Home > Parte la sfida di John Kerry a Bush

Parte la sfida di John Kerry a Bush

Publie le sabato 31 luglio 2004 par Open-Publishing

di Martino Mazzonishttp://www.liberazione.it/giornale/040730/LB12D6A5.asp

Nel discorso di Edwards pochi attacchi al presidente, la rivendicazione delle origini umili e la promessa di un sistema sanitario più equo

Quello che spera di essere il prossimo vicepresidente degli Stati Uniti, il giovane avvocato della Carolina - nato in quella del Sud, cresciuto nel Nord - è stato il protagonista della convention di Boston. Il senatore John Edwards ha infiammato la platea, proprio quello che gli si chiedeva di fare, essendo lui figura più brillante ed oratore più appassionato del suo compagno nella corsa che porta al 2 novembre. Il giovane vice di Kerry aveva due obbiettivi, tirare la volata all’evento di stasera, il discorso dell’altro John, e dare una faccia sanguigna a una candidatura che rischia di essere vista come aristocratica dagli elettori del Sud. Il ’bostonian’ Kerry, laureato a Yale ha bisogno di qualcuno che parli in maniera schietta.

E diretto Edwards è stato, parlando del suo compagno, tema con il quale ha aperto il suo discorso, insistendo sui suoi valori e sul valore militare del senatore del Massachussets. «In campagna elettorale sentiamo molto parlare di valori. Non si giudicano i valori di un uomo da come sono descritti in una pubblicità televisiva elettorale, i valori si giudicano da come uno ha vissuto» e giù una serie di elogi all’eroe del Vietnam.

Il secondo pezzo di retorica Edwards lo regala su se stesso, parlando dell’esempio della sua famiglia. Si tratta di un’ottima carta, visto che il padre ha lavorato in un mulino per tutta la vita e la madre all’ufficio postale. Il loro figlio è il primo della famiglia ad aver frequentato l’università. «Hanno lavorato duro e messo da parte per i loro figli. Sono come i metalmeccanici, gli impiegati, i maestri, i proprietari di piccoli negozi sulle main streets di tutta l’America». Da qui, il discorso mette in fila qualche contenuto, anche questo legato alle vicende personali. L’avvocato Edwards si è fatto un nome rappresentando i pazienti contro le compagnie assicuratrici e la sua evocazione delle due americhe - una che ha vissuto il sogno americano, l’altra che lotta per arrivare alla fine del mese - parte da qui. «Dobbiamo lavorare per costruire un’America sola, dove non ci siano più due sistemi di sicurezza sanitaria, uno per i ricchi e l’altro razionato dalle assicurazioni e dalle industrie farmaceutiche. Non può essere così, noi vi offriremo la stessa tutela sanitaria di cui gode il vostro senatore». Un bell’impegno. Su qualcosa di simile Hillary Clinton, incaricata dal marito di riformare il sistema sanitario fu sconfitta.

Ce n’è anche per diritti civili e divisioni razziali: «Non è una questione dei neri, degli asiatici o degli ispanici, è una questione americana». Il finale è una tirata retorica sui ragazzi che ci difendono nel mondo e sulla sicurezza e sul fatto che si garantisce meglio collaborando con gli altri che non con l’unilateralismo. Non un attacco a Bush, salvo spiegare che i tagli delle tasse fatti dal presidente repubblicano verranno cancellati.

Nella notte italiana è stata la volta del candidato presidente. John Kerry avrà avuto finalmente l’occasione di farsi conoscere al Paese. Uno dei principali problemi che gli innumerevoli sondaggi hanno evidenziato è quello che il senatore è ancora conosciuto a porzioni importanti di elettorato. E’ il suo momento, da domani anche Bush entra in campagna elettorale e l’effetto spinta della convenzione democratica non durerà a lungo. Da domani comincia per davvero la campagna elettorale. Per adesso i Democratici sono ottimisti, continuano a ripetere di non essere mai stati così uniti come contro Bush.

http://www.liberazione.it/giornale/040730/LB12D6A5.asp