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Obbligo di firma per Caruso La Cassazione respinge il ricorso dei suoi avvocati

Publie le venerdì 6 agosto 2004 par Open-Publishing

No global. I giudici ribadiscono anche la competenza della Procura cosentina

Per la Cassazione, benchè sia stato ridimensionato il quadro di accuse a carico di Francesco Caruso il leader dei ’Disobbedienti’ napoletani, implicato nei disordini del Global Forum di Napoli e del G8 di Genova ­rimane, tuttavia, in piedi «la sussistenza di gravi indizi per il reato di associazione eversiva» che giustifica nei suoi confronti l’obbligo di firma quotidiana presso i carabinieri emesso dal Tribunale di Catanzaro.

Lo sottolinea la Cassazione nella sentenza 33301, depositata oggi, della Quinta sezione penale relativa all’udienza svoltasi lo scorso dieci giugno.
Caruso si era appellato al Palazzaccio per ottenere l’annullamento di questa misura restrittiva della libertà personale. Inoltre lo studente sosteneva che la magistratura calabrese non era competente ad occuparsi dei reati contestatigli in quanto avvenuti a Napoli e Genova.

Ma Piazza Cavour gli ha risposto che l’accusa a lui contestata, di associazione sovversiva, risulta «perfezionatasi in Cosenza, luogo ove venne ad esistenza e ove ebbe la sua sede operativa» la ’Rete meridionale Sud ribelle’.
Con riferimento alla solidità dell’imputazione a suo carico, i giudici aggiungono che «la condotta realizzante il reato di cui all’art. 305 cp risulta in realtà essere stata accertata ovviamente non in termini di certezza, ma di qualificata probabilità sufficiente nell’ambito di un procedimento incidentale relativo a misure personali».
«È un confino politico, non a Ventotene, ma a Benevento, eppure la sostanza non cambia». Così il portavoce del movimento dei ’disobbedienti’ campani, Francesco Caruso, che da nove mesi è obbligato a firmare il registro presso i carabinieri di Benevento.

«Questo assurdo provvedimento dice Caruso serve solo ad ostacolare e impedire la mia attività politica, la partecipazione a qualsiasi iniziativa politica, sociale e culturale, ma mi impedisce anche di incontrare i miei genitori, trovare un lavoro, partecipare alle presentazioni del mio libro».

Per Caruso si tratta di un provvedimento «inventato negli anni bui del fascismo, quando gli oppositori politici erano costretti a presentarsi ogni giorno in questura ed era loro impedita qualsiasi attività politica. Purtroppo, questo non accadde solo nel ventennio fascista, ma è esattamente quello che oggi, in Italia, nel 2004, sono costretto a subire perchè, secondo il pm di una procura di provincia, sono considerato un "cospiratore politico"».

«Ma se lottare e mobilitarsi per la democrazia e la giustizia sociale, per i diritti sociali, contro la barbarie della guerra e del neoliberismo - ha concluso Caruso - significa essere un cospiratore sovversivo, allora io sono un cospiratore sovversivo e come me ce ne sono centinaia di migliaia in Italia e nel mondo».

http://www.ilquotidianocalabria.it/articolo.asp?nomefile=15-qc1-0508-art_2.txt