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Rapita volontaria britannica. Era in Iraq da trent’anni
Publie le mercoledì 20 ottobre 2004 par Open-Publishing
di Toni Fontana
Margaret Hassan, britannica, nata a Dublino e naturalizzata irachena, responsabile dell’organizzazione non governativa britannica «Care international» è stata rapita ieri a Baghdad. Poche ore dopo la rete al Jazira ha trasmesso un video nel quale si vede la donna seduta in una stanza, con l’aria molto spaventata, che mostra i suoi documenti di identità e la tessera dell’organizzazione per la quale lavora. Un gruppo sconosciuto ha rivendicato il rapimento che riporta le Ong nel mirino del terrorismo come era accaduto il 7 settembre con il sequestro delle due Simone. Anche la Hassan, cinquantenne, fin dai primi anni novanta si è battuta contro l’embargo e le sanzioni decretate contro Baghdad e, da allora, ha lavorato ininterrottamente con le organizzazioni non governative.
Margaret Hassan vive in Iraq da una trentina di anni ed ha sposato un iracheno, ottenendo in tal modo la doppia nazionalità. Fin dal 1990 ha iniziato a collaborare e quindi ha diretto gli uffici iracheni di Care International, una delle più grandi organizzazioni non governative del mondo con sedi e progetti in 72 paesi del pianeta. In Iraq l’organizzazione diretta dalla Hassan si occupa prevalentemente di progetti per sviluppare e recuperare la rete idrica danneggiata dalle guerre. Care international non ha fornito particolari sulla modalità del sequestro avvenuto ieri mattina nella capitale; nel video non compaiono i sequestratori e non si ha dunque notizia di richieste di riscatto o condizioni poste al governo inglese.
Il rapimento è avvenuto, probabilmente non per caso, mentre nel Regno Unito infuriano le polemiche per la decisione di inviare 750 soldati in soccorso degli americani che stanno scatenando l’assalto a Falluja. Blair è alle prese con la rivolta di molti parlamentari del Labour, ma non intende fare marcia indietro. Proprio ieri il ministro degli Esteri Jack Straw ha risposto in modo sprezzante alle critiche che provengono dal settori del Labour dicendo che la decisione di inviare i soldati è stata ormai presa.
Il rapimento di Margaret Hassan è destinato ad alimentare le polemiche scoppiate durante il rapimento e dopo l’assassinio di Ken Bigley. I familiari dell’ostaggio decapitato, sostenuti da una parte dell’opinione pubblica, hanno accusato Blair di non aver fatto nulla per salvare il rapito. Proprio per prevenire un’altra bordata di critiche sui due fronti, quello degli ostaggi e quello della spedizione militare, il capo del governo britannico si è affrettato ieri a dire che «sarà fatto tutto il possibile» per salvare la vita della volontaria sequestrata e che l’invio dei soldati rappresenta una scelta di carattere esclusivamente militare e non politico. In tal modo Blair, che ieri ha incontrato Kofi Annan in visita a Londra, ha cercato di ribattere all’accusa, che gli viene rivolta da più parti, di voler dare una mano a Bush impegnato nella campagna elettorale mandando un prima linea i soldati britannici. Resta ora da vedere se i rapitori di Margaret Hassan avanzeranno richieste politiche legate al dispiegamento dei militari britannici o se il loro obiettivo è di ottenere un riscatto.
Il rapimento segnala anche che le bande di terroristi hanno ripreso a colpire gli occidentali. Negli ultimi giorni (Bigley è stato assassinato due settimane fa) i sequestratori si erano «concentrati» su iracheni accusati di lavorare nelle basi delle truppe di occupazione. L’offensiva sul fronte dei sequestri riprende mentre le organizzazioni della guerriglia stanno intensificando gli attacchi contro la Coalizione e soprattutto le postazioni della Guardia Nazionale. Ieri all’alba un commando ha bersagliato con colpi di mortaio una caserma dell’esercito iracheno. Quattro soldati sono morti ed altri ottanta sono rimasti feriti. Un altro attacco è avvenuto nei pressi di Baghdad. Anche in questo caso i guerriglieri hanno utilizzato mortai; i colpi hanno raggiunto una postazione americana uccidendo un «contractor» e ferendo altre sette persone.
Il comando Usa ripete che, in vista delle elezioni (previste per il mese di gennaio) gli attacchi aumenteranno e ieri la Cia ha fatto sapere che il messaggio on line nel quale Al Zarqawi proclama l’alleanza con Bin Laden è autentico e va preso sul serio.
Le residue e tenui speranze di evitare il caos generalizzato in Iraq sono legate alle iniziative diplomatiche si annunciano per i prossimi mesi. Ieri è giunto al Cairo il sottosegretario americano per il Medio Oriente William Burns che si è incontrato con Mubarak per discutere l’ordine del giorno della conferenza sull’Iraq che si terrà in Egitto il 23 novembre. Mubarak ha subito messo in chiaro che l’Egitto non invierà soldati in Iraq. Il ministro della Difesa italiano, Antonio Martino, ha infine detto che gli spostamenti di truppe che coinvolgono gli inglesi «non riguardano» il nostro paese.
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