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«Prendete noi», due dirigenti palestinesi si offrono al posto dei reporter

Publie le giovedì 2 settembre 2004 par Open-Publishing

di red.

Le vicende degli ostaggi. Mentre per i due giornalisti francesi, la diplomazia utilizza anche queste ore per strapparli all’Esercito islamico dell’Iraq che li tiene prigionieri (per Jean de Belot, direttore del quotidiano Le Figaro, sarebbe stato stabilito un primo contatto con i rapitori, l’ambasciatore francese a Baghdad dice che Chesnot e Malbrunot «stanno bene»), due dirigenti pubblici palestinesi si offrono come ostaggi ai sequestratori dei due giornalisti francesi, per favorire la liberazione di quest’ultimi. La tv satellitare qatariota Al Jazira ha annunciato che tre camionisti turchi sono stati uccisi da un gruppo che si è riconosciuto nella sigla “Tawhid e Jihad” (Fede in un solo Dio e Guerra santa), che fa capo a Abu Musab al-Zarqawi, il terrorista giordano vicino a Osama Bin Laden, che si rifà vivo dopo quasi due mesi di silenzio.

Due palestinesi per i due reporter

Un semplice scambio, due palestinesi per due francesi. Due funzionari ministeriali dell’Anp per due giornalisti di Radio France Internationale e Le Figaro. Diya Melhem e Nabil Darawi, funzionari del ministero del Turismo palestinese, si consegnerebbero nelle mani dell’Esercito Islamico dell’Iraq, il gruppo che dal 20 agosto detiene i Christian Chesnot e Georges Malbrunot. «Per testimoniare la riconoscenza nei confronti della Francia, un paese dove vivono cinque milioni di musulmani, in piena libertà», hanno detto Mahlem e Darawi. I funzionari ministeriali palestinesi hanno convocato una conferenza stampa, per riferire ai giornalisti il loro piano. Si recheranno a Baghdad, per prendere contatto con il comitato degli Ulema (studiosi musulmani) sunniti, a cui proporranno lo scambio. «La Francia ci appoggia in tutti i campi, dobbiamo essere al suo fianco in questa crisi», hanno sostenuto. Nel frattempo, un altro palestinese, più illustre dei due fino a oggi sconosciuti dipendenti pubblici, ha lanciato un appello ai rapitori perchè liberino i due francesi. Si tratta di Marwan Barghouti, ex leader di Al Fatah, condannato da un tribunale israeliano a cinque ergastoli. Anche lui è dello stesso avviso di Diya Melem e Nabil Darawi: «La Francia è amica del popolo palestinese».

Scuole francesi, primo giorno senza velo islamico

Stamattina intanto in Francia hanno riaperto le scuole, e in base alla legge approvata a marzo, gli alunni sono entrati senza velo islamico, kippah ebraica, turbanti sikh, croci vistose o ogni altro simbolo religioso evidente. Il governo di Parigi, tre giorni fa ha ribadito l’intenzione di applicare la legge, che i sequestratori hanno chiesto di abrogare in cambio della liberazione dei due reporter di Rfi (Radio France Internationale) e di Le Figaro.

Trattative

Vanno avanti le trattative. A Baghdad è giunta in mattinata la delegazione del Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm) che tenterà di far liberare i due giornalisti francesi, Christian Chesnot e Georges Malbrunot, ancora nelle mani dei sequestratori in Iraq. Lo ha annunciato un portavoce dell’ambasciata francese nella capitale irachena. Il Cfcm è l’organismo rappresentativo dei musulmani di Francia. E arrivata a Baghdad proveniente da Amman, dove ieri sera ha incontrato il ministro degli Esteri francese Michel Barnier, in Medio oriente per tentare di risolvere la vicenda dei due reporter francesi. «Incontreremo il Consiglio degli Ulema in Iraq. Faremo tutto ciò che possiamo per assicurare la liberazione» di Chesnot e Malbrunot, hanno dichiarato i responsabili della delegazione, Mohamed Bechari, Fuad Allawi, e Abdallah Zekri.
Il capo della diplomazia francese a Baghdad, Bernard Bajolet, dice che «i reporter sono vivi, stanno bene e sono trattati bene». Intanto, il direttore del Figaro, testata storica francese presso la quale lavora Malbrunot, assicura che «è stato stabilito un primo contatto».

