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Non voterò mai più un governo di guerra
Publie le lunedì 6 settembre 2004 par Open-Publishing1 commento
A che serve una coalizione «democratica» che mantenga l’Italia nel sistema di guerra?
di NELLA GINATEMPO *
Parto da questa affermazione come da una base apparentemente ovvia, con la coscienza forte di un elemento etico non negoziabile su cui non sono possibili scambi politici (come sul corpo delle donne). Per governo di guerra non intendo solo l’attuale, naturalmente, ma anche la sua versione subdola e melliflua di cui il futuro governo Prodi rischia di essere un replay. Nel `96, solo otto anni fa, si era già affermato l’Ulivo, carico di promesse di pace: il pulmino di Prodi aveva girato l’Italia convincendo gli italiani a cacciare Berlusconi, Rifondazione gli aveva dato credito e il patto di desistenza aveva prodotto una vittoria elettorale. Il governo Prodi disattese le promesse, prima nel campo dei diritti sociali, poi nel campo della guerra: fu Prodi a firmare l’activation order per le basi italiane che avrebbero partecipato alla guerra umanitariacontro la Jugoslavia. Di questa guerra non si è pentito nessuno tra i leader dell’attuale gruppo dirigente Ds e Margherita o ex-Ulivo, qualcuno se ne è vantato in un libro molto istruttivo come D’Alema, altri continuano a difenderla come una giusta e triste necessità come Veltroni e Prodi, pochissimi l’hanno criticata e si sono autocriticati come Occhetto e Cofferati.
Questo per me significa che nel momento in cui o l’Occidente minacciato sotto la guida di Kerry, oppure il Consiglio di sicurezza dell’Onu o il Patto Atlantico secondo la più recente versione del Concetto Strategico varata da Clinton e D’Alema nel ’99, chiameranno ad una nuova «missione di pace», con l’uso delle nuove portaerei, nuovi aerei e nuovi carri armati, l’Italia sarà pronta a partire, come ha già fatto in Afghanistan con il consenso del centrosinistra, come continua a fare in Iraq, senza l’adeguata opposizionedel centrosinistra. Ci stiamo preparando, nell’ambito della guerra globale permanente, non al disarmo ed alla nascita di una strategia alternativa per il disordine del mondo, bensì al riarmo, come testimoniano tutte le scelte del centrosinistra, dal liberismo del commercio di armi, all’aumento delle spese militari, all’appoggio incondizionato al nuovo modello di difesa con l’esercito europeo, gli Eurofighter e la nuova portaerei d’attacco Cavour.
In modo subdolo e mellifluo la Costituzione nel suo articolo 11 è stata aggirata, le scelte filoatlantiche si traducono in nuovi piani generali di militarizzazione del territorio italiano con lo spostamento del comando navale della Nato a Napoli, l’allargamento di numerose basi militari nel Sud, il nuovo porto militare di Taranto, gli ampliamenti di Camp Darby e Livorno, della Maddalena e di Sigonella. Kerry appoggia il Muro di Sharon e la lotta al terrorismo attraverso la guerra, compresa l’occupazione dell’Iraq: Fassino e Rutelli plaudono a Kerry e dimenticano assolutamente di essere stati giustamente contestati dalle più grosse manifestazioni pacifiste in Italia. Noi che tanto ci siamo impegnate/i in questi anni per ricostruire il movimento per la pace in Italia, dopo le devastazioni di coscienza e il disorientamento seguito alla guerra umanitaria, non possiamo avere fiducia oggi nei rappresentanti di questa sinistra. Perché si parla ancora di primarie? Le primarie le abbiamo già fatte il 15 febbraio del 2003 e poi il 20 marzo del 2004 e ancora più di recente il 4 giugno contro Bush e la sua guerra.
