Home > Paraguay, 464 morti nel supermercato
Sempre più drammatico il bilancio delle vittime dell’incendio scoppiato domenica nel centro commerciale di Asuncion. I feriti sono più di 500. Le porte erano state chiuse per evitare che i clienti scappassero. Arrestato il proprietario
Tutto pur di impedire alla gente di scappare portandosi via dagli scaffali merce che non aveva pagato. Tutto, anche una strage. Per Oscar Latorre, il procuratore generale che indaga sull’incendio che domenica ha distrutto un supermercato alla periferia di Asuncìon, capitale del Paraguay, ormai non sembrano più esserci dubbi. Le conseguenze del rogo avrebbero potuto essere molto meno drammatiche se qualcuno - forse proprio i proprietari del centro commerciale - non avesse ordinato di chiudere tutte le porte per paura che la folla potesse fuggire portandosi appresso merce rubata. «Esistono numerose testimonianze concordanti sulla decisione impartita di bloccare le uscite per impedire che la gente si appropriasse di prodotti del supermercato» ha detto ieri il magistrato, confermando così i sospetti delle prime ore. Le conseguenze di una decisione così scellerata sono la tragedia più grave che il Paraguay abbia mai vissuto negli ultimi 80 anni.
Un portavoce della polizia parlava ieri di 350 morti (464 oggi NdR) e almeno 500 feriti, ma si tratta purtroppo di cifre destinate a salire ulteriormente con il passare delle ore. Ieri mattina verso le 7 ora locale, quando i vigili del fuoco sono tornati nuovamente all’interno del supermercato, hanno dovuto affrontare uno spettacolo sconvolgente. Decine e decine di corpi ammassati lungo i corridoi, gente fermata dalle fiamme e dal fumo mentre cercava disperatamente di guadagnare l’uscita senza sapere che le porte erano state bloccate dall’esterno. Qualcuno ha provato a salvarsi passando dal garage ma il risultato non è cambiato: anche lì i pompieri hanno trovato decine di corpi all’interno delle auto bruciate. «In trentasei anni di carriera, non ho mai visto niente del genere», confessava ieri il commissario Santiago Velazco, portavoce della polizia. «Sul viso delle vittime c’era la disperazione di non poter uscire per salvarsi la vita».
Secondo i vigili del fuoco al momento dell’incendio nel supermercato si trovavano almeno 700 persone. Intere famiglie che avevano scelto il centro commerciale per fare acquisti, ma anche come luogo per trascorre la domenica, magari mangiando in uno dei ristoranti che erano presenti al suo interno. Proprio da un grosso contenitore di gas situato nella cucina di uno di questi sarebbe fuoriuscito il gas che verso mezzogiorno ha provocato una serie di esplosioni e il crollo del soffitto dell’ultimo piano. Il panico, ma soprattutto la follia di chiudere le porte, ha poi fatto il resto. Una donna scampata alle fiamme ha raccontato agli inquirenti di aver sentito una voce gridare «Chiudete! Chiudete! Che nessuno esca da qui senza pagare». Altre testimonianze, tra le quali anche quelle di alcuni vigili del fuoco che adesso sono al vaglio della magistratura, parlano invece di vigilantes che avrebbero addirittura sparato contro la gente che cercava di uscire. Secondo Roque Gonzales, portavoce dei pompieri, dopo che qualcuno gli aveva sparato addosso uno dei suoi uomini si è presentato alle porte dell’edificio gridando: «Io sono un pompiere», ma la guardia «gli avrebbe sparato di nuovo addosso, senza ascoltarlo».
Chi ha potuto essere tanto folle da impartire simili ordini? Per gli inquirenti il responsabile della tragedia sarebbe il proprietario del supermercato, Juan Pio Paivà, arrestato insieme al figlio Daniel. Entrambi sono accusati di omicidio volontario e, se riconosciuti colpevoli, rischiano una condanna da 2 a 25 anni di carcere. Interrogato, ieri l’uomo ha respinto ogni responsabilità negando di aver mai dato ordine di chiudere le porte. «Mi considero del tutto innocente» ha detto, aggiungendo di essere molto addolorato per quanto accaduto.
Anche se esclusa dallo stesso presidente della repubblica Nicanor Duarte Frutos, l’ipotesi che all’origine di tutto possa esserci un attentato è stata riproposta ieri dal comandante delle forze armata paraguaiane, Josè Key Kanasawa, per il quale «sembrerebbe esserci qualcosa in più di una esplosione di gas». Kanasawa ha fatto riferimento a un’auto ritrovata con il tetto sfondato verso l’alto, in un modo che «ricorda i petali di un fiore» e che farebbe pensare a dell’esplosivo collocato al suo interno.
Centiania di corpi si trovano ancora in una discoteca vicina al centro commerciale utilizzata dai pompieri come camera mortuaria. Delle oltre trecento vittime fino ad adesso è stato possibile identificarne solo un centinaio e le autorità non escludono che alcune salme possano essere sepolte senza essere riconosciute, viste le condizioni dei corpi. Aiuti al Paraguay sono arrivati da molti paesi, primi fra tutti l’Argentina, ma anche dalla Francia e dall’Italia.