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Rivince Merkel. Moriremo democristiani, tedeschi

par Checchino Antonini

Publie le domenica 22 settembre 2013 par Checchino Antonini - Open-Publishing

La Cdu sfiora la maggioranza assoluta. Berlino verso le larghe intese. Angela Klein racconta a Popoff una Germania che non ti aspetti

Elezioni tedesche, vincono la Merkel e la sua Cdu/Csu, la "bicicletta" dei due partiti democristiani di quel paese. La sorpresa è il crollo dei liberali, schiacciati dai due grandi partiti liberali principali (Cdu e Spd) sempre più simili ma pure l’affermazione della Linke, il partito della sinistra che ha fuso i transfughi dalla Spd indisponibili al social-liberismo con i comunisti dell’Est. Se venissero confermate le proiezioni non ci sarebbe maggioranza assoluta per la Merkel e allora a Berlino potrebbe riproporsi la Grossekoalition versione teutonica, un film già visto tra il 2005 e il 2009.

Secondo Fernando D’Aniello, autore per Popoff dello speciale Germania al voto: «La Cdu non è un partito di destra e a sinistra si aprono spazi interessanti. Da queste elezioni non c’era da attendersi di piu. Piuttosto un segnale viene dagli euroscettici che sono quasi riusciti nell’impresa di entrare in parlamento. I liberali della Fdp che quattro anni fa volevano smantellare sindacato e stato sociale, sono fuori dal parlamento».

«Cdu ed Spd sono sempre più simili - conferma a Popoff, Angela Klein, della redazione della rivista SoZ, Sozialistische Zeitung - la Merkel ha rotto alcuni tabù ad esempio sul nucleare, sul salario minimo, sui matrimoni gay e sul tempo pieno. Ma la Spd fa sempre più spesso discorsi simili alla Cdu».

«Tutti i politici italiani che in questi mesi ci hanno raccontato che con le elezioni tedesche sarebbe cambiato tutto sono serviti: la Merkel ha vinto e non cambierà nulla della sua sciagurata politica economica. L’unico segnale positivo delle elezioni tedesche è l’ottimo risultato della Linke che con oltre l’8% diventa il terzo partito tedesco, l’unico partito contro l’austerità e le politiche della Merkel. L’unica alternativa in Europa è la Sinistra Europea, di cui fanno parte la Linke, Syriza, il Front de gauche. Per questo Rifondazione Comunista - che fa parte della Sinistra Europea - lavora per costruire anche in Italia una sinistra unita che faccia riferimento alla Sinistra Europea».

Se è vero che la Linke ha perso più del 2% dal 2009, è anche vero che ha recuperato parecchie posizioni rispetto al passato più prossimo. Resta, secondo la Klein, la sua «doppiezza»: da un lato partito di massa, davvero fuori dal sistema neoliberista, dall’altra parte, però, incapace di superare il keynesismo e le sue soluzioni minimali. E anche il campismo astratto che le deriva dalla sua discendenza dalla Ddr».

Preziose le note sulla situazione sociale in Germania che Angela Klein ha fornito in questi giorni ai partecipanti all’assemblea fondativa di Sinistra anticapitalista che s’è svolta a Chianciano: «La perdita di potere d’acquisto del salario reale, dal 2000, si attesta al 4% mentre la crescita delle rendite, nello stesso periodo, è del 30%. La Germania è il paese con la maggiore disuguaglianza sociale. Una china intrapresa da quando il cancelliere Gerhard Schröder ha avviato una politica di bassi salari e di precarietà che ora riguarda il 25% dei salariati. Cresce l’area dei lavoratori poveri che devono rivolgersi alle misure di sostegno note come Hartz Iv». E’ un paesaggio di degrado dei servizi, specie nella sanità e nell’istruzione, quello che ha disegnato la Klein ai quasi duecento partecipanti all’assemblea conclusa stamattina da un lungo discorso di Franco Turigliatto. Anche la locomotiva d’Europa è un posto di deindustrializzazione crescente, di dislivelli salariali tra Est e Ovest, di smantellamento dei contratti collettivi. Il 90% del patrimonio privatizzato della Ddr è in mani di capitalisti dell’Ovest, una vera operazione di colonialismo interno. La differenza con il Sud del continente è che la disoccupazione non è stata sconfitta ma è stabile: un milione di persone e che l’export tira. «Ma per le burocrazie sindacali sono possibili solo lotte difensive. Impossibile immaginare una battaglia per la riduzione di orario a parità di salario. La sinistra sindacale è marginalissima: piccoli gruppi e sparsi nell’Ig-Metall e nella scuola».

http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=86925&typeb=0