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Plutonio militare americano sulle strade francesi
Publie le lunedì 27 settembre 2004 par Open-Publishing
di Jean-François Augereau
Centoquaranta chili di questo materiale radioattivo arriveranno presto via mare
a Cherbourg, prima di raggiungere Cadarache (Bouches-du-Rhône) passando per la
Hague (Manica). Questo combustibile proviene dallo smantellamento di armi nucleari.
Il carico che il Pacific-Teal, o il suo gemello, il Pacific-Pintail, scaricherà nei
prossimi giorni sui moli del porto di Cherbourg non é di quelli per i quali si
entusiasmano gli ambientalisti ed i rappresentanti delle associazioni antinucleari.
Si tratta di 140 chili di plutonio americano di qualità militare, imbarcati nel
porto militare di Charleston (Carolina del Nord) e diretto all’impianto di ritrattamento
di combustibili irradiati che la società Areva gestisce a la Hague (Manica),
attraverso una delle sue filiali, la Cogema.
140 chili di materiale fissile tanto puro che permetterebbe di fabbricare più di una ventina di testate nucleari come quelle di cui gli Stati Uniti e la Russia dotano i loro missili strategici (Le Monde del 23 settembre).
Non stupisce dunque se gli ambientalisti e gli antinucleari cominciano a mobilitarsi per protestare contro il trasporto di questo materiale nucleare, che non considerano un combustibile ma una temibile scoria radioattiva. Per loro la faccenda é tanto più grave dato che il plutonio, anche se diffuso in quantità piccolissime, presenta grandi rischi di contaminazione per l’ambiente. Puo’ anche, se non si maneggia correttamente, dar luogo ad incidenti « critici », che provocano pericolose folate di radiazioni. Per questo i 140 chili di questo materiale in polvere sono stati ripartiti in varie scatole a tenuta stagna, contenute in spessi contenitori.
A prima vista, c’é qualcosa di paradossale nel fatto che si mobilitino due navi lunghe 100 m e larghe 15, armate di cannoni e sorvegliate come la più preziosa delle casseforti, con soldati a bordo, per trasportare masse cosi’ piccole. Ma queste ultime sono chiuse in blindature pesanti tonnellate : per questioni di peso, di volume e di sicurezza in caso di caduta, il trasporto aereo é escluso. Questo é il prezzo della sicurezza, sia per garantire la protezione dell’ambiente che per ingannare quanti potrebbero avere l’intenzione di impadronirsi del carico a fini terroristici. In effetti, una delle due navi impiegate in quest’operazione, battezzata Eurofab, non conterrà materiale nucleare.
Quale delle due ? Mistero. Altrettanto segreta é la data di arrivo nelle acque di Cherbourg del Pacific-Teal e del Pacific-Pintail. Le due navi sono ben note agli industriali del ciclo del combustibile ed alle associazioni di difesa dell’ambiente. Assicurano il trasporto di combustibili usati e di scorie nucleari vetrificate fra la Francia e il Giappone.
ANCHE IN RUSSIA
Il convoglio di plutonio americano diretto all’impianto di ritrattamento di la Hague, dove sarà ricondizionato prima di partire per il centro di studi nulceari di Cadarache (Bouches-du-Rhône), sarà senza dubbio seguito rumorosamente. E questo per tutto il percorso verso il sud est della Francia.
Li’, ed é una delle ragioni della collera di Greenpeace, dell’associazione Robin des bois o della rete Uscire dal nucleare, la polvere di ossido di plutonio sarà mescolata ad uranio naturale o impoverito e ricondizionata sotto forma di pasticche e di barrette in un impianto - il laboratorio di tecnologia del plutonio (ATPu) - la cui produzione é stata bloccata il 31 luglio 2003 perché non era più conforme alle nuove norme antisismiche...
Ma le sue capacità in quanto laboratorio di ricerca sono intatte. Permetteranno dunque di fabbricare questo misto plutonio-uranio, il Mox, che sarà poi trasferito nella fabbrica Melox che Areva gestisce a Marcoule (Gard) per costruire quattro « assemblaggi combustibili » analoghi a quelli che certe centrali nucleari francesi bruciano oggi nei loro nuclei. Durata di tutta questa operazione : quattro mesi. Costo : una ventina di milioni di euro. Questi assemblaggi ripartiranno verso gli Stati Uniti solo all’inizio del 2005. In primavera, l’azienda elettrica Duke Power li caricherà nei reattori di Catabwa per bruciarli.
Puo’ stupire che gli americani non abbiano costruito il loro Mox. Finora, infatti, né i Russi né gli Americani avevano sentito il bisogno di sviluppare questa tecnologia, che i Francesi padroneggiano. Da cui la missione Eurofab, che nasconde un’operazione ancora più importante : Mox for Peace, che mira a far si’ che Mosca e Washington si disfino ciascuno di 34 tonnellate.
Ecco perché gli Stati Uniti hanno avviato con Areva, in seno al consorzio industriale DCS (Duke-Cogema-Stone & Webster), studi per la costruzione, da metà 2005, a Savannah River, di un impianto americano (DEMox) per la fabbricazione di Mox. Potrebbe entrare in funzione nel 2008. Il combustibile prodotto sarà successivamente bruciato, a partire dal 2009, nei reattori di Catabwa e di McGuire gestiti da Duke Power. L’impresa potrebbe fruttare qualcosa come 250-300 milioni di euro alla società francese. La stessa operazione dovrebbe ripetersi in Russia, dove sarà costruito un altro impianto, CHEmox, tanto é importante per i controllori del disarmo che i due grandi si disfino dei loro stock « in sovrappiù » di plutonio pressoché allo stesso ritmo.
Jean-François Augereau
Gli accordi sul disarmo
< 1991, 1993. Gli Stati Uniti e la Repubblica russa ratificano due trattati, Start I e Start II, relativi al disarmo nucleare.
< Settembre 2000. I Due Grandi firmano, come estensione di Start I e Start II, un accordo politico che mira a ridurre - ciascuno di 34 tonnellate - il loro stock di plutonio militare.
< 2002. Il dipartimento di stato dell’energia (DOE) decide di eliminare questo plutonio bruciandolo in centrali nucleari civili.
< 2003. Gli Stati Uniti affidano alla Francia la fabbricazione dei quattro assemblaggi di combustibile Mox realizzati a partire da questo plutonio.
< Settembre 2004. Il DOE invia in Francia il materiale fissile (140 chili di plutonio) necessario a questa operazione.
Areva fabbrica Mox a Marcoule
L’impianto della Cogema di Marcoule (Gard) fabbrica Mox - un combustibile nucleare costituito da una miscela di ossido di uranio e di plutonio, bruciato nelle centrali di EDF ed in quelle di operatori esteri (Germania, Svizzera, Belgio) dal 1995. Dopo la chiusura del laboratorio ATPu dell’impianto di Cadarache (Bouches-du-Rhône), Melox é la sola unità francese di produzione di Mox. Il blocco dell’impianto di Cadarache era stato reclamato, fin dal 1995, dall’Authority per la sicurezza nucleare (ASN) a causa dei rischi sismici nella regione. Ma il « gendarme del nucleare » l’ha ottenuto solo nel luglio 2003. Areva, all’epoca della Cogema, voleva preventivamente aumentare le capacità di produzione di Mox dell’impianto Melox, per passare da una produzione di 101 tonnellate all’anno ad una di 145, per rispettare i suoi impegni con aziende elettriche tedesche. Dopo un’inchiesta pubblica, ha ottenuto l’autorizzazione con un decreto del 3 settembre 2003.
LE MONDE, 24.09.2004