Più di 7000 manifestazioni contro la guerra nel 2004 solo in Italia, sparse nei territori, e circa 3 milioni di bandiere arcobaleno appese ai balconi durante la campagna contro la guerra in Iraq. Non bastano questi segnali? E’ necessario costruire ancora altri teatrini, dove magari poter controllare il «pubblico elettore», far esprimere i sindacalizzati, gli iscritti ai partiti e alle associazioni leader o i loro rappresentanti ? Si perde di vista la cosa essenziale, l’unità del popolo di cui parlava Pasolini, la connessione sentimentale di cui parlava Gramsci, il movimento reale che muta lo stato di cose presenti di cui parlava Marx. Volete un programma contro la guerra senza Se e senza Ma? Il movimento l’ha indicato, tanto che l’opinione pubblica ne è rimasta davvero contagiata.- Ritiro immediato delle truppe dall’Iraq. No alle missioni militari/ interventi sostitutivi con i corpi civili di pace, non militarizzati, e con la diplomazia dal basso. - No alle spese militari e al riarmo/ Sì alle spese sociali ed alla cooperazione sociale - No all’esercito europeo e ai nuovi armamenti/ Sì all’Europa del disarmo, della cooperazione internazionale e dell’accoglienza- No al commercio e produzione di armi/ Sì ai progetti di riconversione produttiva - No alle basi miitari Usa e Nato in Italia/ Sì ai progetti di conversione ad uso civile dei territori militarizzati.
Sarebbe una insopportabile frustrazione politica, in grado di generare disperazione e riflusso, avere un governo che finge di essere pacifista a parole e poi disattende questi punti nella sostanza.Viceversa sarebbe una vittoria insperata riuscire a condizionare il futuro governo con degli apriori, cioè delle garanzie di programmi e impegni veri su cui ci si accorda PRIMA di qualunque accordo elettorale o di governo futuro. PRIMA perché la pace non è negoziabile: il ripudio della guerra o c’è o non c’è. O esso diventa scelta di allocazione delle risorse e dei territori, scelta di diplomazia e di politica estera, rete di relazioni vere coi popoli soggetti all’oppressione del capitalismo globalizzato e delle sue guerre, oppure è solo propaganda, gioco tra leaders che si parlano in politichese (avete notato che sono tutti maschi?) e soprattutto annunciato fallimento.
La nostra storia recente ci insegna che il ritorno al potere di Berlusconi è stato preparato dalla mancanza di alternativa costituita dai governi di centrosinistra. Il fallimento, l’insufficienza, il deficit di una cultura e di una politica dell’alternativa alla guerra ed al neoliberismo ha prodotto il tramonto di quel centrosinistra, l’assenteismo elettorale del popolodella sinistra e la conseguente vittoria elettorale di Berlusconi. Allora oggi qual è la priorità politica? E’ assicurarsi che ci sia una vera alternativa. Ma ciò che manca è la volontà politica di realizzare una alternativa, da parte del ceto maggioritario del centrosinistra. Una mancanza che è esistenziale, un tratto culturale, antropologico, profondo, che genera una impossibilità di cambiamento e una tendenza inevitabile al trasformismo, alla fumosità, all’astrattezza. La generosità politica delle forze del 15%, come si indicava nel primo articolo di Asor Rosa, che più da vicino hanno rappresentato in questi ultimi anni le istanze del movimento per un altro mondo possibile, non sarà sufficiente, se non trova una nuova leva per sollevare il macigno della politica. E la nuova leva non può che essere l’entusiasmo, l’energia, la fiducia, l’attivismo, il protagonismo di lotta di milioni di persone che possano davvero identificarsi in una prospettiva ed in una piattaforma di vera alternativa.
Io rifletto sulla mia esperienza di partecipazione politica. Il mio rinnovato impegno in questi anni di movimento è dovuto ad una esigenza etica irrinunciabile: non posso accettare di vivere in un mondo che normalizza la guerra. Non sappiamo che farcene di un governo o di una coalizione democratica che mantenga la guerra nella storia e l’Italia nel sistema di guerra. Se non viene fuori un altro governo possibile io non lo voterò, e non credo di essere la sola.
