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Un’ambulanza, con a bordo quattro civili, fu colpita nella notte tra il 5 e il 6 agosto, durante i violenti scontri tra i miliziani sciiti di Moqtada al Sadr e i militari italiani. È stato un altro dirigente iracheno dell’ospedale di Nassiriya ad affermarlo ieri mattina direttamente dalla città meridionale dell’Iraq, controllata ormai in maniera molto parziale dal contingente italiano. Le parole del responsabile del nosocomio locale potrebbero confermare la versione del giornalista franco-americano Micah Garen - scomparso lo scorso 13 agosto insieme al suo interprete Amir Doshe - su quanto accaduto durante la rivolta sciita di inizio agosto a Nassiriya. Di Garen, come di Doshe, non si hanno ancora notizie, mentre rimane il mistero sulla dinamica del loro sequestro, come sulle accuse lanciate da Micah contro i militari italiani nei suoi ultimi messaggi.
Un’ambulanza - la stessa? - fu ripresa da Garen poche ore dopo gli scontri confermati anche dal comando italiano a Nassiriya: nel video - trasmesso in Italia solo dal Tg3 - c’è un uomo che si presenta come l’autista del mezzo di soccorso. Ma, nell’impossibilità di verificare tale identità, dalle immagini trasmesse dalla Rai si può vedere la carcassa semi-incenerita di un mezzo di soccorso. Su una fiancata, infatti, sono ancora visibili delle strisce adesive rosse attaccate alla vernice bianca del mezzo. Non solo: al centro del tettuccio del furgone incendiato, si vede una fessura perfettamente circolare. Qualcosa che assomiglia molto al foro per la sirena-lampeggiante.
In assenza di notizie sulla sorte di Garen e del suo interprete, anche ieri è tornata a parlare la compagna del giornalista franco-americano, Marie Hélène Carleton, sua socia nella «Four Corners Media» (l’impresa di documentari archeologici per cui lavora lo stesso Garen). La Carleton ha chiesto «alla polizia irachena e alle autorità militari italiane presenti nell’area» di fare il possibile per rintracciare Micah e il suo interprete, evitando «tutto ciò che possa mettere le loro vite in pericolo». Da New York, la compagna di Garen si è rivolta anche ai suoi rapitori: «Vi chiediamo e vi preghiamo di liberarlo è un giornalista indipendente, non è un “contractor”, non ha alcun legame con i militari. Sta lavorando per conservare l’eredità archeologica dell’Iraq e per raccontare gli eventi recenti». Micah Garen aveva annunciato, in una terza e-mail alla madre, un suo ritorno negli Usa già lunedì scorso, dopo un viaggio lampo a Baghdad. Viaggio in parte confermato dall’inviato Rai nella capitale irachena, Pino Scaccia. Quel che sia successo a Garen e a Doshe dopo quell’incontro (avvenuto nella mattina del 12 agosto), rimane un mistero.
Della vicenda si sta occupando anche Giuseppe Giulietti per l’associazione «Articolo 21». «Questa vicenda - ha detto Giulietti - non è affatto chiara. In particolare nell’e-mail spedita a Greg Carr (pubblicata ieri da l’Unità), Garen parla di minacce subite e di un lungo interrogatorio al quale sarebbe stato sottoposto insieme ad alcuni dipendenti della Rai che è durato oltre sei ore. Secondo Garen sarebbero stati trattati da “criminali” per aver osato difendere la sparatoria contro l’autoambulanza e per essere riusciti a far trasmettere queste immagini in alcuni tg della Rai. Secondo Garen - prosegue Giulietti - il Ministero della Difesa avrebbe addirittura chiamato la Rai per ringraziarla, ma “in pratica per chiedere di tacere”».
Per questo, «Articolo 21» ha chiesto alla Rai di approfondire l’intera vicenda. Da parte sua, la Difesa ha smentito la ricostruzione emersa dalle e-mail di Garen. «Per quanto ci risulta - ha dichiarato il colonnello Carlo Rossi, portavoce del ministro Martino - queste dichiarazioni sono prive di fondamento. Chiedete a Nassiriya». Nassiriya. In due giorni, nemmeno una volta è stato possibile parlare con il portavoce del contingente italiano, il capitano Ettore Sarli. Cercando una dichiarazione ufficiale di Sarli - l’unico italiano in divisa a poter rilasciare dichiarazioni da Nassiriya - sulle e-mail di Garen e sui tanti, troppi misteri del suo sequestro, da Camp Mittica sono arrivate risposte del tipo: «Sta riposando», «È a mangiare», «È in riunione». E infine: «Abbiamo già detto tutto».
Nel frattempo Micah Garen è apparso in un video, trasmesso oggi dalla televisione araba al Jazeera, in cui i suoi rapitori minacciano di ucciderlo se gli americani non lasceranno Najaf nelle prossime 48 ore.