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Nucleare in Iran, via all’accordo che non piace a tutti
par Massimo Lauria
Publie le martedì 14 gennaio 2014 par Massimo Lauria - Open-Publishing
Teheran comincerà a eliminare le proprie riserve di uranio arricchito dal 20 gennaio. Intesa storica, applaudita da Obama e osteggiata da Israele.
Fra pochi giorni entreranno in vigore i termini di un accordo storico - tra l’Iran e i paesi del gruppo 5+1 -. L’intesa che cambierà i rapporti di Teheran con l’occidente - e che di fatto era stata trovata già nel novembre scorso - aveva incontrato una non troppo velata opposizione di Israele. In accordo con i cinque paesi membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu e la Germania, l’Iran smantellerà le sue riserve di uranio arricchito a partire dal 20 gennaio.
Il patto - che durerà sei mesi - prevede il congelamento del programma nucleare iraniano: Teheran dovrà interrompere l’arricchimento d’uranio al di sopra del 5%, in cambio ci sarà un alleggerimento delle sanzioni economiche per circa 7 miliardi di dollari su settori industriali importanti come quello dei metalli preziosi. Ma Teheran dovrà anche dare libero accesso agli ispettori Onu dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).
Visite e ispezioni quotidiane agli impianti nucleari di Natanz e Fordo saranno effettuate da parte degli scienziati Onu. E inoltre non ci sarà ampliamento dell’impianto di Arak, il sito in cui si sospettava la produzione di plutonio. Obama si è detto soddisfatto del risultato ottenuto, ribadendo la necessità di raggiungere un accordo di lunga durata con l’Iran.
Ma in Medioriente c’è chi ha ancora forti dubbi sulle buone intenzioni del moderato Hassan Rohani, il presidente iraniano. Da Tel Aviv Benjamin Netanyahu insiste sulla necessità di continuare con la pressione delle sanzioni economiche su Teheran. L’Iran amico dell’occidente non piace alla destra israeliana. E da oltre oceano arriva l’eco di quella americana attraverso la A Republican Jewish Coalition, una lobby molto influente all’interno del partito repubblicano.
Ma sul versante mediorientale le soprese non sono finite. L’ala più destrorsa e intransigente dell’establishment di Teheran critica Rohani, fautore dell’accordo. Tanto che il ministro degli esteri iraniano, nel tentativo di non forzare troppo la mano con chi osteggia il patto, rassicura sulla sua natura di reversibilità: «L’Iran dismetterà le centrifughe che servono per arricchire l’uranio al di sopra del 5 per cento, ma, basta solo un giorno per staccare o anche per riaccendere».
Insomma, non a tutti piacciono gli accordi che promettono di ridisegnare un quadro geopolitico più stabile. A partire dall’Afghanistan 2014, quando le truppe statunitensi cominceranno la ritirata. In quel caso avere dalla propria parte l’Iran - che per lingua e religione è vicino alla popolazione locale - rende più facile la gestione del paese post occupazione. Soprattutto se qualcuno vorrà influenzare le prossime elezioni afgane.