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Notizie centroamericane

Publie le martedì 14 settembre 2004 par Open-Publishing

1. Guatemala

Il governo rompe la tregua con le organizzazioni indigene e contadine. 9 morti durante lo sgombero di un terreno occupato.

Il 31 agosto 800 poliziotti hanno fatto irruzione nella finca Nueva Linda, dipartimento di Rethauleu per sgomberare i contadini che da un anno stavano occupando per protestare contro la sparizione di uno degli amministratori della finca. Con gli occupanti hanno solidarizzato altre venti comunità della zona, circa 1800 contadini si sono riuniti per affrontare la polizia in tenuta antisommossa. Tra di loro alcuni erano armati ed é iniziato il conflitto a fuoco. Alla fine del tragico scontro il risultato é stato la morte di 6 contadini e tre poliziotti, lo sgombero della finca e la distruzione delle case, date alle fiamme con gli averi dei loro abitanti.
Con questo sgombero il governo viola la tregua con le organizzazioni contadine e indigene stabilita con queste in una negoziazione l’8 giugno scorso. Gli accordi firmati da entrambe le parti prevedevano una quiete di tre mesi, quindi fino all’8 settembre, in cui il governo non avrebbe attuato sgomberi e le organizzazioni non avrebbero indetto scioperi o manifestazioni pubbliche.

Non solo gli accordi sono stati violati ma anche in maniera molto grave, con una violenza tale che non si era ancora riscontrata negli sgomberi incorsi nei mesi passati.

Costernazione della società civile, nella paura di tornare ad un clima di terrore appartenente agli anni della guerra della civile, ma che in realtà, anche dopo gli accordi di pace firmati nel 96, non é stato mai riassorbito. Le organizzazioni hanno risposto oggi con una manifestazione a Città del Guatemala, lamentano il fatto che non ci sia una via d’uscita al problema agrario se il governo continua a cercare la soluzione negli sgomberi violenti; bisogna invece parlare di Riforma Agraria, perché altrimenti si rischia di cadere in una escalation di violenza. La stessa Polizia Nazionale ha lamentato il fatto di essere inviata allo sbaraglio ad affrontare la stessa popolazione civile che dovrebbe invece difendere. Per la prima volta la Polizia Nazionale reagisce alle direttive del governo e minaccia uno sciopero di un giorno se non avrà’ ulteriori garanzie sul lavoro da svolgere in merito alla questione agraria.

Guatemala (3 settembre 2004)

Il Procuratore per i Diritti Umani Sergio Morales indaga sui fatti di violenza incorsi il 31 agosto nello sgombero della finca Nueva Linda in Retaulheu.
Secondo testimoni, i morti tra i contadini sarebbero più di sei, infatti alcune persone
hanno dichiarato di aver visto al suolo molti corpi senza vita durante la fuga dall’incursione della polizia. Altri dichiarano di aver visto un trattore interrare dei corpi in una fossa comune e ricoprire le tracce. I proprietari del latifondo, dopo aver partecipato allo sgombero con le proprie guardie private che hanno aperto il fuoco sui contadini, hanno ripreso possesso della terra e insediato le proprie forze di sicurezza nella zona e fatto cancellare tutte le tracce dello scontro armato. Alcuni giornalisti, che avevano seguito lo sgombero sin dall’inizio, sono stati anch’essi aggrediti dalla polizia e privati di fotografie e filmati.

Il procuratore per i DDUU ha denunciato le forze di polizia per omicidio, aggressione, abuso di potere e lesioni, oltre che di esecuzione extragiudiziale di almeno un contadino, giustiziato a freddo dagli stessi poliziotti. Ieri la relazione del Procuratore é stata esposta nell’assemblea plenaria del Congresso della Repubblica, ma i partiti di maggioranza continuano a difendere l’operato della Polizia Nazionale Civile, che conta tre morti tra gli agenti, che avrebbero risposto al fuoco di alcuni contadini armati.

La Chiesa Cattolica, per voce dell’Arcivescovo Quezada Toruño esprime il pieno appoggio alle investigazioni e alle denunce della Procura per i Diritti umani, ribadendo la mal gestione dello sgombero effettuato dalle forze armate e la volontà di indagare sull’esistenza di fosse comuni e sulla sorte di 6 persone tra i contadini che risultano tuttora scomparse.

