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Risposta a Marchesiello uscita su Repubblica

Publie le venerdì 27 febbraio 2004 par Open-Publishing

Cara Repubblica, ti scriviamo queste righe perché vorremmo tranquillizzare i lettori e il signor
Michele Marchesiello, ospitato sulle tue colonne lo scorso martedì. Marchesiello, commentando il
nostro appello a venire a Genova il prossimo fine settimana e martedì 2 marzo, si domanda, fra le
altre cose, "quale serenità di giudizio ci si ripromette di ottenere da una mobilitazione di
centinaia di migliaia di persone attorno a un palazzo di giustizia? Quali incidenti, scontri e tragedie
si vogliono provocare?" Dice anche, Marchesiello, che il nostro appello denota "assenza di cultura
civile, ancor più che di un senso elementare della legalità".

Non sappiamo a chi o a che cosa si riferisca Marchesiello quando evoca incidenti, scontri e
tragedie, certamente non al nostro appello. Chiunque l’abbia letto (per sicurezza te lo mandiamo in
allegato) avrà notato che esso invita piuttosto a una mobilitazione civile, che si propone obiettivi
molto semplici: riportare a Genova i `testimoni’ del luglio 2001, offrire un’occasione di
conoscenza su tutti i fatti accaduti in quei giorni, ricordare agli italiani che a Genova furono calpestati
i più elementari diritti della persona, come denunciato più volte ad esempio da Amnesty
International.

Vorremmo insomma dare un contributo per ricostruire la cornice in cui vanno collocati gli
episodi di cui si discuterà in tribunale dal 2 marzo, perché ci sembra questa l’unica strada per
cercare di chiarire le vere responsabilità di quanto accaduto, che sono politiche e della catena di
comando. Non è proprio un caso che una delle nostre richieste forti sia quella di istituire una
commissione parlamentare d’inchiesta. Speriamo che il Comune di Genova chieda la stessa cosa, invece
di nascondersi dietro la costituzione di parte civile.

Siamo convinti che la democrazia, e l’esercizio della giustizia, vivano proprio di questo:
partecipazione, testimonianza diretta, ricerca della verità in tutte le direzioni. Chi può avere paura di
93 persone che raccontano che cosa è accaduto alla scuola Diaz? Chi può temere decine di giovani e
adulti che tornano a Genova per dire in piazza quello che hanno già detto ai magistrati, come
testimoni e parti lese, sulle torture di Bolzaneto o sulle aggressioni subite in piazza? Non è forse
un contributo alla dialettica democratica, un convegno che discute di leggi contro la tortura, di
commissioni parlamentari d’inchiesta, di formazione alla nonviolenza per le forze dell’ordine?

O un
altro che invita a riflettere sull’entità della pena - minimo otto anni - prevista dal reato di
devastazione e saccheggio, scomparso per decenni dai tribunali ma contestato ai ventisei imputati
del 2 marzo? Cara Repubblica, di queste cose parleremo sabato e domenica, e siamo convinti che
nessun democratico abbia qualcosa da temere da tutto ciò, o da una carovana di pace che il 2 marzo
ripercorre i luoghi simbolo del G8 (via Battisti, piazza Alimonda) per sfociare in Piazza De Ferrari.

Meno che mai hanno qualcosa da temere i giudici genovesi. Come tutti sanno, abbiamo personalmente
collaborato con la procura genovese, e continueremo a farlo, insieme con le centinaia di persone
che non hanno esitato a denunciare, a viso aperto, gli abusi compiuti dalle forze dell’ordine.
Abbiamo svolto, in centinaia, il nostro ruolo di cittadini e testimoni. Avremmo semmai voluto
collaborare di più e più a fondo, affrontando un dibattimento pubblico sui fatti di piazza Alimonda, per
accertare quanto accaduto il 20 luglio, senza spirito di rivalsa o di vendetta ma dichiarando senza
incertezze tutta la nostra contrarietà nei confronti dell’archiviazione.

Siamo ancora convinti che chiedere verità e il pieno rispetto dei diritti costituzionali non
significhi essere terroristi. Perciò contiamo di avere al nostro fianco tutti i democratici che non
hanno paura di affrontare i fatti per quello che sono. A cominciare dal prossimo fine settimana.
Cordialmente,

Haidi Giuliani - Comitato Piazza Carlo Giuliani

Lorenzo Guadagnucci - Comitato Verità e Giustizia per Genova