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Oltre le danze macabre del liberismo militarista e del terrorismo
Publie le martedì 16 marzo 2004 par Open-PublishingPer affermare il diritto di cittadinanza nel mondo
con giustizia e pace
Il 15 marzo a mezzogiorno con tre minuti di silenzio abbiamo ricordato le vittime del nuovo atto di barbarie al quale abbiamo assistito con doloroso spavento. Questa volta sono uomini e donne di Madrid a patire la follia di individui senza volto, ma con molti nomi.
Con gli attentati di Madrid le donne e gli uomini di tutto il pianeta subiscono una nuova ferita. Un altro atto di terrorismo omicida sembrerebbe condannarci tutte, tutti alla disperazione, lasciandoci in balia dei trafficanti di armi e dei promotori di guerre. Oggi in Spagna ci sono più di 200 morti; l’11 settembre del 2001 ci furono 2.976 morti a New York; il numero dei morti in Afghanistan e in Iraq dà i brividi. E le vittime non sono solo le donne e gli uomini uccisi. A loro si sommano donne rimaste vedove, bambini e bambine orfani, bambini e bambine derubati della loro infanzia per sempre, donne e uomini feriti, donne e uomini privati della loro dignità. La guerra sembra non avere limiti.
Stiamo vivendo anni di guerra, di ingiustizia e di disperazione infinite. Stiamo vivendo nella follia delle danze macabre di figure negli specchi: da una parte la politica militare di unica potenza portata avanti dagli Stati Uniti, dall’altra il terrorismo e i fondamentalismi simbolizzati nell’Islam radicale, nell’immagine dello sgretolamento delle Torri gemelle e della devastazione dei treni a Madrid. Le danze macabre di Bush e di Sharon o di Bin Laden o di Hamas distruggono persone, natura, diritti umani e sociali.
Proponendo uno "scontro tra civiltà" sia Bush che Osama Bin Laden alimentano le reazioni più estreme e l’intolleranza senza mediazioni che schiaccia le aspirazioni alla libertà, alla democrazia, alle secolarizzazione che vengono anche dai popoli di paesi islamici governati da regimi autoritari. Nel mondo occidentale la campagna "contro il terrorismo" avalla la perdita di ogni pensiero critico; diffonde una visione che mina lo stato di diritto; separa in modo manicheo bene e male — identificati con chi è con l’Occidente e la sua cultura e chi è fuori da questo "cerchio virtuoso" —; rende sempre più globali repressione e guerre.
Ora, nel dolore dobbiamo insistere con le nostre forme di opposizione nonviolenta per trovare soluzioni a questa situazione che coinvolge tutti i paesi e i popoli. È l’ora della solidarietà - sorellanza, per impedire che avanzi la minaccia di genocidio per la specie umana e il pianeta.
Noi Donne in Nero non crediamo nel potere delle armi, non crediamo nei guerrieri. Facciamo appello per rafforzare la democrazia, per difendere le libertà e i diritti civili, per non permettere che in nome della lotta contro il "terrorismo" si perseguiti, si incarceri e si uccida.
Stiamo con le donne e con gli uomini spagnoli, nel dolore e nelle azioni per ricostruire la speranza. Per mantenere aperta la nostra striscia di futuro fatta di pace, di libertà e di nonviolenza, noi Donne in nero continuiamo — senza se e senza ma — a dire no alla guerra, e a manifestare perché la guerra non si appropri delle nostre vite.
La guerra non potrà strapparci il nostro sogno di un mondo possibile, che includa la diversità, rispetti le differenze e ricorra al dialogo per risolvere i conflitti. Il mondo che vogliamo non appartiene ai violenti e ai potenti.
Per questo il 20 marzo manifesteremo a Roma e nelle strade e nelle piazze di molte altre città in Italia e nel mondo e ci uniamo all’appello del Comitato Fermiamo la Guerra: "Insieme e con ancora più motivazioni manifesteremo il prossimo 20 marzo. Anche in questo momento di sconforto, le nostre comuni ragioni non vengono meno e rappresentano per i nostri popoli l’antidoto migliore per estirpare la barbarie".