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PENSIONI e DPEF: PIOVONO PIETRE!

Publie le venerdì 30 luglio 2004 par Open-Publishing

Come sempre d’estate arrivano i peggiori provvedimenti contro i
lavoratori

Ieri è stata la volta del varo della seconda controriforma delle
pensioni, dopo quella del 95 di Dini e del Documento di
programmazione economica e finanziaria.

Due provvedimenti fortemente ostili al lavoro dipendente e che
puntano invariabilmente a fare cassa sulla pelle dei lavoratori e
delle loro famiglie. Sempre ieri il rapporto R&S Mediobanca sul
2003 ci informava di una vera e propria orgia di utili realizzati
da banche, imprese ed assicurazioni che però non hanno smesso un
minuto di lamentarsi e chiedere rigore per i salari e le pensioni
e sostegno alle imprese.

Del DPEF ancora non si conoscono i numeri ­ che sono poi quelli
che contano ­ in particolare quale sarà il tasso di inflazione
programmata su cui lor signori vorrebbero chiudere i contratti in
scadenza, ma si sa già che conterrà tagli pesanti allo stato
sociale e che taglierà fondi agli enti locali che così dovranno
inevitabilmente aumentare le tasse locali.
ALTRO CHE MENO TASSE PER TUTTI!!.

La delega sulle pensioni è invece stata approvata con il voto di
fiducia, per impedire che la crisi interna alle forze del governo
ne mettesse in pericolo il varo. Da settembre saranno emanati una
lunga serie di decreti attuativi che renderanno effettivamente
operativa la riforma che comunque prevede:

La scomparsa delle pensioni di anzianità, che rimangono in
qualche modo per le donne ma con il calcolo contributivo che
comporta una pesante riduzione dell’importo della pensione;
dal 2008 saranno necessari o 40 anni di contributi o 35 anni di
contributi e 60 anni di età per andare in pensione, che saliranno
a 61 dal 2010.

Solo per i dipendenti privati è previsto un bonus per coloro che,
pur avendo raggiunto i requisiti di anzianità, decidano di
rimanere al lavoro, Nel pubblico impiego invece si potrà restare
"gratis" al lavoro fino a 70 anni, con buona pace dei precari e
dei disoccupati!

Lo scippo del TFR è definitivo: dalla emanazione del decreto
attuativo in materia di previdenza complementare ogni lavoratore
avrà sei mesi di tempo per dichiarare di non voler cedere il
proprio TFR ai Fondi pensione. Se non lo dichiarerà
esplicitamente, la sua liquidazione finirà nei Fondi gestiti o
dai sindacati firmatari di contratto o anche dalle banche e dalle
assicurazioni ( Mediolanum in testa!). E’ appena il caso di
sottolineare che negli ultimi cinque anni i Fondi pensione hanno
reso molto meno della rivalutazione del TFR.

E’ NECESSARIO COSTRUIRE DA SETTEMBRE UNA FORTE MOBILITAZIONE
CAPACE DI IMPORRE IL RITIRO DI QUESTA LEGGE ED IMPEDIRE IL VARO
DEI DECRETI ATTUATIVI

la Direzione Nazionale
RdB-cub Federazione