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Ostaggi, imboscate, aragostine

Publie le martedì 17 agosto 2004 par Open-Publishing

di Furio Colombo

Per qualunque Paese sarebbe stata una brutta giornata quella in cui i soldati - mandati a combattere una guerra ignota agli ordini di generali stranieri, facendo loro credere che si trattava di una missione di pace - cadono in una feroce, ripetuta imboscata, si trascinano via tre feriti di cui uno molto grave, e hanno come unico rifugio il loro bunker nel quale vivono in un minaccioso stato d’assedio, circondati da un mare di odio e di pericolo mortale.

Non per l’Italia di Berlusconi. Nelle stesse ore del combattimento il suo primo ministro compare in bandana da pirata, camicia oversize e ampi pantaloni di lino (cito dal “Corriere della Sera”) e va in giro per l’isola di Sardegna, di cui possiede ampi pezzi, ville, strade, laghi, giardini, porticcioli e coste, e va spensierato a far festa con un altro primo ministro e signora i cui soldati, come quelli italiani, sono stati mandati a una guerra feroce ma senza un lume di ragione che si possa consegnare in futuro ai libri di storia.

E via, i tre, a fare bisboccia, fra ceramiche locali e aragostine, tra canzoni napoletane e fuochi d’artificio, stranamente e stupidamente insensibili al paesaggio di morte in cui - con la loro collaborazione di finti condottieri - è immerso il mondo.

Sono entrambi, Berlusconi e Blair, il primo ministro italiano e quello inglese, al servizio di Bush, che decide e ordina eventi la cui portata e le cui conseguenze i due, evidentemente non capiscono.
Ma Bush ha il pudore e l’intelligenza politica di apparire ai suoi cittadini grave e occupato a governare. Annuncia che sposterà decine di migliaia di soldati americani, e che costruirà nuove armi, un modo per comunicare al mondo che, se rieletto, intende aprire nuovi fronti e dedicarsi a nuove guerre.
Berlusconi e Blair fanno festa. La signora Blair ha certo ricevuto il solito esagerato gioiello che, con grazia e delicatezza, Berlusconi abitualmente regala a mogli e amanti degli amici in visita, come ha testimoniato varie volte in tribunale, non smentita, la teste Ariosto.

Tony Blair è stato definito dalla stampa del suo Paese “Tony lo scroccone”, ed è stato ammonito a non andare a fare le feste “al nuovo Mussolini”. Ma quella inglese è la normale stampa libera, audace e maleducata dei Paesi democratici. Parla a nome dei cittadini e nessuno la controlla. La stampa italiana è un po’ meno libera. Come Mussolini nella battaglia del grano, o nelle stravaganti e piumate uniformi che si disegnava da solo, Berlusconi va in giro in bandana e camicia oversize - mentre gli assaltano i soldati nell’inferno di Nassiriya - perché sa che la squadra di giornalisti che lo segue, lo narra, lo filma durante il suo regime-vacanza (lui lavora soltanto quando si tratta di fare soldi per la ditta) sarà fatalmente contagiata dal miracoloso tocco di euforia, dal clima genuino di festa.

I sudditi gioiscono per la gioia del sovrano. E il sovrano esibisce tutto il privilegio arbitrario e assoluto della sua stravaganza che non guarda in faccia nessuno. Lo fa perché può. E può perché controlla da solo tutta la televisione. E può perché ha fatto capire in modo molto chiaro alla parte di stampa che non possiede che lui non dimentica mai i gesti di riguardo. Ma anche il contrario. E allora via, ai fuochi d’artificio, nella stessa notte, alla stessa ora dell’imboscata di Nassiriya.

Ma nessuno rivolgerà domande a Berlusconi sulla carnevalata di mezza estate. Né gli domanderanno in modo incalzante e implacabile se è vero che il giornalista americano rapito a Nassiriya era appena stato espulso - e dunque abbandonato al pericolo - dalla base militare italiana per avere documentato in un video l’ambulanza (con persone inermi e una donna incinta) distrutta, sia pure per errore, dal fuoco italiano. A differenza degli americani e degli inglesi, che devono vedersela con una stampa che non dà tregua, le autorità italiane negano e basta. E non sarà certo un primo ministro come Berlusconi ad avviare un’inchiesta.

Berlusconi è occupato a far festa a se stesso, in bandana e camicia oversize con il pretesto di accogliere l’amico “scroccone”. Sa che la sua stampa e la sua televisione non lo costringeranno a rendere conto all’opinione pubblica italiana. Noi dovremo contentarci delle dichiarazioni di Palazzo Chigi. D’altra parte Palazzo Chigi è sede di niente, perché il governo, ai tempi di Berlusconi, lui se lo dirige da casa.
Tony Blair è più imprudente. Anche i suoi soldati sono in stato di assedio. Non possono far finire la guerra che hanno cominciato e non possono tornare a casa. Ma lui - Tony lo “scroccone” - è andato a fare festa in Sardegna, passando di porticciolo in porticciolo, dal finto teatro romano al finto bosco di cactus, nel mondo fiabesco (il mondo di Hansel e Gretel, ovvero di bambini in pericolo, ha detto il “Times” di Londra) di Berlusconi, come se fosse in visita esotica al sultano del Brunei.

Avvicinandosi a Berlusconi, oltre a fare una brutta figura, Tony Blair è andato lontano dalla realtà, lontano dai fatti, dalle vicende vere del mondo. Ci hanno detto che i due hanno “seriamente discusso” i problemi dell’Iraq. Bastava guardarli in faccia i due Blair in vacanza a carico del sultano con la bandana, per sapere che, in quel luogo, in quel mondo, con quell’ospite, non potevano discutere nulla di serio.

È stato solo un reality show, e dei più tristi

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