Non amo la violenza e la combatto ogni giorno. Mi dà un fastidio enorme l’esibizione della forza della muscolatura striata piuttosto di quella delle circonvoluzioni cerebrali. Sono le argomentazioni e la comunicazione che cambiano il mondo, perchè cambiano gli uomini dall’interno conquistandoli.
Sono un non violento convinto, molto convinto, profondamente convinto, ma...non sono un pacifista.
Vedo molta confusione tra i due termini che vengono usati disinvoltamente come sinonimi, sbagliando. Pacifismo non è astensione dalla lotta, non significa remissività e accettazione delle posizioni dell’avversario. Perché così facendo si facilita la guerra e non la pace.
Solo la lotta dura, continua e senza requie nei confronti degli avversari può consentire l’emergere della verità. La verità assoluta infatti non è di nessuno, se non nell’assoluto che ci sovrasta, per chi crede. Nell’assoluto che è oltre le nostre persone fisiche, che cammina vicino a noi, per chi non crede.
La verità è detenuta solo in parte da ciascuno di noi e, anche nell’ipotesi che la verità sia dalla nostra parte, non lo sarà mai del tutto per il solo fatto che il nostro avversario, che comunque continuerà a pensarla in modo diverso da noi, continuerà ad esistere.
Questa è la differenza tra lotta non violenta e lotta violenta (guerra): la seconda distrugge fisicamente l’avversario senza cambiarlo, la prima lo preserva e cerca di cambiarlo.
Ma lo combatte e lo affronta con determinazione senza paura né esitazione alcuna. Le forme di lotta non violente potranno cambiare di volta in volta a seconda delle circostanze e dei momenti, come nel sindacato, nei movimenti, nelle scuole, nelle istituzioni. Ma la regola deve essere una sola: non violenza, sempre, dovunque e comunque.
E, badate bene, ciò non significa remissività o vigliaccheria. Di volta in volta potranno essere scelte forme di lotta come scioperi totali, scioperi bianchi, boicottaggi, sit-in, occupazioni simboliche e ogni forma che possa attirare l’attenzione dei cittadini sulle contraddizioni che sono costretti a vivere, sull’oppressione che li sfrutta e li limita nel consenso e nella partecipazione.
Dunque in una occasione come quella di una pace in Iraq venduta e comprata più volte a seconda delle circostanze dalle più svariate forze politiche si dovrà fare di tutto per ottenere:
– il voto contro il rifinanziamento della missione italiana in Iraq;
– il ritorno degli americani a casa;
– la restituzione all’Onu del suo ruolo di attore principale come garante della pace in Iraq e nel mondo.
Quindi tutto ciò significa battersi contro l’America di Bush e il governo italiano di Berlusconi che ha mentito agli italiani e al Parlamento sul vero mandato della missione italiana a Nassirya.
Ma significa pure una lotta altrettanto dura nei confronti di chi nel
centrosinistra ha avuto cedimenti o peggio ha tradito impegni presi in precedenti manifestazioni sulla pace, come in occasione della vergognosa astensione dal voto dell’Ulivo nell’aprile del 2003.
La manifestazione del 20 marzo non è "genericamente" sulla pace, ma è specificatamente "per il ritiro della truppe italiane dall’Iraq".
Chi verrà alla manifestazione verrà perché condivide questo obbiettivo e questo impegno sempre e dovunque, sia fuori, che dentro le istituzioni, coerentemente.
Ma da non violenti sapremo ricordare a chi dovesse venire alla
manifestazione dopo aver tradito troppe volte in passato a nostra fiducia e quella dei militari italiani mandati là con un mandato equivoco dell’opposizione (sì , anche l’opposizione ha un ruolo cruciale nell’indicare una direzione, appoggiando o meno un mandato alle sue truppe), insomma sapremo ricordare ai politici trasformisti che dovessero venire alla manifestazione che cosa sia quella guerra.
Come? In due modi che coincidono alla fine in uno solo...
Il primo è semplice. Ci stenderemo in migliaia e migliaia per terra con la nostra bandiera della pace a coprirci come un sudario per ricordare TUTTI i morti, a cominciare dagli iracheni, per passare poi a quelli curdi e arrivare ai soldati di tutte le missioni, tutti, compresi i ragazzi americani che come in Vietnam già si domandano sempre più spesso "perché"?
