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di Viviana Vivarelli
Piazza delle cinque lune
Recensione- film
Regista Renzo Martinelli. 2003. Rintracciabile su Sky o in cineteca.
Film drammatico sull’assassinio Moro. Gli elementi di fantasia sono limitatissimi, il resto e’ ricostruzione dei fatti. Il film e’ stato accettato dai figli di Moro, dal fratello e dal nipote Luca, come "attendibile, onesto e molto ben documentato". Mette in forma narrativa, con l’invenzione del magistrato Saracini, l’ipotesi che fu gia’ di Flavio Flamini, di un complotto di vari poteri per l’eliminazione di uno statista scomodo, imputando il tutto alle BR.
Il regista ha detto che questa non e’ la sua verita’ e che forse e’ solo un ’avvicinamento alla verita’’.
Martinelli non e’ nuovo al film-inchiesta o film-denuncia, vedi ’Vajont’ o ’Porzus’.
Qui abbiamo un thriller condotto in modo inappuntabile da grandi attori, come un bravissimo Donald Sutherland, un pressocche’ muto Giancarlo Giannini, un enigmatico ed elegante Murray Abraham, una nervosa Stefania Rocca. Ottimi la fotografia, il colore, il montaggio che accosta alle immagini del film spezzoni autentici in bianco e nero; buona la colonna sonora. Notiamo come via via che la ricerca della verita’ si addensa, i colori che nelle scene iniziali erano intensissimi, tendano via via a un distacco freddo tra bianco e nero.
Si racconta la vicenda (pretestuale) di un magistrato fresco di pensione che comincia a ricevere segnali da un personaggio misterioso, affinché riveda gli atti relativi a una delle pagine piu’ nere della storia italiana, un evento luttuoso di 25 anni prima: l’assassinio di Aldo Moro.
Il film usci’ in 200 sale esattamente nell’anniversario di quella morte, stesso giorno, stesso mese, 25 anni dopo. Come un promemoria.
Dice il regista: "L’Italia che conosciamo nasce proprio quel 16 marzo 1978, una data che segna un’epoca".
Il 16 marzo 1978 ALDO MORO viene rapito dalle Brigate Rosse e tutti i 5 uomini della sua scorta sono barbaramente trucidati dalla precisione di un killer professionista. In 29 secondi si sparano 93 colpi, di questi 40 escono da una sola arma. Moro e’ rapito mentre si sta recando in Parlamento per la fiducia al nuovo governo ANDREOTTI che apre al PCI. E’ il famoso compromesso storico, che vedrebbe per la prima volta l’appoggio esterno del PCI a un governo di Centro. Ma questo progetto si interrompe di colpo col rapimento di Moro e il 9 maggio, dopo 55 giorni di prigionia, il suo corpo, crivellato di colpi, viene ritrovato nel bagagliaio di una R4 rossa, in via Caetani, proprio a metà strada tra Piazza del Gesù e via delle Botteghe Oscure, rispettivamente sede della Dc e del PCI.
Il regista utilizza dati emersi dall’inchiesta e li introduce in una trama narrativa con un protagonista di sua invenzione. Nel corso serrato del film si snodano tutte quelle ’voci’ che da sempre hanno accompagnato i misteri d’Italia. Accantonata la troppo facile pista dei brigatisti rossi, che appaiono pedine di un gioco piu’ grande di loro, si rivela, dietro a Moretti e compagni, il complotto di Gladio e Cossiga (allora Ministro degli Interni), dei servizi segreti deviati collegati alla P2, del loro tentativo di colpo di stato, dei legami internazionali tra la destra italiana e quella americana, dell’uccisione di Pecorelli alla vigilia di forti rivelazioni sulla stampa. Gladio era ed e’ tuttora una struttura segreta clandestina italiana, al servizio della CIA, per destabilizzare l’avanzata in Italia della sinistra al governo.
L’interlocutore segreto dira’ al giudice: "L’Italia aveva il piu’ grande partito comunista dell’Occidente, Moro voleva portarlo al governo col compromesso storico, e cio’ era osteggiato dagli Stati uniti e faceva scattare un piano della CIA, prevedendo anche l’uccisione di importanti personaggi politici, ma il progetto di Moro era osteggiato anche dalla Russia, che non accettava volentieri che un partito comunista nazionale arrivasse al governo senza una rivoluzione ma con metodo democratico". Insomma Moro era sgradito a grandi poteri e non solo alle BR, e imputare la sua prigionia e la sua morte solo a un piccolo gruppo di brigatisti sarebbe limitativo della verita’. E’ il ’piano demagnetize’ = smagnetizzare il governo dai rossi.
La ricostruzione giudiziale dei fatti pecco’ in piu’ punti e il film ripercorre gli errori ’voluti’ e quasi intenzionali con cui si nascose la verita’, attraverso menzogne, insabbiamenti, depistagli, sparizioni… con cui ben nove servizi segreti cooperarono per oscurare i fatti.
In base alle discrepanze tra i fatti e la loro ricostruzione, la vedova di Aldo Moro volle la riapertura del processo.
Chiesero alla figlia di Moro, Maria Fida: "Chi mentiva?". Rispose: "Tutti".
