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Quello che la sinistra non vede

Publie le lunedì 16 agosto 2004 par Open-Publishing

SISTEMA MONDO

La possibilità che viene dall’Oriente

di GIULIETTO CHIESA

C’è chi parla di schieramenti, chi di programma (per la sinistra italiana,
s’intende). Ma, se la confusione è al massimo sui primi, sul secondo è
quasi silenzio. Perché è più difficile. Perché porre l’accento sul
programma significa definire il blocco sociale di cui si vuole assumere
la rappresentanza. Si è detto che occorrono quattro o cinque punti,
idee molto concrete da indicare al paese. Ma per farlo non si può
restare intrappolati nella dimensione (misera) e nella logica
(illogica) della crisi italiana.

In primo luogo noi ci troviamo infatti
di fronte a un disastro internazionale incombente e per molti aspetti
già in atto, senza tenere conto del quale le stesse proposte «italiane»
rischiano di essere irrilevanti o non applicabili. In secondo luogo
bisogna capire che l’attuale geografia delle forze politiche (e
sociali) italiane non solo è altamente instabile e incerta, ma è anche
un prodotto innaturale, figlio di illusioni di destra e di sinistra,
delle quali sarà opportuno cominciare a liberarsi.

Infatti la
costruzione di un progetto per un determinato insieme di gruppi sociali
che si vuole portare alla vittoria in Italia deve tenere conto del
fatto che, in un giro di tempo abbastanza ridotto, tutti i gruppi
sociali dovranno fronteggiare problemi inediti, ai quali non sono
preparati, nemmeno psicologicamente. A causa delle illusioni di cui
sono stati nutriti a forza negli ultimi due decenni. Ciò significa che
la posizione di molti gruppi sociali è altamente mutevole e non può
essere definita né in termini tradizionali, né in termini statici.

Più
precisamente: molti aspetti della futura e dinamica composizione
sociale dell’Italia del prossimo decennio dipenderanno dalle leadership
questo paese, dalle loro capacità di prevedere, e di sostituire
«qualche cosa d’altro» alle illusioni passate. Esse potranno essere
sostituite da altre illusioni (e il disastro continuerà e si aggraverà,
in primo luogo per gli strati più deboli, mentre la democrazia sarà
sottoposta a tensioni acutissime), oppure da programmi di gestione
della cosa pubblica, del «bene comune» che siano in grado di tutelare
il tenore di vita di larghe masse popolari e di conservare e sviluppare
la democrazia.

In sostanza: chi sarà in grado di prevedere, sarà anche
in grado di proporre. Chi sarà in grado di prevedere sarà anche in
grado di esercitare una egemonia su larghi strati popolari e
intellettuali, oggi indistinti e confusi, senza guida, che aspettano
indicazioni. Chi non sarà in grado di prevedere sarà travolto nel
generale disordine e sarà costretto a fronteggiare la tempesta senza
bussola. Nella logica di destra questa è l’anticamera di un regime
autoritario. In quella di sinistra è la resa.

Per prevedere occorre guardare al quadro mondiale. Altro modo non c’è.
Il prezzo del petrolio è salito del 40% in un anno. E’ solo una
faccenda congiunturale? No, perché se è vero che ci sono spinte
speculative che producono irrazionali aumenti dei prezzi, è altrettanto
vero che queste spinte sono l’effetto di mutamenti strutturali. C’è una
immensa liquidità (creata da due decenni di globalizzazione americana)
che gioca sui tutti i tavoli di tutte le roulette del mondo. O la va o
la spacca.

Questa è la logica suicida dei nuovi ricchi. Altro mutamento
strutturale: ci stiamo accorgendo che Enron, WorldCom, Parmalat, ecc.
non sono episodi anomali in una situazione normale. Le più gigantesche
truffe finanziarie sono la norma. Non le conosciamo solo perché il
sistema informativo mondiale ce le nasconde sistematicamente e solo la
punta dell’iceberg riesce a emergere a fatica. Scopriamo ora, nel 2004,
che uno dei protagonisti mondiali del mercato petrolifero, la Shell, ha
ingannato mercati, clienti, azionisti, mentendo sull’entità dei propri
giacimenti.