2. Honduras

Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras, COPINH

¡¡Per la libertá di Marcelino y Leonardo Miranda!!

¡La solidarietá internazionle!

Stimati Compañeros y compañeras:

Nel tempo vi abbiamo tenuti informati sulla situazione di repressione e violazione dei diritti umani verso membri delle comunità indigene, specialmente sul caso dei compagni

Marcelino Miranda y Leonardo Miranda, sequestrati, arrestati, torturati e condannati a
29 anni di carcere per difendere la territorialitá comunale, la loro cultura e per essere
membri del COPINH.

I compagni sono stati accusati di 6 delitti che si identificano come comuni, questo perché non si utilizzi il ricorso giuridico dei casi che hanno a che vedere con conflitti di terra e dei Popoli Indigeni.

Al momento i compagni sono condannati a 25 anni di carcere con l’accusa di assassinio ed a 4 anni per lesioni:

 La Corte di Appello di Santa Rosa de Copan, invece di riorientare il caso di condanna contro i nostri compagni Lencas del COPINH Marcelino y Leonardo Miranda, ha ufficializzato l’arbitrarietà del Tribunale di Gracias confermando i fatti, che non hanno sostegno probatorio, dove addirittura si contraddicono i referti periziali.

 La sentenza persiste violentando il processo, convalidando come prova la dichiarazione dei testimoni, le cui testimonianze furono ottenute senza convocazione né conoscenza della difesa e fuori dal periodo probatorio, contrario a quanto stabilito per legge.

 Le formalità, i diritti e le garanzie stabilite nella Costituzione della Repubblica, sulla presentazione ed esecuzione delle prove non sono osservate, nonostante ciò sia obbligatorio.

 Il caso di Lesioni, promosso contro i fratelli indigeni, ora é in fase in appello.

Per questi casi, pieni di manipolazioni, razzismo, falsitá ed illegalitá, il COPINH ha presentato il ricorso di cassazione alla Corte Suprema di Giustizia per revocare questa sentenza di condanna, ora si sta aspettando il responso ed é l’ultima instanza del diritto interno nazionale a cui poter ricorrere.

 L’accusa di presunte “lesioni e attentato contro la Sicurezza Pubblica della Policía Nacional Preventiva”, si era conclusa a favore dei compagni. Recentemente questa sentenza di assoluzione a favore dei fratelli Miranda é stata annullata dalla Corte Suprema di Giustizia, ciò significa che dobbiamo affrontare nuovamente il caso e ripetere il dibattito e la difesa del caso.

Per quanto sopra, stiamo facendo un appello di solidarietá a voi, compagne e compagni, chiedendovi di appoggiare con un’azione di denuncia ed esigendo la libertá di Marcelino y Leonardo Miranda.

COPINH: Bo. Lempira, Mpio. De Intibucá, Intibucá.
Honduras. CA.
Telefax: (504) 783-0817 / 16

copinhonduras@yahoo.es Bertaflores2001@yahoo.com

Vi mandiamo ora l’indirizzo ed il tel dell’Ambasciata di Honduras in Italia:
Embajador Luis Armando Bottazzi
Via Giambattista Vico no.40 interno 8
Segundo nivel 00196 Roma
Tel. 06-3207236
Fax 06-3207973
Email: embhon@tin.it

3. Honduras

Lo Statuto del Docente, una legge approvata nel 1997 é l’unica garanzia e difesa che ha il settore magistrale, ed ora é in serio pericolo. Gli impresari del paese hanno chiesto al Governo di derogarlo, come soluzione alle grandi proteste che da diverse settimane riempiono le strade honduregne di maestri e maestre che lottano per il rispetto dei diritti ottenuti, dopo anni di dure lotte, proprio con lo Statuto del Docente, per un salario più adeguato, per un rifiuto alle imposizioni del FMI (Fondo Monetario Internacional). Nell’auditorio dell’Università Autonoma, il magistero é riunito in assemblea permanente. Ai maestri si sono aggiunti intellettuali, dipendenti del Ministero della Cultura, musici, ecc., per protestare contro l’intenzione del governo di eliminare questo ministero tanto importante, quindi nell’università si respira anche aria di festa.

