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Rifondazione si prende altro tempo per scegliere il nuovo segretario
par Checchino Antonini
Publie le lunedì 9 dicembre 2013 par Checchino Antonini - Open-PublishingConcluso il congresso, il nono, del Prc. Vince l’opzione meno ambigua nei confronti con Pd ma non c’è accordo sulla riconferma di Ferrero
La linea c’è, il segretario ancora no. La sintesi con cui titolava il manifesto di domenica è particolarmente azzeccata. Chiudendo il nono congresso nazionale di Rifondazione, il segretario uscente - Paolo Ferrero - ha ribadito, ieri a Perugia, e precisato «la proposta politica uscita vincente dal Congresso di Rifondazione Comunista: avviare un processo costituente, dal basso e democratico, della sinistra di alternativa, che sappia costruire l’alternativa contro questa Europa, le politiche di austerity e il governo Letta. Un processo di aggregazione della sinistra autonomo ed alternativo al centro sinistra e a quel Pd che ormai è diventato un partito moderato».
Per quanto riguarda la gestione del partito, Ferrero ha proposto «di non passare subito all’elezione degli organismi esecutivi e del segretario, ma di fare una consultazione (la commissione che gestirà la consultazione è composta da Mimmo Caporusso, Dino Greco e Giovanna Capelli). tra i 170 membri del Comitato Politico Nazionale che sono stati eletti dal Congresso. Non la stanca rielezione degli organismi e del segretario ma una consultazione vera su come organizzarci e su chi deve assumere i ruoli di direzione politica, in modo da garantire la massima autorevolezza al gruppo dirigente che uscirà dal congresso».
Non è un segnale entusiasmante quello di uscire senza dirigenti da un congresso così lungo (se n’è iniziato a discutere all’indomani della debacle di Ingroia, nove mesi orsono. Ma si può provare a vedere il bicchiere mezzo pieno, come fa il segretario del Prc, quando chiede «il tempo necessario per fare una discussione trasparente su chi deve portare avanti la linea politica che ci siamo dati». Il Cpn decisivo è già fissato per l’11 e 12 gennaio prossimi. Entro giovedì, saranno messe per iscritto le proposte sui criteri per la formazione della direzione nazionale e della segreteria e sulla scelta del segretario su cui verranno consultati i 170 del Cpn.
Il documento sostenuto dal segretario uscente ha ottenuto il 76% ma solo il 53% dei delegati fa riferimento a Ferrero e non tutti sono favorevoli a una sua riconferma. Il resto della maggioranza fa riferimento all’area di Essere comunisti (Grassi, Oggionni, Burgio) e fin dal day after della disfatta di Rivoluzione civile puntava a un ricambio dei gruppi dirigenti considerato come la chiave per aprire i portoni, serratissimi a sinistra, di Sel. Anche Liberazione, quotidiano on line del Prc riconosce che è «proprio all’interno della maggioranza che si è consumato lo scontro più acceso... Una contrapposizione che il dibattito congressuale non ha risolto». Il fatto è che da parte dei grassiani - che si vedono bocciare anche il passaggio della riunificazione con il Pdci in vista di un transito alla sinistra del centrosinistra - non si avanza alcun nome ma solo la pregiudiziale sul nome di chi ha provato a traghettare il partito nell’epoca post-Arcobaleno. «Se non c’è condivisione sulla necessità di segnare una discontinuità, è perfettamente inutile avanzare una proposta alternativa. Era necessario che Ferrero facesse un passo indietro, cosa che non ha fatto. Allora sarebbe stato possibile trovare un candidato condiviso; da parte nostra non ci sarebbe stato un veto nemmeno sul nome di un "ferreriano", purché ovviamente fosse il segno di un reale cambiamento e a condizione di operare una sintesi politica del primo documento», spiega Claudio Grassi a Romina Velchi, che dirige Liberazione. Dopo giorni di tensione, con l’astensione nel voto sulla validità del congresso, quest’area ha votato il dispositivo finale ricomponendo, per ora, l’unità tra chi ha presentato il primo documento.
A completare il paesaggio interno ci sono le due mozioni alternative. La seconda, "Politica, classe e rivoluzione", ha raccolto il 12% ed è animata dall’area di Falce e martello che punta a restare nel Prc ma con una propensione accentuata a una proiezione autonoma al di fuori del recinto del partito. Il terzo documento - piuttosto variegato al suo interno - incalza la segreteria da posizioni opposte a quelle di Essere comunisti («moderati» e «ambigui» sulla rispetto al Pd e al centrosinistra). E’ centrale, per la terza mozione, la rifondazione di un partito comunista e la riproposizione della questione sindacale, della battaglia per rifondare un sindacato di classe. Il congresso ha rivelato comunque un partito che, seppure in calo di voti, iscritti (sono 30mila, un quarto di meno dal 2010) e partecipanti al congresso (sono stati 12mila contro i 17mila di due anni prima), resta «la formazione della sinistra più consistente, con una vasta presenza territoriale nel paese e nuclei militanti ed attivi che non si sono rassegnati nonostante i ripetuti insuccessi elettorali degli ultimi anni. Per queste ragioni le sorti e le scelte di questo collettivo (donne e uomini) interessa tutti coloro che hanno a cuore la necessità di costruire una chiara opposizione ai due schieramenti politici della borghesia, centro sinistra e centro destra, aiutare il movimento dei lavoratori a far crescere ed unire le resistenze alle politiche dell’austerità, ricostruire una sinistra anticapitalista all’altezza della sfida epocale che pone la crisi del sistema e il tentativo delle borghesie europee di infliggere una sconfitta storica alle classi lavoratrici.
Per costruire questo nuovo soggetto anticapitalista c’è bisogno dunque anche delle/dei tante/i compagni del PRC che non vogliono rinunciare a un progetto di alternativa a questo sistema sociale.». Sono parole di FrancoTurigliatto di Sinistra Anticapitalista, invitato tra gli ospiti esterni e salutato con un caldo applauso da buona parte della platea di Rifondazione, lui, il "traditore" che nel 2007 fu espulso per non aver voluto votare il rifinanziamento della guerra in Afghanistan a costo di far cadere l’infausto governo Prodi. Sorte diversa all’ospite di Sel, Nicola Fratoianni, il cui nome, pronunciato al microfono, ha provocato una salve di fischi a segnare una distanza al momento incolmabile tra gran parte della sala di Perugia e l’entourage vendoliano in caduta libera di credibilità e appeal.
Difficilissimo sintetizzare tre giorni di dibattito in un solo articolo ma qui è possibile trovare i risultati dei congressi locali e la suddivisione dei delegati e qui c’è la registrazione video degli interventi dal palco.
http://popoff.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=92769&typeb=0