Per L’Unione degli Ulema egiziani «i civili americani possono essere uccisi, quelli francesi no»

In un incontro al Cairo con il sindacato dei giornalisti egiziani, lo sceicco Yusef Qaradawi, presidente dell’Unione degli Ulema (studiosi) musulmani, lancia una fatwa contro i civili americani, autorizzando la loro uccisione. Qaradawi ha detto che «i civili americani aiutano i soldati e le forze di occupazione, ma - ha aggiunto - i loro corpi non devono essere mutilati». Diversa la questione dei giornalisti francesi. Per lo sceicco, la loro uccisione sarebbe un errore per una triplice serie di motivi: la Francia ha un approccio di politica estera equilibrato nei confronti del mondo arabo e dell’Islam, i giornalisti lavoravano per la causa dell’Iraq e il loro passato dimostra chiaramente il loro orientamento filo-islamico.

L’Esercito islamico si rivolge a Bin Laden: «Dicci cosa dobbiamo fare, entro 5 ore»
Come due giorni fa, nel sito web «islamic-minbar», intanto, l’Esercito Islamico in Iraq continua a rivolgere un appello al «capo dell’Islam e dei musulmani, lo sheikh Osama Bin Laden», chiedendo una sua fatwa su quello che si debba fare con i due ostaggi francesi, e si attende una risposta «entro 5 ore».

Un’altra esecuzione

Tre camionisti turchi sono stati uccisi da un gruppo che si è riconosciuto nella sigla “Tawhid e Jihad” (Fede in un solo Dio e Guerra santa), che fa capo a Abu Musab al-Zarqawi, il terrorista giordano vicino a Osama Bin Laden. Lo ha annunciato la televisione satellitare catariota Al Jazira. In un primo momento la tv araba non ha fornito però ulteriori dettagli e di conseguenza l’appartenenza degli uccisori alla cellula di Zarqawi, che per i più rappresenta la proiezione di Al Qaida in Iraq, non era affatto scontata. Le perplessità sono state fugate poco dopo, quando Al Jazeera ha ricevuto un comunicato e due video con cui il gruppo di Zarqawi minaccia nuove esecuzioni e mostra l’uccisione dei tre turchi. Nel comunicato si minaccia di uccidere tutti gli ostaggi presi dal gruppo. Nel primo dei due video i tre turchi, che indossano camice bianche, appaiono seduti con i loro passaporti in mano e dietro di loro tre dei rapitori, con il volto e la testa coperti con kefie imbracciano kalashnikov. Uno di essi legge un comunicato. La tv inoltre ha annunciato di avere un video dell’ esecuzione e di non poterla mostrare, in linea con le ultime decisioni dei responsabili dell’emittente, «per rispetto dei sentimenti dei telespettatori». Il testo del comunicato dice invece: «Il tempo della tolleranza e del perdono è finito. Oggi non avrete da noi altro che lo sgozzamento. Ecco, siete avvertiti».
I corpi dei camionisti erano stati ritrovati lungo l’autostrada che collega Baghdad al nord dell’Iraq. Più precisamente in prossimità del villaggio di Jalsiya, situato a circa 90 km dalla capitale irachena. Jalsiya si trova all’interno del cosiddetto triangolo sunnita, che comprende città turbolente come Ramadi e Falluja, dove l’insurrezione contro le truppe d’occupazione americane è più violenta che altrove.

Il tenente colonnello iracheno Farhan Mohammad ha dichiarato che l’identità di due uomini risponde a quella di due camionisti turchi, di 53 e 42 anni, che risultavano da tempo sequestrati. Del terzo uomo non è stato possibile riconoscere le generalità, perché non sono stati rinvenuti documenti. Non si esclude che anch’egli sia turco. «Sui loro corpi, notati da un anziano abitante del villaggio, sono visibili i fori di proiettili», ha spiegato il tenente colonnello Mohammad. Non è la prima volta che i corpi delle persone sequestrate e successivamente uccise vengono lasciati lungo questa autostrada. In passato il gruppo di Zarqawi ha rapito diverse persone, alcune delle quali sono state poi rilasciate. L’ultima rivendicazione del gruppo “Tawhid e Jihad” risale al luglio scorso, quando furono giustiziati un coreano, un bulgaro e un egiziano.

Bombe americane su Falluja

In Iraq nella notte due edifici sono stati distrutti da missili lanciati da un caccia statunitense verso le ore 23,45, nel quartiere residenziale Jebel a Falluja, focolaio della ribellione sunnita, 50 chilometri a ovest di Baghdad.«Attualmente ci risultano 17 morti e sei feriti», riferisce Seifeddin Taha, medico dell’ospedale princpale di Falluja. «Fra i morti potrebbero esserci due o tre bambini, ma i cadaveri sono a brandelli ed è difficile distinguerli». Per gli americani si tratta di un’operazione di «precisione» su alcune «case che servono da nascondiglio e da luogo di incontro» per gli uomini del terrorista giordano Abu Musab al Zarqawi, considerato il luogotenente di Osama Bin Laden in Iraq.

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