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Picchiatori di maggioranza: la Lega alla Camera passa alle mani
Publie le sabato 31 luglio 2004 par Open-Publishingdi red.
La Lega si conferma un partito di lotta. Ma stavolta sposta la sua azione dal piano politico a quello fisico. Sì, perché nel mezzo della seduta in cui si doveva decidere l’approvazione del decreto sul prestito ponte all’Alitalia, la Lega ha deciso di venire alle mani, aggredendo l’avversario e trasformando la Camera in un vero e proprio ring. Il leghista Caparini è stato il mattatore: ha lasciato improvvisamente il suo scranno e si è fiondato addosso al diellino Roberto Giachetti, il quale, di fronte all’irruenza dell’uomo dal fazzoletto verde, ha dovuto alzare le mani, in segno di resa, dopo essersi preso un pugno. Nel bollettino dell’infermeria, oltre a Giachetti, è presenta anche l’altro diellino Lusetti, costretto alle cure per un pugno allo stomaco, ma presto riabilitato. Il presidente della Camera, uomo di destra ma dotato di buon senso, ha espulso Caparini dall’Aula e sospeso immediatamente la seduta. Ma il leghista, interdetto per 3 giorni, non ha digerito il provvedimento: «È la gestione dell’aula che non va...». Gelo, quindi, tra Casini e Lega.
Un passo indietro, per far capire perché la questione Alitalia riesca a trasfondere nei leghisti tutta questa rabbia e questa politica muscolare. I fatti sono noti a tutti: il presidente Casini ha reso noto venerdì 30 luglio che avrebbe adempiuto ai suoi doveri istituzionali, ovvero, avrebbe dilatato i tempi per l’approvazione delle riforme, per favorire il necessario dibattito politico, fortemente ostacolato dal parlamentarismo nero della maggioranza, che a colpi di fiducia e a furia di cenoni e colloqui privati, affossa il dibattito e riduce il Parlamento a mero votificio. La Lega ha fretta e si sa. Vuole il federalismo, prima di settembre. Ma nella Casa delle Libertà non tutti la pensano così e quindi il niet del Carroccio alla dilatazione dei tempi per l’approvazione delle riforme non ha avuto un grande seguito nella maggioranza. A questo punto per i leghisti, non c’è stato altro da fare che impugnare la solita arma, quella del ricatto: il decreto sull’Alitalia non può passare liscio. Quindi, strumentalmente, ci si deve opporre in tutti i modi, perché è l’ultima spiaggia per fare capire a chiare lettere che il Carroccio non scherza nemmeno un po’. Il no al prestito ponte equivale a un messaggio per gli alleati: se non ci aiutate a portare in Aula il federalismo, subito, noi ci opporremo su tutto.
Alla ripresa della discussione sul decreto, la pentola è stata scoperchiata. Per tutta la giornata di venerdì 30 luglio i leghisti avevano fatto ostruzionismo nei confronti del governo di cui fanno parte. Ugo Intini, capogruppo dello Sdi, ha osservato nel dibattito di sabato 31 luglio, come il comportamento della Lega fosse schizofrenico e privo di senso: dopotutto - ha ricordato Intini - l’ex presidente dell’Alitalia Bonomi era stato indicato dalla Lega. Questa considerazione non è andata giù al Carroccio, che si è avventurato nella solita polemica antiromana e anti-Prima Repubblica. La Lega ha così attaccato il Psi, ricordando l’aumento del debito pubblico negli anni ’80. Si scatena la bagarre. Interviene Chiara Moroni, del Nuovo Psi, facendo presente che i signori leghisti esibivano sul finire degli anni Ottanta e agli albori dei Novanta il famoso cappio, l’oggetto che contraddistingue i forcaioli. L’avesse mai detto: Dario Galli, leghista in ascesa, ha bersagliato la Moroni. I suoi toni da capopopolo hanno evidentemente infuso coraggio al collega Caparini, che si è lanciato nell’azione individuale, già raccontata, che ha portato alla sospensione. E tra l’altro arriva una testimonianza sconcertante da parte di Giovanna Melandri, diessina: «Ho visto il capogruppo della Lega Nord, Alessandro Cè, inseguire Chiara Moroni. Sembrava volesse aggredirla, non credo che volesse solamente parlarci...È gravissimo quello che è accaduto». Conferma la stessa Moroni, parlando di un Cè che le ha rivolto «insulti volgari, tutto ciò che si può dire contro una donna. Ho pensato "adesso mi ammazza"».
Ecco alcune reazioni. Casini: «Siamo alla follia, siamo all’impazzimento generale». Volontè, Udc: «Non faccio nessun commento sull’atteggiamento della Lega delle ultime due settimane». Garbiella Pistone, dei Comunisti italiani: «Lanciarsi a corpo contro una deputata è una cosa che va aldilà della semplice deplorazione. È vergognoso ed intollerabile». Bobo Craxi, invece, vista vilipesa la bandiera socialista, ha minacciato: «O la Lega presenta le scuse formali alla Moroni o il Nuovo Psi non partecipa più alle sedute della maggioranza». Alla Lega, ovviamente, poco gliene importa. Caparini il muscolare dice: «Quando sento difendere i socialisti della Prima Repubblica non lo sopporto». Nella dura diatriba non c’è solo un disprezzo - che sarebbe anche legittimo - nei confronti delle forze del famigerato pentapartito. C’è la mancanza di rispetto, anche nei confronti del peggior nemico. E c’è la sottovalutazione - forse voluta - del fatto che Sergio Moroni, padre della parlamentare del Nuovo Psi, si tolse la vita durante Tangentopoli. Il diessino Giulietti si augura che i tg abbiano il coraggio di trasmettere l’incredibile rissa. Ma Tg1 e Tg2 non l’hanno fatto. «È grave - sostengono alcuni parlamentari dell’opposizione - che il servizio radiotelevisivo pubblico non possieda le immagini degli scontri, mentre gli italiani hanno dovuto guardare il Tg5 per capire che cosa fosse effettivamente successo in Aula. Sarebbe il caso che sull’accaduto la Commissione di Vigilanza aprisse una dettagliata inchiesta».
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=36540