Tra i dirigenti magistrali ed il Governo ci sono già stati due tentativi di dialogo, entrambi terminati con il rifiuto dei maestri che ritengono le proposte del governo inaccettabili. In tutti questi giorni di protesta ci sono stati anche scontri tra manifestanti e forze antisommossa, con feriti ed arresti.

Il governo sta facendo una fortissima campagna per dare discredito ai maestri, utilizzando manovre sporchissime e bassissime. Per esempio nei radiogiornali nazionali, ogni 10 minuti, passano messaggi incredibili, gli stessi che occupano pagine intere dei quotidiani nazionali, del tipo: “I maestri dovrebbero insegnare anche la matematica dei loro stipendi, ora chiedono che il governo aumenti le tasse pensando solo al loro interesse personale” oppure “L’unico pranzo di molti bambini é quello che diamo nelle scuole, quindi ora con lo sciopero dei maestri, molti bambini soffrono la fame” e tanti altri con la chiara volontà di responsabilizzare le richieste dei dirigenti magistrali come conseguenza di ulteriori aumenti delle tasse e, cosa più grave, per la chiusura di istituzioni come il Ministerio della Cultura, la COHDEFOR (Corporación Hondureña de Desarrollo Forestal), la IHNFA (Instituto Hondureño de Niñez y Familia, piú o meno) ed altre, che una volta chiusi darebbero al governo la possibilità’ di avere i soldi per poter pagare gli aumenti salariali richiesti dai maestri. Ovviamente queste misure restrittive che includono la chiusura di molti di questi istituti, l’aumento delle tasse, del combustibile, ecc. erano misure già decise prima delle proteste del magistero, però il governo ora non lo ammette.
Oltre a questa delicata situazione tra il magistero ed il governo, ci sono altri settori che stanno protestando contro il governo oppure marciando per le strade del paese o dichiarando lo sciopero indefinito, ecc.

Proprio ieri, 30 giugno, é arrivata nella capitale la “Marcha por la Vida”, partita una settimana fa da Olancho, una regione ricca di boschi di legna pregiata e quindi supersfruttata dalle grandi imprese che tagliano, processano e vendono la legna. (Una delle più grandi imprese é proprio italiana!). La protesta é dovuta al fatto che la maggior parte di queste imprese lavora illegalmente e senza seguire le norme di legge, quindi indiscriminatamente si stanno tagliando anche alberi giovani e senza seguire nessun piano di sostenibilitá, con il benestare della polizia, delle autorità locali e nazionali e della stessa COHDEFOR. Proprio pochi giorni prima della Marcia, in Olancho sono scattati arresti per poliziotti corrotti che in cambio di soldi facevano passare i camion carichi di legna tagliata illegalmente e per dirigenti d! ella COHDEFOR, ma questi sono fatti che succedono da anni e quindi questa tempestività non ha stupito più di tanto.

Il movimento ambientalista di Olancho é molto forte e da anni sta lottando per difendere le proprie risorse, alcuni compagni hanno sacrificato la propria vita per una lotta che é impari, ma che attira sempre di più l’attenzione e l’appoggio nazionale ed internazionale

Quest’anno nella Marcia non si presenterà solo la scandalosa situazione di Olancho, ma parteciperanno delegazioni da tutto il paese per denunciare altrettante situazioni scandalose.

Arriveranno dalla costa nord atlantica per denunciare i grandi progetti turistici che distruggeranno gran parte della costa e che sfolleranno intere comunità negre che da secoli vivono lì, per costruire grandissimi complessi turistici a seguito di concessioni che il governo anticostituzionalmente ha dato ad imprese straniere (come “Bahia de Tela” a cui partecipa l’Italia).

Arriveranno dal centro del paese per denunciare lo sfruttamento delle imprese minerarie che, sempre a seguito di concessioni date dal governo ad imprese straniere, stanno contaminando le acque e quindi la vita della gente che vive in quelle zone.

Arriveranno dall’ovest sempre per denunciare un contratto minerario tra governo ed imprese straniere.

Arriveranno dal sud per difendere le distese di mangrovie e la loro biodiversità che sono in grave pericolo a causa dell’espansione dell’industria camaronera.
Arriveranno da tante altre parti del paese, perché l’Honduras é ricchissimo di risorse naturali e perché é sempre più forte lo sfruttamento specialmente da parte di imprese straniere e di multinazionali.