Domanda: siamo sicuri che i dirigenti della Shell fossero
gli unici a truccare le carte? E’ molto più probabile il contrario.
Dunque è altamente probabile che i dati circa le riserve energetiche
disponibili di idrocarburi siano falsi. Chi ha le informazioni
(sicuramente l’Amministrazione di Washington) sta facendo incetta a
ritmi forsennati. Può essere una delle cause del balzo in alto del
prezzo del petrolio, ma non cambia il problema: a Washington stanno
giocando anche loro alla roulette e cercano di guadagnarsi qualche mese
in più di respiro.

Un po’ poco per governare il pianeta.

La verità
cruda è che il petrolio è una risorsa assai più scarsa di quanto
vogliono farci credere e il suo esaurimento seguirà dunque una curva
molto più brusca e ravvicinata di quanto quasi tutti pensano. Il che, a
sua volta, significa che le possibilità di una risposta non traumatica
al problema si ridurranno ulteriormente. Catastrofismo? Ciascuno lo
chiami come gli pare. I dati parlano da soli. Si aggiunga che il resto
del mondo (non l’Europa) è in pieno boom. Cina e India crescono a tassi
vertiginosi, trascinandosi dietro tutto il sud-est asiatico e perfino
il Giappone.

I cinesi si stanno rendendo conto che la caldaia è ormai a
livelli di pressione insostenibili e si sono riproposti di ridurre il
tasso di crescita del loro Pil dal 9,3% del 2004 al 7% del 2005. Non ci
riusciranno, ma pare vogliano provarci. Unici sul pianeta si pongono il
problema di rallentare. Hanno capito cosa sta per succedere?
Probabilmente. Il fatto grave è che l’Occidente non l’ha capito.
Neanche la sinistra italiana (centro-sinistra) l’ha capito. Questo
trend è altamente energivoro. Significa che l’Asia sta succhiando
enormi quantità di petrolio e di gas. Le carenze energetiche sono
laggiù la norma.

Non si è ancora percepito una conseguenza elementare:
esse si ripercuoteranno qui da noi, a ritmo sempre più intenso.
Infine il dollaro. Il debito estero degli Usa, quello pubblico e
quello privato, è arrivato al 30% del Pil degli Stati Uniti. E’ un
record di tutti i tempi. I contribuenti americani vorrebbero l’impero,
purchè a pagarlo siamo noi, l’Europa e il resto del mondo. E poiché il
loro tenore di vita è, per definizione, «non negoziabile», se ne deduce
che svalutano e svaluteranno il dollaro, cancellando così una parte dei
loro debiti, che intanto continueranno a crescere. Questo è un vulcano
che sta per esplodere.

Gli Stati Uniti, come è stato scritto, sono
divenuti i perturbatori della quiete mondiale e devono essere
ricondotti a più miti consigli. Quindici anni fa il pianeta era fondato
su tre blocchi economici principali: Stati Uniti, Europa, e Giappone.
Dei tre la potenza militare era una sola e sappiamo quale. Adesso il
pianeta è fondato su tre blocchi economici principali: Stati Uniti,
Europa, Cina. Ma gli Stati Uniti sono in crisi evidente, l’Europa è più
forte di prima (anche se cresce meno), la Cina è ormai un protagonista,
ed è armata. Ed è l’unico paese che prende decisioni senza consultare
nessuno, nemmeno gli Stati Uniti.

Occorre che l’Europa colga
l’occasione offertale dalla Cina e apra una forte discussione sui
limiti dello sviluppo (di questo sviluppo insensato). E proponga
politiche strategiche coerenti con i propri interessi e con quelli
della salvezza del pianeta dalle catastrofi che incombono e sulle quali
solo gli stupidi e i suicidi possono ironizzare.
Non si possono mettere in piedi i quattro o cinque punti di un
programma per il governo di sinistra italiano senza tenere conto di
questi dati.

E’ senza senso progettare un blocco sociale che lo
sostenga senza dirgli la verità sullo stato delle cose.

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