* Tavolo Bastaguerradei Socialforum
Messaggi
1. > Non voterò mai più un governo di guerra, 6 settembre 2004, 22:10
CARA NELLA,
CONDIVIDO MOLTISSIMO IL TUO ARTICOLO, IN PARTICOLARE QUANDO TI RIFERISCI ALLA QUESTIONE DELLE PRIMARIE.
A QUALE TRADIZIONE, A QUALE CULTURA, DEL NOSTRO POPOLO APPARTIENE QUESTO MODO DI PARTECIPAZIONE?
LA SUBALTERNITA’ ALLA CULTURA YANKEE SI VEDE ANCHE DA QUESTO?
UNA SINISTRA CHE NON VOGLIA DEFINITIVAMENTE PERDERE LE SUE RADICI DEVE BATTERSI PER RITORNARE AL PROPORZIONALE, NON SOLO NELLE VOTAZIONI MA ANCHE NEI LUOGHI DI LAVORO,
UNA TESTA UN VOTO!
SE VOGLIAMO ESSERE CREDIBILI QUANDO PARLIAMO DI BILANCI PARTECIPATIVI E DI PERCORSI DEMOCRATICI NON POSSIAMO CHE RITORNARE AL PROPORZIONALE E FARE UNA BATTAGLIA COERENTE IN OGNI LUOGO.
LA VIA DEL SOCIALISMO, LA RIFONDAZIONE DI UNA PRATICA COMUNISTA OLTRE CHE TEORICA DEVE AVERE AL SUO FONDO LA PRATICA DELLA DEMOCRAZIA.
GIUSTAMENTE RICORDI GRAMSCI!
LE NOSTRE RADICI SONO LI SIA PER LA SCISSIONE DAI SOCIALISTI CHE VOTARONO I CREDITI DI GUERRA CHE PER LA DEMOCRAZIA CONSIGLIARE, SONO FIGLIO DI QUESTA CULTURA.
A FERRAGOSTO QUANDO SONO STATO A CARACAS COME OSSERVATORE INTERNAZIONALE PER IL REFERENDUM REVOCATORIO HO SCOPERTO CHE ANCHE IN VENEZUELA ESISTONO CIRCOLI BOLIVARIANI DEDICATI AD ANTONIO GRAMSCI. VISTO CHE IN ITALIA LA SINISTRA MAGGIORITARIA E’ DIVENTATA PRESIDENZIALISTA ( A QUALE BAGAGLIO CULTURALE APPARTIENE QUESTA CONCEZIONE?)
VEDI LA TORNATA DI STATUTI REGIONALI VOLUTI FORTEMENTE DAL CENTROSINISTRA, PERCHE’ NON PROPONIAMO ANCHE NOI UN REFERENDUM REVOCATORIO DOPO DUE ANNI COSI’ COME LO PREVEDE LA COSTITUZIONE BOLIVARIANA?
CHE LA PRIORITA’ OGGI SIA CACCIARE BERLUSCONI E COSA CHIARA A TUTTI, MA DEVE ESSERE ALTRETTANTO CHIARO CHE TUTTA LA LEGISLAZIONE VOLUTA DAL GOVERNO DELLE DESTRE VA BUTTATA, CANCELLATA.
QUESTO NON SI FARA’ IN UN GIORNO MA SU QUESTO CI DEVE ESSERE CHIAREZZA: DALLE QUESTIONI CHE TU ELENCHI, CHE SONO TUTTE SACROSANTE, ALLA LEGGE 30, ALLA LEGGE SULLA FECONDAZIONE ASSISTITA, ALLE PENSIONI, AL PDEF,ALLA LEGGE URGENTISSIMA SULL’INFORMAZIONE E CONTRO I MONOPOLI DI QUESTA. LE UOVA AL CANCELLIERE TEDESCO DOVREBBERO FAR RIFLETTERE ANCHE I NOSTRI DIRIGENTI DELLA SINISTRA ITALIANA, CHISSA’ CHE NON SIAMO ANCORA IN TEMPO?
SERGIO RUGGIERI