Altro settore in protesta é quello dei tirocinanti in medicina, internisti negli ospedali. Il governo ha cancellato il loro sussidio mensile ed ora la situazione negli ospedali é critica perché il loro contributo é fondamentale.

Nei giorni scorsi erano in sciopero anche i dipendenti dell’Hondutel, azienda della telefonia.

Oggi inizia anche la grande protesta della Coordinadora Nacional de Resistencia Popular che durerà due giorni, con l’occupazione totale della capitale. Il primo di maggio era stato stilato un documento con 12 punti in cui si richiedono risposte al governo sulle problematiche piú forti che stanno portando questo paese al tracollo. Tale documento é stato consegnato al governo dando come ultimatum la data del 30 giugno. Fino ad oggi, 01 luglio il governo non ha risposto.

Il Copinh (Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras) ha occupato la Corte Suprema di Giustizia per denunciare la decisione della Corte d’Appello di riconfermare la condanna a 25 anni per i due leaders indigeni di Montaña Verde, Marcelino e Leonardo Miranda, accusati pur essendo innocenti.

La Coordinadora, il magistero, i sindacati, gli ambientalisti, organizzazioni contadine e indigene, movimenti di tutti i tipi, stanno marciando per le vie della capitale, con presidi nei punti strategici della città. Nel resto del paese si stanno sviluppando altrettante azioni di protesta e cosi sarà anche domani.

Ed il governo? Assente, indifferente, sordo e muto verso il popolo, almeno fino ad ora. Se non altro, non ci sono stati né incidenti né provocazioni da parte delle autorità come si temeva.

4. Guatemala

Condanna nel caso Xamán: Una luz para la justicia

Durante la mattinata del 9 luglio, il Tribunale di Cobàn, nel Dipartimento di Alta Verapaz, ha emesso una sentenza storica contro alcuni dei militari responsabili del massacro commesso più di 8 anni fa nella comunità di Xamàn il 5 ottobre del 1995.
In questa data una pattuglia militare equipaggiata con armi di guerra è penetrata illegalmente nei territori della comunità, che stava celebrando il primo anniversario della sua presenza in quel territorio dopo aver passato molti anni come rifugiati in Messico.

Di fronte alla protesta della gente, per la maggior parte donne e bambini, l’ufficiale al comando della pattuglia ha dato l’ordine di sparare e i soldati hanno aperto il fuoco. Il terribile risultato è stato di 11 morti e 28 feriti.

Secondo il Rapporto della Commissione per la Chiarezza, il massacro di Xamàn è
stato l’ultimo di 626 massacri collettivi commessi all’interno del genocidio effettuato in Guatemala. E’ inoltre stato l’unico in cui si è riusciti a fare chiarezza sull’accaduto. In rappresentanza della vittime, la signora Rigoberta Menchù si è costituita parte civile.

Nel 1999 come associazione ci siamo ritirati dal processo denunciando le anomalie che venivano commesse a favore dei militari e le multiple violazioni alle norme processuali.

Durante gli ultimi anni abbiamo denunciato il pericolo che questo delitto contro l’umanità potesse restare nell’impunità ed abbiamo chiesto al Pubblico Ministero che attuasse con la responsabilità legale che gli corrisponde. Oggi crediamo che con la giusta sentenza che è stata emessa, i giudici del Tribunale di Cobàn hanno apportato una luce di speranza al sistema giudiziari del Guatemala.

I 40 anni di prigione inferti al Capitano Antonio Lacàn Chaclàn e ai 13 soldati che integravano la pattuglia militare sono una giusta punizione per i crimini commessi e anche un segno positivo per porre termine al sistema di impunità che prevale nel nostro paese.

Dei 626 massacri effettuati in Guatemala tra il 1978 e il 1995, il caso di Xamàn è l’unico in cui ci sono state delle condanne. Questo è il risarcimento morale minimo che si meritano i fratelli dei Maya e le comunità indigene del Guatemala, a cui apparteneva il 87% delle 200 mila vittime del genocidio.

Affinché i guatemaltechi possano recuperare la fiducia nella legge e nell’apparato della giustizia, è necessario che lo Stato si impegni nella lotta contro l’impunità che ha capeggiato la società civile.

Fundaciòn Rigoberta Menchù Tum