Home > Rom e Ebrei 60 anni dopo olocausto
Il giorno 28 febbraio si è fatto un importante incontro tra la comunità rom
e quella ebraica, incentrato sul confronto dell’esperienza storica dei due
popoli e sulla contaminazione delle tecniche di ricostruzione, difesa e
diffusione della memoria.
Al convegno hanno assistito circa duecento persone dalle provenienze le più
diverse: comunità ebraica, rom, studenti e docenti liceali e universitari,
amministratori locali, società civile organizzata, dirigenti di partito,
operatori sociali, giornalisti.
Durante la prima sessione, dopo la presentazione del presidente di ARCI
Solidarietà, il Presidente dell’XI Municipio ha svolto una relazione sull’
importanza della memoria nelle realtà locali partendo dalla presenza delle
Fosse Ardeatine nel suo Municipio, poi Aldo Zargani ha ricostruito le
vicende del popolo ebreo durante l’Olocausto con numerosi esempi tratti
dalla sua esperienza, per poi analizzare le dinamiche di creazione del
nemico e della complicità. Ricostruzione parallela ha poi effettuato Dragan
Traikovic (Presidente dell’associazione Amicizia Rom-Gagé) circa lo
sterminio del popolo rom da parte della dittatura nazista, lavorando su
documenti ancora troppo poco conosciuti.
La seconda sessione si è aperta con un importante intervento di Victor
Magiar (Consigliere della Comunità ebraica) che ha analizzato il passaggio
storico e antropologico da vittime a cittadini e la precarietà di questa
condizione, per poi assicurare il suo impegno per favorire nuovi diritti di
cittadinanza per il popolo rom. Dopo di lui, Io, Antun Blazevic (reduce da
una tournée con Moni Ovadia con uno spettacolo incentrato sul tema della
memoria) ho analizzato l’attuale condizione dei Rom, una condizione di non
cittadinanza, è l’anticamera a quella di nuove vittime, ho chiesto alla
comunità Ebreia di darci in prestito un pezzo della loro storia per poter
ottenere una piccola parte dei nostri diritti, cioè che a noi Rom serve
aiuto dal popolo Ebreio per cercare di ricostruire la nostra storia del
olocausto, come loro hanno ricostruito la loro. L’intervento di Sandro
Portelli sembra confermare le mie previsioni, infatti comincia col dire che
il miglior modo di celebrare la giornata della memoria l’ha trovato la
Polizia di Stato cacciando un centinaio di Rom da un insediamento alla
Magliana, bruciando le loro baracche e lasciandoli soli in una delle notti
più fredde dell’anno, tanto che una donna incinta ha perso il suo bambino.
Prosegue poi Portelli sull’urgenza di lavorare sulla memoria con un intento
concreto: conquistare nuovi diritti ed arginare il Male mai definitivamente
sconfitto.
La terza sessione ha visto due docenti universitari, Francesco Pompeo e
Michela Fusaschi, ricostruire la tragedia del Rwanda, a dimostrazione che l’
assunto di Primo Levi "tutto ciò è accaduto e quindi può ancora accadere" è
un’ammonizione confermata. Una ricercatrice dell’OIM ha poi ricostruito le
ricerche effettuate solo ultimamente per dare un risarcimento ai Rom
perseguitati dai Nazisti (molto pochi sono ancora vivi), infine Ernesto
Nassi (vicepresidente dell’ANPI del Lazio) ha concluso con un intervento
circa la politicità della memoria e del suo uso civile.
Tra questi interventi ci sono stati contributi come letture di poesie e
racconti dei Rom dei diversi campi della città e una toccante testimonianza
di un Rom sopravvissuto ad Aushwitz presente all’iniziativa.
Mi sembra molto importante che le due comunità si siano incontrate e
confrontate, ancor più importante appare il fatto che si siano analizzati i
reciproci limiti e ricchezze stabilendo un protocollo d’intesa informale nel
senso di una continuità del lavoro sull’uso concreto della memoria, dall’
analisi conoscitiva delle identità alla costruzione di una società
multiculturale mediante battaglie per il riconoscimento di diritti umani e
di cittadinanza e per la conoscenza e la contaminazione reciproca.
L’unico rimpianto è quello di non essere riuscito a coinvolgere il ufficio
della Consigliera Cohen e DOTTOR Rossi nella costruzione e nella
partecipazione di tale incontro, pur avendo chiesto la loro partecipazione e
collaborazione, ma loro non si sono degnati anche di rispondere in senso
positivo o negativo, noi rom siamo abituati di questo comportamento dalla
sig.a Cohen
Sono però convinto e speranzoso che non gli sfuggiranno le implicazioni
futuribili di questo percorso avviato il 28 Gennaio e in tal senso chiedero
un incontro dove poter confrontare metodologie e intenti in un’ottica di
avvicinamento e condivisione in questo lavoro tanto difficile quanto
necessario.
tonizingaro