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Pirani: Caro Giuseppe Genna

Publie le domenica 7 marzo 2004 par Open-Publishing
1 commento

Caro Giuseppe Genna,

la ringrazio dell’invio. La sua reazione all’articolo del signor Pirani m’è parsa salutare oltre che interessante.
Mi permetto di aggiungere un punto che mi sta a cuore.

"Cesare Battisti non si è mai pentito". Considero questa frase la più significativa del testo. Senza pretendere di analizzare in poche righe la compatta convenzione ideologica del giornalismo glamour italiano, nè la sua antilaicità militante, mi pare legittimo osservare che il vero crimine evocato e aborrito non è tanto l’assassinio di questo o quel povero cristo, ma il rifiuto di passare sotto la gogna della delazione.
L’istituto dell’infamia, invece di essere sotterraneamente usato (ragione di stato comprensibilissima!) e rapidamente abbandonato o comunque celato (ricostituzione del terreno sociale terremotato in quegli anni) è diventata un’insegna di cui vantarsi e da esibire orgogliosamente in nome della propria aderenza alla parte "sana" della nazione.

In effetti, i crimini dei "pentiti ufficiali" sono stati molto rapidamente abbonati sia dal punto di vista giudiziario che da quello sociale (si è mai visto un microfono d’un giornalista sotto il naso di un familiare delle vittime d’un pentito?).
Come spesso, la mitopoeiesi in Italia sostituisce trionfalmente la storia. Come se i fatti e la verità fossero, per le menti ufficiali della penisola, vessatori e insoddisfacenti.

I "misteri" del caso Moro sono sempre "aperti", un vaso di Pandora scoperchiabile ad libitum: non importa che tutto si sappia ormai perfettamente (quante versioni del processo? cinque, sei, ventuno?), si potrà sempre aggiungere una tesi, un riferimento geopolitico, un nemico da abbattere, un’allusione o una minaccia.
Il "telefonista" può essere stato Toni Negri, o forse Sciascia o magari anche Cossiga, da quando ha cominciato a denunciare le sue stesse leggi d’emergenza.
Si è riusciti a fare delle verità (e delle prove, con buona pace del sig. Ostellino che si sciacqua abbondantemente la bocca con la filosofia del diritto) orpelli postmoderni, obsoleti e - diciamolo! - inutilmente pedanti. Giustizia sostanziale, dicono questi "buoni maestri" invece che formale.

Presto ci domanderemo - o le nuove generazioni domanderanno a gran voce - perchè rivolgersi alla giustizia per dirimere l’eventuale conflitto; la giustizia sostanziale è più efficace se applicata dallo stesso offeso. O no?
"Cesare Battisti non si è mai pentito". Questo è il vero crimine. Ed è questo che lui e noi altri non pentiti pagheremo ad vitam aeternam. Il peccato mortale imperdonabile.

L’istituto giudiziario della prescrizione e quello sociale dell’amnistia (sempre con buona pace degli evocatori della filosofia del diritto) non possono applicarsi su un tessuto sociale che si è voluto ricompattare sull’infamia e sulla degradazione. Per essere riaccettati come italiani si deve essere delatori, non basta dichiararsi vinti e convinti che le tendenze insurrezionali non potevano essere "coniugate" al modo indicativo. Occorre anche piegare la testa davanti al Giano che dichiarava giudiziariamente che i nostri erano crimini contro la personalità dello Stato e nello stesso tempo non accettava la qualificazione di "politici" degli stessi, si deve religiosamente "pentirsi" e dichiarare che tutte le lotte antiautoritarie e antimperialiste che si sono condotte erano insane e che occorreva delegarle alla saggezza e alla sagacia dei partiti di governo, unici garanti della convivenza democratica.

Si deve inoltre accettare la perennità ormai normale di quell’arsenale giuridico d’eccezione che è stato, è e sarà un moltiplicatore di pene utilissimo per sbaragliare tutti, terroristi, rivoluzionari, nemici politici, mafiosi, anarchici di 16 anni o neoglobal, per i quali le leggi democratiche, il diritto alla difesa, la presunzione d’innocenza, la responsabilità individuale provata non sono che "margaritas ante porcos", fronzoli formali da agitare, eventualmente, solo per persone impegnate in lotte straniere e fuori confine.

Confermando e confortando, tra altre sciagure, il semplicismo imperdonabile (quello sì!) con cui molti della mia generazione avevano liquidato la "forma democratica".

Restituire storia alla storia, uscire dal mito, dalla retorica e dalla religiosità pelosa del pentimento, potrebbe forse evitare che vecchi "demoni" vadano all’assalto delle nuove generazioni, che magari immaginano di ridare lustro alla teoria dell’avanguardia armata di leninistica memoria con nuove e atrocemente inutili azioni.

Messaggi

  • Ho l’impressione che nascondiate dietro giri di parole generici opinioni inconfessabili (al pari di quelli che vorrebbero Priebke libero). Battisti è condannato per 4 omicidi, due dei quali odiose azioni punitive (di stampo davvero squadrista) contro un paio di commercianti. Tutto il resto è aria fritta, livore, forse invidia nei confronti dello stesso Battisti, che h fatto quello che avreste voluto fare voi senza averne il coraggio.