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Rosa Luxemburg: Su tutto ciò ride naturalmente un cielo eternamente

par Rosa Luxemburg

Publie le mercoledì 15 gennaio 2014 par Rosa Luxemburg - Open-Publishing

95 anni fa veniva uccisa Rosa Luxemburg. Popoff la ricorda pubblicando una lettera a Luise Kautsky in cui descrive Genova [Rosa Luxemburg]

Carissima Lulu,

da alcuni giorni sono a Genova, la Superba come si chiama da sé, mentre i toscani sono di diversa opinione e dicono che qui ci sono mare senza pesce, uomini senza fede et donne senza vergogna. Io propendo per l’opinione dei toscani, con la solo differenza che gli uomini sono senza vergogna, per lo meno nei negozi dove mi truffano sempre sul prezzo e col resto mi appioppano ogni volta un paio di monete che non hanno corso.

Del resto è una simpatica cittadina, magnificamente situata a mo’ di anfiteatro su una stretta striscia di costa intorno a un ampio golfo, protetta alle spalle da belle colline, coronata ciascuna da un castello, che si stagliano nel cielo, naturalmente italiano.

Giù nel porto c’è il solito guazzabuglio portuale di piroscafi, barche , elevatori, sporcizia, fumo, grettezza e spirito affaristico. Strade strette, case che grattano il cielo e presentano per lo più parecchie graffiature nell’intonaco loro stesse, larghe due o quattro finestre, pavesate dall’alto in basso, con biancheria variopinta, cosicché ad ogni soffio di zeffiro svolazzano e schioccano per ogni dove camicie, gatien, calze bucate ed altri simili prodotti della primavera. Per raggiungere le strade situate più in alto, si dipartono dalle basse ad ogni due passi deliziosi vicoli o scalite, cioè stradicciole completamente buie, terribilmente puzzolenti e larghe giusto quel che basta perché il passaggio si completamente ostruito da un cittadino allontanatosi di poco dal pubblico, il quale oscillando lievemente, compie le sue meditazioni e provvede all’irrorazione del vicolo, perché l’aria non sia troppo asciutta. Nelle stradine un po’ più larghe, invece, bisogna destreggiarsi tra carri a due ruote - di altro tipo qui non ne ho visti - tirati da due muli e un cavallo nel senso della lunghezza (vale a dire uno avanti all’altro), che tengono a preferenza la sinistra anziché la destra, cosicché un intellettuale ben disciplinato del Reich tedesco ha assai spesso l’occasione di sentire dietro o sul suo capo l’amorevole sbuffare di un muso animalesco o la punta di una frusta scoppiettante, perché qualche cosa come sarebbe la separazione del marciapiede per i pedoni dal centrostrada per i veicoli è qui proibita come antidemocratica e ad ogni creatura è lasciato il diritto di farsi strada coi gomiti nella vita e nelle strade. Tre occupazioni favorite ho osservato nei genovesi: lo starsene in giro con le mani nelle tasche dei pantaloni e la pipa in bocca a guardare per ore ed ore con tranquilla simpatia qualche uomo occupato, per es. i lavoratori del porto o anche gli sterratori; poi lo sputare, ogni quarto d’ora, e non semplicemente e senza formalità come da noi, ma con arte, con un lungo e sottile getto dell’angolo della bocca, senza muovere il capo e con un piccolo sibilo; infine farsi radere e non la mattina, ma la sera. Dalle 7 alle 10 o 11 di sera si possono, o meglio si debbono ammirare in tutte le strade a destra e a sinistra, nei negozi aperti dei parrucchieri (ogni tre genovesi uno è parrucchiere e gli altri due sono ciarlatani di occupazione imprecisata), figure sedute, avvolte in bianchi mantelli, che, il naso filosoficamente in aria, sembrano osservare il soffitto sporco, mentre uno svelto ragazzino dagli occhi neri si affaccenda intorno al loro visage con dita non troppo candide. Tra le altre cose degne di nota si può osservare che il sale è un articolo di lusso, per cui il pane è del tutto insipido e senza lievito, e nel gusto assomiglia press’a poco a quella miscela che da noi, nel nord, si adopera per stuccare le finestre in inverno. Anche lo zucchero costa - per una ragione che non sono riuscita ad appurare meglio - 85 centesimi la libbra. La libbra in Italia corrisponde - come ho appreso solo dopo lunghe dolorose esperienze - a 350 grammi soltanto (in Germania equivale a 500 grammi, ndr); in conseguenza di ciò il cameriere nel servire il tè dimetica regolarmente la zuccheriera, e prima che si riesca ad attirare la sua attenzione su questa piccolezza, il tè si raffredda. Per concludere, i treni vanno e vengono con un ritardo normale di una o due ore, e quando un ingenuo indo-germano del Nord Europa, immerso in un bagno di sudore,salta nel coupé all’ultimo momento (secondo l’orario), gli resta poi quanto tempo vuole per rinfrescarsi e calmarsi; infatti appena dopo una buona mezz’ora il capotreno grida con voce sonora partenza, per scomparire dopo nel ristorante col macchinista; dopo un’altra mezz’ora ricompaiono entrambi, visibilmente rinfrescati e di buon’umore, sulla banchina e finalmente il treno si mette in moto per davvero. (Tutto questo mi è capitato ieri, quando feci una gita alla Riviera di Levante e per causa dei ritardi tornai a casa alle due e mezzo di notte.) Su tutto ciò ride naturalmente un cielo eternamente azzurro, ed appena ora ho capito perché ride. Del resto, ride soltanto finché non piove.

Ecco una breve macchietta delle mie impressioni. Per ciò che mi concerne, ho ottenuto risposta favorevole da Zurigo: posso ricevere qui tutti i libri, però per il tramite di una biblioteca statale o municipale locale. Ciò mi lega di nuovo un po’ a Genova. Ma nonostante abbia trovato qui una graziosa camera in buona posizione (in alto sopra la città), credo che della vita qui sarò ben presto stufa e forse andrò in qualche posto di mare. Non è però purtroppo così facile come si pensa: me ne sono accorta subito ieri al primo sguardo attorno. Ci sono o veri luoghi di cura, come Nervi, che mi fanno orrore, oppure cittadine sporche e caldissime, dove per giunta si possono tutt’al più appartamenti interi, senza servizio e senza pensione. Inoltre non esiste una vera spiaggia, perché la costa è rocciosa e ripida. Ciononostante si si finirà bene col trovare qualche cosa. Nel complesso la vita e la natura di qui mi piacciono molto, ma la cosa fondamentale è il mare, ed è stupendo. Lo vedo dalla mia camera l’intera giornata, e non me ne posso saziare.

A Luise Kautsky 15 maggio 1909

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