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Pussy Riot scomparsa, il marito la cerca in Siberia

par Massimo Lauria

Publie le martedì 5 novembre 2013 par Massimo Lauria - Open-Publishing

Nessuno ha più visto la musicista russa dal giorno del suo trasferimento. «È il modo in cui il sistema fa scomparire per settimane e mesi le persone senza lasciare traccia».

«Il tempo durante il quale un detenuto viene trasportato da un carcere all’altro è una vera e propria zona grigia del sistema correttivo russo». A scriverlo è la giornalista russa Anna Nemtsova - corrispondente per il Daily Beast - riferendosi alla scomparsa della musicista delle Pussy Riot, di cui si sono perse le tracce dal 21 ottobre scorso, giorno in cui è stata trasferita in un carcere della Siberia, sugli Urali.

Le ultime notizie sul suo conto risalgono a tre giorni più tardi, quando un passeggero del treno che trasportava la detenuta, l’ha vista scendere nella città di Chelyabinsk, accompagnata da alcuni agenti. Da quel giorno sulla sorte di Nadezhda Tolokonnikova è sceso il buio più profondo. Per questo il marito Pyotr Verzilov ha deciso di partire immediatamente per la Siberia, iniziando per conto suo le ricerche della donna.

Nonostante gli sforzi di Verzilov e dei suoi avvocati, però, fino a questo momento non si hanno notizie della donna. «Questo è il modo in cui il sistema fa scomparire per settimane e mesi le persone senza lasciare traccia», ha detto il marito della Pussy Riot, condannata a due anni di carcere per blasfemia. Nel febbraio 2012 il gruppo punk russo si era esibito in una performance anti Putin nella chiesa moscovita del Cristo Salvatore.

Nadezhda Tolokonnikova, che prima di essere trasferita aveva scritto una lettera pubblica, accusando il personale penitenziario di abusi e violazioni dei diritti umani, aveva iniziato un secondo sciopero della fame. Le sue condizioni di salute, fa sapere Yekaterina Samutsevitch - un altro membro del gruppo - potrebbero essere delicate: «Sono molto preoccupata per lei», ha ammesso al Daily Beast.

Al centro della bufera, sono certi i familiari della Tolokonnikova, c’è la lettera scritta dal carcere: una vera e propria dichiarazione di guerra contro le violazioni nel sistema penitenziario del paese, che ha fatto il giro del mondo. E non è una novità che al presidente russo Vladimir Putin non piaccia certa pubblicità al suo Paese da parte dei media internazionali. Che il trasferimento della Pussy Riot sia una diretta volontà del Cremlino?

http://popoff.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=90073&typeb=0

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