Durante la prigionia inizio’ una trattativa, i carcerieri chiedevano la liberazione dal carcere di una brigatista che non aveva commesso gravi reati ed era molto malata. Ma sia la DC che il PCI rifiutarono qualunque trattativa, quando per figure molto meno importanti i vari governi si erano sempre piegati alle richieste. Anche un fido collaboratore di Moro, Guerzoni, avanzo’ l’ipotesi che il delitto fosse dato in appalto alle BR ma in realta’ fosse stato deciso da gruppi reazionari di destra italiani e americani per liquidare il progetto della partecipazione comunista al governo. La famiglia attesta che Moro aveva avuto minacce di morte dai servizi americani: "Moro fu minacciato di morte dagli Stati uniti per il suo progetto politico, poi provarono invano a comprometterlo con lo scandalo Lockeed, infine sono passati alle vie di fatto", dice il regista.
Nel film compaiono figure misteriose che risultano essere dei servizi segreti e l’uccisione di Moro e la sparizione del suo famoso Memoriale figurano essere opera della CIA in accordo col SIFAR e la P2.
Viene recitata anche l’ultima dolcissima straziante lettera che lo statista democristiano scrisse ai suoi cari.
Il film lascia il mistero inviolato. In questo non e’ dissimile da tanti processi italiani che hanno lasciato le ombre al loro posto, con una lunga catena di sangue e mandanti mai scoperti e mai processati. La storia italiana e’ purtroppo piena di stragi impunite: la banca dell’Agricoltura, piazza Fontana, l’Italicus, la stazione di Bologna, i Georgiofili… La giustizia e’ strangolata da un potere perverso che governa totalmente per avidita’ privata.
Il titolo del film si rifa’ a una piazza, dove erano situati immobili dei servizi segreti, dove avvenne uno storico incontro che vide forse anche il generale Della Chiesa e dove sarebbe apparso il famoso memoriale.
Una scena del film mostra il magistrato (Sutherland) a Versailles, presso la statua del Titano Morente; emblematicamente, nel parco dell’ex corte piena di intrighi sanguinosi ma dall’immagine patinata, il Titano rappresenta la forza del popolo oppressa da potenze superiori che lo dominano e lo schiacciano. Simboliche sono anche le riprese di Siena vista dall’alto; la citta’ cambia secondo le prospettive, come la verita’, ed appare come una tela di ragno, ambigua e intricata, con un labirinto imprigionante.
Il film non vuole e non puo’ svelare verita’, ma apre interrogativi. La lezione che se ne trae e’ che le cose non sono mai come appaiono, che gli esecutori non corrispondono sempre ai mandanti, che le soluzioni semplici non sono quasi mai vere, che il delitto paga e ingrassa i rei e che i peggiori delitti sono stati commessi dai poteri che stanno piu’ in alto.
L’omicidio del giornalista Pecorelli alla vigilia di sensazionali rivelazioni sul caso Moro e’ rimasto impunito. Nemmeno il lunghissimo processo al senatore Andreotti ha portato luce agli eventi. Il Memoriale di Moro che doveva essere presente nel covo delle Brigate Rosse manca delle sue pagine piu’ importanti. Allo stesso modo non e’ mai stato ritrovato il diario del giudice Falcone che la polizia avrebbe dovuto aver preso dalla sua cassaforte.
A questi omicidi eccellenti aggiungiamo quello di Biagi, di D’Antona, della miriade di magistrati antimafia, di Peppino Impastato, di Libero Grasso…
Mafia, P2, CIA, Sismi, Sisdi, Sifar, eversione di destra, complotti, gruppi di potere, massoneria… l’Italia sembra costantemente sotto gli incubi di mostri insaziabili i cui delitti restano sempre e comunque impuniti.
Un premier iscritto alla P2 porta oggi avanti il piano di Gelli e, nei primi giorni del suo governo, mette tutti i servizi segreti alle sue dirette dipendenze.
Si dice nel film: "Gli accordi sono molto piu’ facili quando si prendono ai piani alti, magari sulla terrazza". (La frase fu di Licio Gelli).
Se mai esistono degli armadi che contengono segreti, questi armadi non sono mai stati aperti, ne’ da questo governo ne’ da quelli che lo hanno preceduto, di destra o di sinistra che fossero. E’ questa la real politik di cui parla anche la sinistra? Sapere e non dire, nascondere e tacere, infangare oggi e sempre la verita’?
Prendiamo dal film due citazioni sempre attuali:
Una e’ di Solone: "La giustizia e’ come una tela di ragno: trattiene gli insetti piccoli, mentre i grandi trafiggono la tela e restano liberi"
L’altra e’ di S. Agostino: "La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio, lo sdegno per cio’ che accade, il coraggio per cambiarlo"
Quando passano i titoli di coda, il nipote di Moro, Luca, davanti a una immagine che lo ritrae bambino con il nonno, canta sulla chitarra una ballata triste: "Maledetti voi, signori del potere, maledetto chi sapeva, maledetto chi poteva!"
– Non sono mai stati individuati tutti coloro che parteciparono al sequestro.
– Non sono mai stati individuati i mandanti.
– Non sono mai state trovare parti del Memoriale di Moro.
– Non sono mai stati identificati i killer.
– Non e’ mai stata ricostruita la dinamica dell’attentato.
– Non sono mai stati recuperate le auto utilizzate.
– Non e’ mai stata individuata la base dell’operazione.
– Non sono mai stati trovati i documenti delle due borse sottratte a Moro.
– La polizia fu indirizzata a Via Gradoli ma non entro’ nell’appartamento indicato, limitandosi a suonare il campanello.
– I brigatisti di via Gradoli furono liberati dopo poco.
……
"In questo paese dei misteri, dei muri di gomma irrisolti, dei "morti per caso", la morte di Moro e’ il mistero per eccellenza".
Cinque Luna fanno un Sole? No, moltiplicano solo le ombre.