Come, allo stesso modo, se lo domandano addirittura i carabinieri sulla prima pagina del loro settimanale di novembre-dicembre: "perchè?".
Di Berlusconi sappiamo la risposta, ma voi?
Già perchè Fassino, perchè D’Alema, perchè Boselli, perchè Rutelli? Perchè?
E qui daremo significato alla seconda parte della nostra protesta.
Come?
Esattamente come prima. Ci stenderemo a migliaia e migliaia per terra per ricordare quei morti, ma questa volta non a caso, bensì davanti ai piedi di Fassino, Rutelli, D’Alema, Boselli in modo che abbiano la possibilità di calpestare noi e le nostre bandiere della pace strette al petto, come tante volte ci hanno ignorato e calpestato insieme alla pace per ragioni inconfessabili.
Non è più possibile venire alle manifestazioni giurando e spergiurando impegni per la pace come già fecero prima dell’astensione nel 2003. Ora avranno libertà d’accesso alla manifestazione del 2004, certo, nessuna esclusione, nessuna aggressione, ci mancherebbe! Ma dovranno camminare sui
nostri corpi e sulle nostre bandiere. Io non muoverò un dito per
impedirglielo..Anzi li inviterò a procedere su di me senza esitazione. Ma almeno che tutti sappiano e che tutti vedano una volta tanto rappresentato, e dal vivo, il loro modo di concepire società civile, movimenti e pace: res nullius da calpestare secondo convenienza.
Se a qualcuno questa determinazione potesse sembrare troppo dura, costui sappia che questa stessa ferma volontà di manifestare, nel senso più puro del "rendere manifesto" un sorpruso od una illegalità con gesti simbolici non violenti, ma con grande forza evocativa, era di un certo Ghandi.
La verità non è di nessuno, diceva il Mahatma, la verità si deve conquistare in una lotta continua con l’avversario. Chi si astiene su una guerra preventiva, fondata su prove false, voluta irridendo l’Assise dei popoli, l’ONU, e finalizzata ad interessi economici sempre più evidenti, politicamente, di fatto, è come se votasse a favore della guerra, di quella guerra.
Una volta abbiamo scritto: "Caro Ulivo, lieve procedi perché è sui nostri sogni che tu cammini"... Oggi, invece, in nome della pace dobbiamo, siamo costretti a dire: caro Ulivo, comunque procedi, anche sui nostri corpi, se questo ti può far cambiare idea e far votare no al rifinanziamento di una missione ingiusta e pericolosa per l’Italia, per l’Europa e per la pace di tutto il mondo. Ben piccola cosa sarà il nostro dolore sotto i piedi altrui rispetto a quello di chi muore ogni giorno o perde fratelli, figli, padri,
madri, sorelle e figlie.
Perché a tutti sia chiaro che il nostro spirito è limpido, nonostante la determinazione a batterci con mezzi non violenti per questo fine di pace, salutiamo tutti coloro che verranno alla manifestazione della pace del 20 marzo a Roma con una epigrafe, parafrasando le parole di Piero Calamandrei scolpite sulla stele di Boves dove furono trucidati dai nazifascisti in un’altra guerra tanti innocenti...
L’AVRETE LA NOSTRA RISPOSTA O VOI TUTTI CHE PROPAGANDATE LA GUERRA
COME L’AVRETE ANCHE VOI TUTTI CHE NON LA CONDANNATE...
...E L’AVRETE SOLTANTO COL SILENZIO DEI CALPESTATI (TORTURATI)
PIU’ DURO DI OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI SI ADUNARONO
PER DIGNITA’ NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO
SU QUESTE STRADE SE VORRETE TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI RITROVERETE
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
POPOLO SERRATO INTORNO AL MONUMENTO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE
RESISTENZA
Quel giorno diremo.
Caro Fassino, per dignità e non per odio siamo convenuti a Roma.
E a Prodi soltanto: un’altra pace è possibile, basta volerlo. Anche a te caro Prodi diciamo che noi qui siamo convenuti per dignità e non per odio: e voi?
Libertà, eguaglianza, solidarietà
Resistenza civile sempre